Palermo Antiquaria
Federico II
Ventaglio
Catania-Antiqua
 
Caravaggio en Français in English En Español

federico ii

Museo Federico II di Palermo

Cortona  Antiquaria

TWITTER

Articolo Caravaggio

 www.federicoiiedintornimuseum.it

Movimento 5 Stelle

 Il-Grillo-di-Palermo

 Federico II Museo

 Sotto il Castello

Mondo X

 Museo Medievale Federico II

 Museo Federico II

 La Luna di Traverso



In Europa medievale compaiono le prime sculture a tutto tondo circa nel XII secolo, soppiantando con plasticità i lavori rigidi a rilievo della precedente cultura barbarica. Ancor meno nei territori di cultura islamica, non vi sono riscontri di scultura, essendo ivi preclusa la facoltà di riprodurre la figura umana per veto religioso. Un caso a sé scaturisce, probabilmente dal connubio culturale dell’arte espressa da alcuni artisti egiziani assoggettati all’Islam di provenienza Fatimide (969-1171), presenti in Sicilia e nei paesi iberici nei secoli X-XII che hanno ritratto diverse raffigurazioni umane che conosciamo dai dipinti dei soffitti detti ‘Maqarnas’ (stalattiti) della Cattedrale di Palermo. Delicate scene di vita di corte, come uomini che giocano a scacchi o un musicista dedito a suonare un’arpa. La tesi che viene oggi proposta, nella possibile attribuzione di paternità di due sculture in ceramica, risulta estremamente impervia in quanto struttura e volti di queste teste scolpite esprimono con modernità e freschezza, la fisionomia probabilmente ritrattistica di personaggi di corte o comunque appartenenti ad alto lignaggio, in un periodo che di ‘ritrattistica’ non vi sono raffronti conosciuti. Delle particolari corone a ‘fascia’ cingono i capi dei personaggi, forse rappresentative di diademi in metallo prezioso. Le due corone recano entrambe un disco centrale sopra la fronte. Il collegamento con il ‘disco di Horus’ raffigurante il Sole , presente nelle raffigurazioni di cultura egizia, viene immediato e rafforza la tesi della probabile provenienza Fatimide. Queste due teste furono scolpite nel territorio siciliano, ove gli arabi conquistatori si espressero lontani dalla loro terra di provenienza, per circa due secoli, non disdegnando contatti con la popolazione autoctona e le maestranze bizantine ed egizie, miscelando un amalgama culturale unico e ad oggi praticamente sconosciuto. La scoperta di questa coppia di teste in terracotta invetriata a grandezza naturale, provenienti da collezione privata siciliana, risultano databili tra il X e XII secolo e mostrano esternamente una delicata vetrina verde-azzurra che ricorda la tipologia di smalto presente in diverse antiche sculture miniaturizzate egizie, ovvero le statuette votive dette ‘Uschabti’. Questi ‘Uschabti’ con vetrina coprente, applicata sulle sculture in miniatura è realizzata con una raffinata tecnica che mischiava in fusione materiale sabbioso (silice) alla soda ed a pigmenti di Lapislazzuli o di azzurrite con 2/100 di rame. Una vetrina che varia anch’essa dal verde pallido al celeste scuro sino al blu. Colori legati all’antico simbolismo egizio apotropaico, raffiguranti le magiche trasparenze dell’acqua e del cielo. Questa smaltatura ottenuta con smalti verde- azzurro propone un concreto legame che prende vita proprio dal ricordo delle rive del Nilo, ove costantemente e per molti secoli si scolpirono a migliaia piccole ceramiche egiziane antropomorfe nel tempo dei Faraoni, per fare da guardiani alle sepolture. Si conoscono diversi oggetti medievali in ceramica smaltata celeste ed azzurra sia Fatimide che di provenienza persiana, ma non si conoscono altre sculture raffiguranti ritratti a tutto tondo. I colori a smalto delle teste, ricordano vagamente anche le ceramiche Kashan o Hasanlu sempre databili tra il X al XI secolo, quando i ceramisti persiani, per competere con i ceramisti cinesi in epoca Tang (618-906 d.C) si dedicarono a prodotti ceramici pregiati coperti con una vetrina similare in azzurro-verde di consistenza spessa (fritta) che veniva colata sulla ceramica come una consistente ‘glasse’. La unicità di queste sculture ci è stata confermata dagli esperti del Museo Egizio di Torino a cui sono state sottoposte in fotografia. Gli studiosi, la dott.ssa Alice Salvador e la dot.ssa Alessia Fassone, pur rilevando la notevole fattura e la unicità dei soggetti, non hanno purtroppo riscontrato collegamenti con reperti medievali egizi conosciuti.Le fasce coronate a diadema che cingono il capo dei nobili personaggi, riportano decori floreali e perlinature . Sulla fronte si nota un cerchio a medaglione che raffigura il disco del ‘Sole’. Questa simbologia, ripercorre le testimonianze ‘regali’ di più antichi personaggi faraonici nel motivo del ‘terzo occhio’ o l’occhio di Horus, protettivo ed emblema di conoscenza e regalità. Non sono mai state ritrovate corone egizie antiche nelle tombe faraoniche o negli scavi e confrontando le diverse tipologie delle molteplici sculture coronate presenti presso musei e collezioni non abbiamo nessun raffronto con reperti di epoca medievale quindi non vi è la possibilità di poter effettuare un confronto. E’ da ritenere che possa trattarsi della raffigurazione di un emiro e della consorte regnanti nel territorio siciliano durante la dominazione islamica, reperti manufatti da maestranze Fatimidi. Le due sculture sono state realizzate vuote all’interno e lo smalto vetroso coprente ha retto i secoli in gran parte della superficie esterna, anche se la testa della donna ha subito danni di scrostamento maggiori rispetto a quella dell’uomo. Lo spessore della terracotta varia da circa 2 cm. nella struttura anteriore, a quasi 3,5 cm. nella parte posteriore, su cui grava maggiormente il peso della massiccia struttura. Una considerazione andrebbe fatta riguardo la differente colorazione dei due personaggi, ovvero se essa sia stata determinata da motivazioni di ‘status’ sociale o religioso differente e quindi rappresentato con colori diversi ovvero azzurro cielo l’Emiro e verde acqua la consorte. Mentre l’arte in parte d’Europa si esprimeva nelle raffigurazioni barbariche ad altorilievo, dimentica delle forme a tutto tondo, queste due teste , artisticamente ineccepibili, manifestano una espressione moderna e colta, come una incredibile anticipazione dell’arte rinascimentale europea. Le famose ‘graste’ (porta piante) raffiguranti teste di arabi, vasi che tanta fortuna hanno avuto nella ceramica siciliana dal 600’ ai giorni nostri, specialmente nella cultura calatina, hanno in queste due sculture medievali i loro primi antenati, nel ricordo di ciò che è rimasto un ‘simbolo’ nella storia dell’arte fittile siciliana.

   
 
  «« Torna
Home ~ Chi siamo ~ Pittura siciliana ~ Caravaggio ~ Dipinti del 500 ~ Dipinti del 600 ~ Dipinti del 700 ~ Dipinti del 800 ~ Dipinti del 900 ~ Sculture ~ Argenti ~ Maioliche ~ Porcellane ~ Coralli ~ Avori ~ Gioielli ~ Vetri ~ Disegni ~ Mobili ~ Icone ~ Collezioni ~ Arazzi ~ Bronzi ~ Orologi ~ Rarità ~ Musei ~ Foto curiose ~ Eventi ~ Rassegna stampa ~ Siti amici ~ Blog news