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Al Gotha un furto sotto le telecamere... |
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Dipinto Trafugato durante il
Gotha del 2016.
Spettacolare Opera del
Maestro del Sacro Sangue.
(Master of the Holy Blood).
Questo superbo olio su
tavola, raffigurante
'L'Ascensione di Cristo tra
i Soldati'(cm.100x70),
risulta ancora volatilizzato
dal 13 novembre, Domenica
del 2016, sottratto davanti
l'ingresso principale della
Mostra. Nessuno ha visto
nulla, neanche le telecamere
poste all'ingresso dei
cancelli. Il dipinto era
stato riposto dentro il mio
furgone, poiché
l'Organizzazione del Gotha
non aveva accordato il
permesso per poterlo entrare
nel Padiglione fieristico,
in quanto la Commissione
degli 'esperti' era andata
via... e così a Parma, dove
abbiamo anche i RIS, dove
dovrebbe funzionare tutto
meglio che in Sicilia, da
dove io provengo, funzionano
meglio anche i furti...
specie se effettuati sotto
il naso. Il dipinto, da
quattro anni, risulta
svanito nel nulla. C'è
qualcuno che ne ha
notizia...??? Segnalare
cortesemente l'eventuale
ubicazione del dipinto al
Nucleo dei Carabinieri del
Patrimonio Artistico. (Una
lauta ricompensa a chi ne
possa dare traccia).
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Bergamoantiquaria-Un Cristo Longobardo in croce |
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Presso Bergamoantiquaria , la
Mostra di alto antiquariato
che si terrà dal 13 al 21
gennaio 2018, nei padiglioni
della Fiera di Bergamo,
esporremo in omaggio alla
città lombarda, un
preziosissimo 'Cristo
Longobardo' in croce
ad oggi inedito. La
particolare iconografia del
Cristo (cm.19,5 x 15,3) ha
caratteri orientali, con
fronte e naso a rilievo, a
forma di una 'T' maiuscola,
bocca ed occhi socchiusi a
stretta fessura, mento
prospiciente e lunghi capelli
sciolti dietro le spalle. Il
Cristo,talmente a rilievo da
sembrare quasi a tutto tondo,
propone un costato pieghettato
e angolato
come se fosse un tessuto, in
sintonia con le pieghe
inclinate e parallele di altre
sculture longobarde
conosciute. Le mani ed i piedi
escono fuori dai margini della
croce, mentre l'addome è
marcatamente tondeggiante. Il
Cristo risulta
scolpito lateralmente a
sinistra, fuori dall'asse
centrale della croce, mentre
il perizoma è inusualmente
piccolo e di forma
triangolare.Intorno alla
figura del Cristo, cinque
grosse stelle octolobate. Lo
sfondo è delicatamente
puntellato, lasciando un
sottile bordo liscio a
contorno della croce.
L'oggetto è databile tra l'
VIII ed il X secolo. I fori
che contornano la croce, fanno
ritenere che fosse inchiodata
su legno o cuoio, quale placca
centrale
in un importante Evangeliario
Longobardo. Oggetto di
notevole importanza storico-
documentale.
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Il 'Museo del Ventaglio' a Catania |
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In Mostra a Catania sino al 7 gennaio, la Collezione del 'Museo del Ventaglio'. La Collezione è già stata esposta in Italia presso la Reggia di Caserta, a Palermo nel saloni del 'Gattopardo' di Villa Lampedusa, a Roma al 'Palaparioli' ed a Genova ad 'Antiqua' presso l'ente fiere. Oltre duecento gli splendidi e rari ventagli, adesso in Mostra a Catania presso i locali della Camera di Commercio a Piazza Stesicoro. Tra i più rari, una ventola veneziana del primo 500' con pagina in pelle e con manico d'avorio e delicati micro mosaici in paste vitree ed oro. Sempre nel manico, uno scomparto segreto consentiva di nascondere del sonnifero o del veleno. In basso
'Il Transatlantico REX' opera 'futurista' anni 30' firmato da Pippo Rizzo. Ventagli curiosi, rari e di notevole qualità, selezionati dalla Associazione Culturale Terza Esperide di Palermo. Ingresso Libero, sino al 7/gennaio 2017. Curatore, Giulio Torta.
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Scultura Islamica in Sicilia |
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In Europa medievale compaiono
le prime sculture a tutto
tondo circa nel XII secolo,
soppiantando con plasticità i
lavori rigidi a rilievo della
precedente cultura barbarica.
Ancor meno nei territori di
cultura islamica, non vi sono
riscontri di scultura, essendo
ivi preclusa la facoltà di
riprodurre la figura umana per
veto religioso. Un caso a sé
scaturisce, probabilmente dal
connubio culturale dell’arte
espressa da alcuni artisti
egiziani assoggettati
all’Islam di provenienza
Fatimide (969-1171), presenti
in Sicilia e nei paesi iberici
nei secoli X-XII che hanno
ritratto diverse
raffigurazioni umane che
conosciamo dai dipinti dei
soffitti detti ‘Maqarnas’
(stalattiti) della Cattedrale
di Palermo. Delicate scene di
vita di corte, come uomini che
giocano a scacchi o un
musicista dedito a suonare
un’arpa. La tesi che viene
oggi proposta, nella possibile
attribuzione di paternità di
due sculture in ceramica,
risulta estremamente impervia
in quanto struttura e volti di
queste teste scolpite
esprimono con modernità e
freschezza, la fisionomia
probabilmente ritrattistica di
personaggi di corte o comunque
appartenenti ad alto
lignaggio, in un periodo che
di ‘ritrattistica’ non vi sono
raffronti conosciuti. Delle
particolari corone a ‘fascia’
cingono i capi dei personaggi,
forse rappresentative di
diademi in metallo prezioso.
Le due corone recano entrambe
un disco centrale sopra la
fronte. Il collegamento con il
‘disco di Horus’ raffigurante
il Sole , presente nelle
raffigurazioni di cultura
egizia, viene immediato e
rafforza la tesi della
probabile provenienza
Fatimide. Queste due teste
furono scolpite nel territorio
siciliano, ove gli arabi
conquistatori si espressero
lontani dalla loro terra di
provenienza, per circa due
secoli, non disdegnando
contatti con la popolazione
autoctona e le maestranze
bizantine ed egizie,
miscelando un amalgama
culturale unico e ad oggi
praticamente sconosciuto. La
scoperta di questa coppia di
teste in terracotta invetriata
a grandezza naturale,
provenienti da collezione
privata siciliana, risultano
databili tra il X e XII secolo
e mostrano esternamente una
delicata vetrina verde-azzurra
che ricorda la tipologia di
smalto presente in diverse
antiche sculture
miniaturizzate egizie, ovvero
le statuette votive dette
‘Uschabti’. Questi ‘Uschabti’
con vetrina coprente,
applicata sulle sculture in
miniatura è realizzata con una
raffinata tecnica che
mischiava in fusione materiale
sabbioso (silice) alla soda ed
a pigmenti di Lapislazzuli o
di azzurrite con 2/100 di
rame. Una vetrina che varia
anch’essa dal verde pallido al
celeste scuro sino al blu.
Colori legati all’antico
simbolismo egizio apotropaico,
raffiguranti le magiche
trasparenze dell’acqua e del
cielo. Questa smaltatura
ottenuta con smalti verde-
azzurro propone un concreto
legame che prende vita proprio
dal ricordo delle rive del
Nilo, ove costantemente e per
molti secoli si scolpirono a
migliaia piccole ceramiche
egiziane antropomorfe nel
tempo dei Faraoni, per fare da
guardiani alle sepolture. Si
conoscono diversi oggetti
medievali in ceramica smaltata
celeste ed azzurra sia
Fatimide che di provenienza
persiana, ma non si conoscono
altre sculture raffiguranti
ritratti a tutto tondo. I
colori a smalto delle teste,
ricordano vagamente anche le
ceramiche Kashan o Hasanlu
sempre databili tra il X al
XI secolo, quando i ceramisti
persiani, per competere con i
ceramisti cinesi in epoca Tang
(618-906 d.C) si dedicarono a
prodotti ceramici pregiati
coperti con una vetrina
similare in azzurro-verde di
consistenza spessa (fritta)
che veniva colata sulla
ceramica come una consistente
‘glasse’. La unicità di queste
sculture ci è stata confermata
dagli esperti del Museo Egizio
di Torino a cui sono state
sottoposte in fotografia. Gli
studiosi, la dott.ssa Alice
Salvador e la dot.ssa Alessia
Fassone, pur rilevando la
notevole fattura e la unicità
dei soggetti, non hanno
purtroppo riscontrato
collegamenti con reperti
medievali egizi conosciuti.Le
fasce coronate a diadema che
cingono il capo dei nobili
personaggi, riportano decori
floreali e perlinature . Sulla
fronte si nota un cerchio a
medaglione che raffigura il
disco del ‘Sole’. Questa
simbologia, ripercorre le
testimonianze ‘regali’ di più
antichi personaggi faraonici
nel motivo del ‘terzo occhio’
o l’occhio di Horus,
protettivo ed emblema di
conoscenza e regalità. Non
sono mai state ritrovate
corone egizie antiche nelle
tombe faraoniche o negli scavi
e confrontando le diverse
tipologie delle molteplici
sculture coronate presenti
presso musei e collezioni non
abbiamo nessun raffronto con
reperti di epoca medievale
quindi non vi è la possibilità
di poter effettuare un
confronto. E’ da ritenere che
possa trattarsi della
raffigurazione di un emiro e
della consorte regnanti nel
territorio siciliano durante
la dominazione islamica,
reperti manufatti da
maestranze Fatimidi. Le due
sculture sono state realizzate
vuote all’interno e lo smalto
vetroso coprente ha retto i
secoli in gran parte della
superficie esterna, anche se
la testa della donna ha subito
danni di scrostamento maggiori
rispetto a quella dell’uomo.
Lo spessore della terracotta
varia da circa 2 cm. nella
struttura anteriore, a quasi
3,5 cm. nella parte
posteriore, su cui grava
maggiormente il peso della
massiccia struttura. Una
considerazione andrebbe fatta
riguardo la differente
colorazione dei due
personaggi, ovvero se essa
sia stata determinata da
motivazioni di ‘status’
sociale o religioso differente
e quindi rappresentato con
colori diversi ovvero azzurro
cielo l’Emiro e verde acqua la
consorte. Mentre l’arte in
parte d’Europa si esprimeva
nelle raffigurazioni
barbariche ad altorilievo,
dimentica delle forme a tutto
tondo, queste due teste ,
artisticamente ineccepibili,
manifestano una espressione
moderna e colta, come una
incredibile anticipazione
dell’arte rinascimentale
europea. Le famose ‘graste’
(porta piante) raffiguranti
teste di arabi, vasi che tanta
fortuna hanno avuto nella
ceramica siciliana dal 600’ ai
giorni nostri, specialmente
nella cultura calatina, hanno
in queste due sculture
medievali i loro primi
antenati, nel ricordo di ciò
che è rimasto un ‘simbolo’
nella storia dell’arte fittile
siciliana.
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Nicola di Bartolomeo e Nicola Pisano.. |
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Medioevo Italiano:
‘Due Nicola per due Federico II’
A Cortona Antiquaria saranno in mostra due sculture medievali della Collezione del Museo Virtuale Federico II di Palermo, eseguite ambedue tra il 1230 ed il 1250.
Una testa coronata in marmo bianco raffigurante Federico II, giovane Imperatore, attribuita dallo studioso nipponico Prof. Naoki Dan alla mano del grande Nicola Pisano. Lo studioso, già massimo esperto delle Opere di Tino di Camaino, ha pubblicati uno studio su questa opera scultorea in Giappone. La eccezionale qualità ed il superbo stato di conservazione fanno di questa scultura una delle pietre miliari del medioevo, con sapienti anticipazioni delle splendide forme del Rinascimento Italiano. La datazione del marmo è collocabile tra il 1240 ed 1250 circa, ovvero una scultura aulica dove l’Imperatore viene ritratto nel suo più fulgido splendore giovanile, da un Nicola Pisano circa trentenne. Al grande Nicola Pisano si contrappone un altro Nicola non da meno, detto di Bartolomeo da Foggia, con una raffigurazione lignea a mezzo busto di Federico II. Una raffigurazione esoterica, creata da un tronco unico di noce, che era simbolo di forza, stabilità potere e generosità. L’Imperatore è rappresentato con una corona composta da alti germogli che si intrecciano su una delicata fascia perlinata. Lunghissimi orecchini pendenti ornano il volto di Federico, alla maniera degli imperatori Bizantini . Questa scultura, che oggi pesa meno della metà di quando fu scolpita, sia per l’essiccazione che per profondi fori di tarlatura, può considerarsi la più antica raffigurazione profana lignea conosciuta. La stessa tipologia di corona realizzata sul capo di Federico II sarà riproposta sempre da Nicola di Bartolomeo da Foggia verso il 1270 nella famosissima scultura raffigurante Sigilgaida Rufolo, esposta al Duomo di Ravello. Questo busto ligneo, adesso in studio dal Prof. Naoki Dan, già dallo stesso confermata opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia, era stato studiato dal compianto prof. Gian Lorenzo Mellini di Torino, anch’egli esperto medievista, che ne aveva pubblicato una ampia scheda attributiva su una prestigiosa rivista d’Arte , datando il Federico II ligneo, verso il 1230. (Labyrinthos 1998 – vol.33/34)
A cura della Ass.Culturale Terza Esperide - Curatore Giulio Torta
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Assisi Antiquariato Mostra 2016 'Il Concerto Muto' |
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Assisi Antiquariato
2016,Bastia
Umbra: In esposizione presso
la Mostra di Assisi, Stand
n.25 di Giulio Torta,
un mobile 'Esoterico' da
Wunderkammer :
Uno Stipo austriaco Luigi
XVI
con struttura in legno di
abete e noce, placcato con
legno di rosa e palissandro,
con piastre in argento
sbalzato e cesellato, ed
applicazioni in avorio, rame
e
legno dorato.
Il basamento ad incastro, è
scorporabile dalla struttura
superiore. Al centro, due
grandi rombi perfilati e
borchie in bronzo dorato
agli
angoli. Aprendo i due
sportelli centrali, un
tripudio di raffigurazioni
musicali, con personaggi in
argento cesellato con grande
maestria, raffiguranti
giovani
donne che suonano tra
stilemi
a ramages con putti. Sopra e
sotto i
due sportelli centrali, si
nascondono due cassetti a
‘scomparsa’, ricchi di
applicazioni di capitelli e
colonnine in avorio scolpito
. Aprendo i due sportelli
centrali, appaiono
lateralmente altri otto
piccoli cassetti sempre con
decori in argento, e sullo
sfondo, si svela una
struttura con specchi e
colonne in avorio ed un
pianale finemente riquadrato
ad intarsi geometrici. La
stessa raffigurazione
geometrica si
ripresenta, facendo
scivolare
il predellino-scrittoio a
scomparsa, decorato sempre a
rombi e riquadri. Sui due
sportelli laterali e nei
cassetti, sono
applicate quattro scene
speculari di angeli putti e
delle ragazze che suonano
con strumenti differenti un
'concerto muto'. Al
centro dei cassetti, tra le
raffigurazioni di angeli
musicanti, si scorgono semi
nascoste, le raffigurazioni
‘massoniche’ della testa di
‘Caprone’ dell’Angelo
Androgino’ del ‘Leone’ e del
‘Baphomet’. Questi simboli
esoterici di astrazione
squisitamente massonica
fanno
ritenere che il mobile sia
stato creato per un
Musicista,
forse un Compositore o
Direttore d’Orchestra,
personaggio molto raffinato
ed
influente legato alla
Massoneria austriaca nella
seconda metà del XVIII
secolo.
Purtroppo non abbiamo ancora
notizie certe
riguardo il Musicista
‘Committente’di questo
‘Capolavoro’ ma la
raffinatezza del cesello, la
ricchezza dei materiali
adoperati e la unicità del
messaggio insito nel mobile,
rende questo oggetto
internazionale ed
assolutamente unico nel suo
genere.
Mostra di Assisi
Antiquariato 2016-
Bastia Umbra- 23 aprile 1
maggio.
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Assisi Antiquariato:Nicola di Bartolomeo da Foggia |
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Assisi Antiquariato : dal 23
aprile al 1 maggio, sarà in
mostra la ritrovata scultura
medievale lignea da anni
dispersa, raffigurante
Federico II, opera
documentata di Nicola di
Bartolomeo da Foggia. Una
scultura esoterica volutamente
creata dallo scultore pugliese
da un unico tronco di noce che si riteneva simbolo di forza, stabilità, potere e generosità,
probabilmente verso il 1240.
L’iconografia rappresenta
l’Imperatore ‘Stupor Mundi’
con una corona composta da
germogli che si intrecciano su
una delicata perlinatura.
Lunghissimi orecchini pendenti
ornano il volto di Federico,
alla maniera degli Imperatori
Bizantini. La stessa tipologia
di corona e di orecchini sarà
riproposta, sempre da Nicola
di Bartolomeo da Foggia verso
il 1270 nella famosissima
scultura marmorea esposta al
Duomo di Ravello, raffigurante
Sigilgaida Rufolo. Questo
busto a grandezza naturale,
che entrerà a pieno titolo nel
progetto del Museo Medievale
Federico II e il Medioevo di
Palermo rappresenta, ad oggi,
la più antica scultura lignea
profana conosciuta. La
appetitosa scoperta è stata
entusiasticamente confermata
dallo studioso giapponese di
scultura medievale Prof. Naoki
Dan.
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1.000 lotti ad offerta libera. |
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Walter Crane 'Dance of the Mermaids' |
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Walter Crane 'Dance of the Mermaids' - 'La Danza delle Sirene'(Liverpool 1845-Horsham 1915) Olio su tela 'simbolista' raffigurante onde spumeggianti che si trasformano in bellissime Sirene. Il soggetto, fantasioso quanto accattivante, scaturisce dalla genialità di un raffinato illustratore inglese preraffaellita e simbolista: Walter Crane (di cui porta la sigla 'W.C' in basso a destra). Il più conosciuto dipinto di Walter Crane, datato 1892 ed oggi esposto presso la Nuova Pinacoteca di Monaco, è intitolato 'I Cavalli di Nettuno' ovvero 'Neptune's Horses'. Nel mare in tempesta, le alte onde si trasformano in superbi stalloni (cavalloni) al galoppo che, imbrigliati da Nettuno lo trainano, nascendo per esplodere in un continuo divenire di spuma dirompente. Questo inedito dipinto intitolato 'Dance of the Mermaids', ovvero 'La Danza delle Sirene', è databile qualche anno dopo l'esecuzione de 'I Cavalli di Nettuno'. Walter Crane ripropone il contesto del mare burrascoso, con onde che compongono figure oniriche, rielaborando il soggetto della sua prima creazione, pur mantenendo lo stesso cromatismo e medesimo formato. L'Opera risulta anch'essa realizzata a Monaco (di cui riporta una stampigliatura sul verso della tela). Il nostro superbo dipinto ha un secondo titolo: 'Le Sirene di Nettuno' come l'altro capolavoro di Walter Crane 'I Cavalli di Nettuno' che esprime la medesima idea fantasiosa delle onde che si trasformano in figure evanescenti...
wwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwwww Walter Crane (15 August 1845 – 14 March 1915) was an English artist and book illustrator. He is considered to be the most influential, and among the most prolific, children’s book creator of his generation[1] and, along with Randolph Caldecott and Kate Greenaway, one of the strongest contributors to the child's nursery motif that the genre of English children's illustrated literature would exhibit in its developmental stages in the latter 19th century. Crane's work featured some of the more colourful and detailed beginnings of the child-in-the-garden motifs that would characterize many nursery rhymes and children's stories for decades to come. He was part of the Arts and Crafts movement and produced an array of paintings, illustrations, children's books, ceramic tiles and other decorative arts. Crane is also remembered for his creation of a number of iconic images associated with the international Socialist movement.
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Cortona Antiquaria svela il 'Caso Guidoriccio' |
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Il famoso affresco del
'GUIDORICIO DA FOGLIANO'
viene letto da tempo non più
come opera certa di Simone
Martini , ed i disegni
scoperti in Sicilia portano
concrete ipotesi a supporto
di una differente
attribuzione . Premettiamo
che in detti disegni su
pergamena sono stati
effettuati tutti i rilievi
tecnico-scientifici
comprovanti sia l'epoca
quattrocentesca, che
l'originalità del supporto,
dei pigmenti e delle
iscrizioni con motti,
misurazioni, distanze,
proporzioni, sigle, data e
firme. Questi disegni
preparatori
sconvolgerebbero, se
interpretati serenamente, un
antico DOGMA dell'Arte
italiana. Dopo tutte le
logiche valutazioni per
interpretare una diversa
lettura dell'affresco del
Guido Riccio da Fogliano,
espresse negli anni dai due
studiosi americani Gordon
Moran e Michael Mellory (
tra gli altri anche da Zeri
a Sgarbi)che hanno
evidenziato oltre sessanta
motivazioni di assoluta
incongruenza dell'affresco
del Guidoriccio alla
datazione supposta del 1328
e quindi alla esimia
attribuzione a Simone
Martini, la scoperta di
questi vibranti 'Bozzetti'
pone una questione 'logica'
: I nomi dei due pittori
che si firmano in una delle
quattro pergamene sono
'Domenico e Francesco
D'Andrea'. ('Domenico
Francesco ope mano
D'Andrea')
Sappiamo che Francesco
D'Andrea e Giovanni di
Cristoforo Ghini sono stati
gli esecutori dell'affresco
raffigurante la 'Battaglia
di Poggio Imperiale', nel
grande dipinto che si trova
anch'esso nel Salone
Mappamondo, di fronte il
Guidoriccio da Fogliano. La
Battaglia su detta, chiamata
anche di 'Poggibonsi',
avvenne nel settembre del
1479 .
La lettura dei bozzetti
diviene 'scorrevole',
interpretando la data
apposta in uno dei Bozzetti
( in foto), non 1442, come
si era erroneamente
ritenuto, ma ‘1479 09’
ovvero SETTEMBRE 1479,
quindi la stessa data della
Battaglia di Poggio
Imperiale. Alla luce di ciò
la logica porta a ritenere
che il Guido Riccio possa
essere stato commissionato
dalla città di Siena, agli
stessi Francesco e Domenico
D'Andrea forse con Giovanni
di Cristoforo Ghini, nella
stessa occasione della
stesura dell'affresco della
battaglia di Poggio
Imperiale. L'originario
affresco di Simone era stato
realmente dipinto nel 1328,
ma per essere cancellato dai
senesi con vernice azzurra,
all'avvenuto tradimento del
condottiero verso la città
di Siena. Sopra l'affresco
originario di
Simone,divenuto illeggibile
fu affrescato quindi il
‘nuovo’ Guidoriccio’ appunto
il settembre 1479, poichè Il
mercenario bolognese
Guidoriccio, era in seguito
ritornato a Siena e con
tripudio, perdonato
generosamente dai senesi.
Ancora altri tasselli si
aggiungono a supporto di
questa nostra tesi. La
iscrizione che si legge
sotto il bozzetto
raffigurante il castello,
recita : FAI PER UN ARRICCIO
INCAUSTO, ovvero 'prepara
l'encausto per eseguire la
preparazione dell'affresco o
‘encausto’. Per ‘Arriccio’
si intende una malta
composta da calce e sabbia
da apporre come base. I
bozzetti quindi sarebbero le
stesure preparatorie per
l’affresco del 'nuovo'
Guidoriccio, firmato da
Francesco e Domenico
D'Andrea (settembre 1479).
Tutto ciò dovrebbe bastare a
far rivalutare con una seria
discussione il ' Caso
Guidoriccio', sia per amore
della ricerca della verità
storica che in onore della
giustizia che da sempre ha
profondamente albergato nel
cuore dei cittadini senesi .
Giulio Torta
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
The famous fresco of
'GUIDORICIO DA FOGLIANO' is
read from time no longer as
certain work of Simone
Martini, and designs
discovered in Sicily bring
concrete hypotheses
supporting a different
allocation. Premise that of
said drawings on parchment
were made all the reliefs
technical and scientific
evidence is the XV century,
that the originality of the
media, pigments and
inscriptions with mottos,
measurements, distances,
proportions, initials, date
and signatures. These
preparatory drawings would
upset if interpreted
peacefully, an ancient
Italian DOGMA Art. After all
logical assessments to
interpret a different
reading of the fresco by
Guido Riccio from Fogliano,
expressed over the years by
the two American scholars
Gordon Moran and Michael
Mellory (among others from
Zeri Sgarbi) showed that
over sixty motives of
absolute inconsistency
fresco of Guidoriccio
supposed to dating in 1328
and then to the magnanimous
attribution to Simone
Martini, the discovery of
these vibrant 'Sketches'
asks a question' logic ':
The names of the two artists
who are signed in one of the
four scrolls are' Domenico
and Francesco D'Andrea '.
('Domenico Francesco
D'Andrea ope hand')
We know that Francesco
D'Andrea and Giovanni di
Cristofaro Ghini were the
executors of the fresco
depicting the 'Battle of
Poggio Imperiale', in the
large painting that is also
located in the Hall Globe,
facing the Guidoriccio from
Fogliano. The Battle of
that, also called
'Poggibonsi', took place in
September 1479.
The reading of the sketches
become 'sliding',
interpreting the data on
purpose in one of Bozzetti
(in photo), not 1442, as it
was wrong to hold, but '1479
09' that in September 1479,
and the same date of the
Battle of Poggio Imperiale.
In light of this logic leads
to the belief that the Guido
Riccio can be hired by the
city of Siena, the same
Francesco and Domenico
D'Andrea perhaps with John
Christopher Ghini, on the
same occasion of the
drafting of the fresco of
the Battle of Poggio
Imperiale . The original
fresco by Simone had
actually been painted in
1328, but to be deleted by
the Sienese with blue paint,
all'avvenuto betrayal of the
leader to the city of Siena.
Above the original fresco of
Simone, become illegible was
frescoed then the 'new'
Guidoriccio 'precisely
September 1479, as the
mercenary Guidoriccio
Bologna, was later returned
to Siena and with
jubilation, generously
forgiven by the Sienese.
Still other pieces in
addition to our support of
this thesis. The inscription
that reads below the sketch
depicting the castle, reads:
DO FOR A wrinkled incausto
or 'encaustic prepares to
perform the preparation of
the fresco or' encaustic '.
For 'wrinkled' means a
mortar made from lime and
sand to be placed as a base.
I then would drafts
preparatory sketches for the
fresco of the 'new'
Guidoriccio, signed by
Francesco and Domenico
D'Andrea (September 1479).
All this should be enough to
re-evaluate a serious
discussion with the 'Case
Guidoriccio', both for the
sake of the search for
historical truth that in
honor of justice that has
always deeply housed in the
heart of the citizens of
Siena. Giulio Torta
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La Coscenza della Politica |
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I suicidi di imprenditori e
cittadini che ogni giorno
avvengono anche in silenzio,
come se non ci riguardassero
tutti, altri non sono che
OMICIDI DI STATO. Uno stato
arrogante, indifferente alla
povertà, aggressivo e
disinteressato alla
programmazione del futuro
per i giovani, proteso solo
a difendere gli interessi
delle Banche 'maledette',
delle multinazionali, dei
politici e dei loro amici e
parenti. Il governo non
risponde più ai criteri
della Democrazia. Ipocrisia
di stato e subdola
manipolazione delle masse
agiscono per contenere le
tensioni che gorgogliano in
tutte le fasce sociali. Il
cervello non riesce più a
rincorrere le ingiustizie ed
è lì che scaturisce il
'cortocircuito'. Io sono già
in 'cortocircuito' ma non mi
suicido... Quanto sarebbe
bella una dinamica e
svettante ghigliottina in
legno di faggio, o meglio in
noce, a dominare
silenziosamente le Piazze.
Un monumento che
attinge alla cultura
francese, ma proietta il
ricordo dell'idea di
EGUAGLIANZA,FRATELLANZA e
LEGALITA'- Credo che la sola
presenza potrebbe essere un
monito dirompente verso
questi subdoli e
strafottenti assassini di
stato...una presenza muta ma
reale e tangibile, come
fosse il materializzarsi
della immagine della
COSCENZA di ognuno di noi.
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Anche dalla Spagna per ... 'Antiquari in Fiera' |
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-Antiquari in Fiera-
PALERMO 23 maggio - 7 giugno
Dopo sette anni di ‘Black Out’
riapre la FIERA del
MEDITERRANEO a Palermo, dal 23
maggio al 7 giugno. Un intero
padiglione, il 22, accoglierà
la manifestazione ‘Antiquari
in Fiera’. Antiquari
selezionati provenienti da
tutta Italia e dall'estero, come 'G.R.' di Roma, 'Antiquaria' di Catania, Gioielleria Geraci di Palermo, 'Antiguedades Carretero' di Padlo e Josè da Madrid ed ancora tanti altri professionisti con mobili,
oggetti, maioliche, dipinti,
argenti, gioielli e curiosità. Una vasta sezione della Mostra Mercato sarà dedicata ai 'Dipinti Antichi' selezionati ed esposti dagli antiquari presenti.
Una nuova ed interessante
manifestazione che arricchirà
la rinnovata e storica Fiera
del Mediterraneo, riaperta grazie alla
società privata Medifiere,
con
l’intento di recuperare
assopite energie
imprenditoriali di differenti
settori mercantili. Supporterà
la manifestazione, la presenza
di un Testimonial di eccezione
… Federico II lo Stupor
Mundi, raffigurato in alcuni
eccezionali e rarissimi
reperti del XIII secolo . Una
esposizione che mostrerà
alcune raffigurazioni inedite
del re e imperatore, che tanto
fece per la sua amata Sicilia
nel medioevo. In prestito dal
Progetto Museo Federico II e
il Medioevo, Il vero volto di
Federico, scolpito in marmo
bianco, raffigurante Federico
II giovanetto. La scultura è
stata studiata dallo storico
di scultura medievale, il
nipponico Professor Naoki Dan,
che in una colta pubblicazione
(in giapponese) ne ha rilevato
una paternità eccelsa, ovvero
quella di Nicola Pisano … Un
piatto sbalzato e cesellato in
argento, nel quale Federico
II, assiso sul trono, regge la
sacra lancia templare ed il
globo crucigero, ed ancora una
stupenda piastra da
manoscritto, in argento e
smalti con Federico II
Imperatore sul trono.
Consulenza di Giulio Torta.
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Palazzo dei Papi: Mostra sui Templari |
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Palazzo dei Papi-Viterbo.
In occasione della Mostra di
Antiquariato presso la città
di Viterbo, la Associazione
Culturale Terza Esperide di
Palermo, esporrà la sezione
completa di reperti
medievali collegati al
misterioso mondo dei
Cavalieri Templari, parte
del progetto Museo Federico
II e il Medioevo presso i
prestigiosi locali del Museo
di Palazzo dei Papi. Le
ricerche da anni intraprese
in Sicilia tramite la 'Terza
Esperide' ed il suo
fondatore, Giulio Torta,
per acquisire ed
interpretare oggetti che
furono in possesso dei
Cavalieri Templari (1118-
1314), hanno svelato nuove
tracce di comportamenti
legati alla fede ed alla
religione, ma profondamente
intrisi di superstizioni e
pervasi da barlumi
misteriosi quanto
impenetrabili di riti e
credenze esoteriche. Grazie
a raffronti paleografici e
riscontri attuati sulle
iscrizioni, sulla tecnica di
lavorazione del metallo e
sugli smalti, questi
reperti, risultano databili
con certezza al periodo
medievale, pur avendo una
composizione molto diversa
dagli smalti e dai manufatti
smaltati principalmente
francesi, sino ad oggi
studiati. Non vi sono
bastevoli documenti certi
riguardanti l'Ordine, perché
non esistono che pochissimi
scritti dei cavalieri su
loro stessi e le notizie che
abbiamo, spesso sono da
valutare con molta
discrezionalità.
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articolo
Per questo i pochi oggetti
ascrivibili con certezza
all'Ordine dei Cavalieri
Templari risultano dei
'documenti' molto
importanti. Una prerogativa
che sappiamo acquisita
dall'Ordine dei Cavalieri
Templari, quasi all'inizio
della loro costituzione,
riguarda la concessione
avuta dal Papa Innocenzo II
(pontificato 1130 - 1143) di
operare in totale
indipendenza dal potere
temporale, con l'esonero del
pagamento delle tasse e con
la prerogativa di poter
riscuotere le 'Decime' dai
nobili, mercanti, pellegrini
e proprietari terrieri.
Questa concessione fu il
primo importante passo
economico per la
costituzione di un enorme
capitale da reinvestire in
seguito tramite lucrosi
prestiti. Le 'Decime' di
fatto dovevano
rappresentare un dono, una
offerta, un tributo per i
poveri e per la chiesa, ed
essendo questo tributo di
antichissima istituzione,
risalente ai tempi della
civiltà ebraica,
corrispondeva alla decima
parte dei frutti della
terra, degli animali e delle
merci che il 'colono' era
tenuto a corrispondere al
proprietario del fondo o
alla Chiesa . Gli scrigni
per le 'Decime', impregnati
di eleganza e mistero,
manufatti in prezioso
argento, dovevano
probabilmente assoggettare
il donatore che avrebbe
offerto solo monete in
metallo prezioso (l'argento
nel medioevo valeva molto
più di oggi). Questi rari
manufatti in Mostra
racchiudono, tramite
iscrizioni sacre, concetti
e motti cavallereschi per
avvalorare la sacrale
richiesta di finanziamento
all'Ordine monastico. In
Mostra un insieme di rarità
e curiosità con oggetti
inediti dal carattere
islamico arricchiti spesso
da decori bizantini, con
essenzialità normanna e
forza sveva. Un 'unicum'
poco conosciuto ed
irripetibile, frutto di un
insieme di culture presenti
nel medioevo in terra di
Sicilia .
Gli smalti utilizzati, di
origine francese detta
champlevé, venivano ottenuti
scavando il nobile metallo,
quindi colmando la parte
solcata con pasta silicea
colorata che si vetrificava
in cottura a piccolo fuoco.
Smalti colorati al posto di
pietre preziose, che
sarebbero state
'irriverenti' ed eccessive
per rappresentare un Ordine
Monacale che nacque come
'Sacro Ordine dei Poveri
Cavalieri di Cristo. Gli
oggetti 'scoperti' in quasi
trenta anni di pazienti
ricerche presso private
collezioni isolane, e sul
mercato antiquario sia
nazionale che estero, sono
la tangibile presenza del
ricordo di sfortunati uomini
di chiesa e guerrieri che
ebbero una colpa sopra
tutte, quella di essere
legati ad un profondo credo
ideale ed indistruttibile,
anche al di là della vita.
Il Presidente
Associazione Culturale Terza
Esperide
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Gli 'Scrigni dei Templari' a Pordenone. |
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Cavalieri Templari : Gli
'Scrigni
per le 'Decime' in Mostra a
Pordenone-Antiquaria dal 17 al
25 Gennaio. La Mostra
culturale di Pordenone 2015,
coinvolgerà con una carica di
esoterismo culto
e magia, i
visitatori della Esposizione,
tramite la presenza
de 'Gli Scrigni dei Cavalieri
Templari'.
La preziosa esposizione di
parte della Collezione del
Museo Medievale di Palermo,
sarà curata dal Presidente
della Associazione Culturale
Terza Esperide, Giulio Torta.
Potremo
ammirare gli scrigni in
argento e smalti, contenitori
per monete d'oro e
d'argento, elargite da parte
di
proprietari terrieri, mercanti
e uomini di fede all'Ordine
(le decime),
offerte destinate a
sovvenzionare la pericolosa
missione in
Terra Santa. Gli 'Scrigni'
recano inscrizioni in smalto,
che recitano motti e preghiere
ancora
pulsanti, a distanza di
circa otto secoli dalla loro
creazione.
Questi oggetti furono
spettatori muti
della storia dell'Ordine dei
Cavalieri Templari, dal 1118
al
1314, anno della tragica
distruzione dell'Ordine ...
Scrigno cilindrico Templare
con iscrizione, tra due croci
in smalto rosso : 'Hierusalem
Collecta Sancta Terra'
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Edouard Manet 'Nature Morte' |
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-Edouard Manet 'Nature Morte'-
Mezza pagnotta, una scodella
vuota, forchetta, cucchiaio ed
un
coltello semi nascosto dietro
la pagnotta. Tutto poggiato
frugalmente
su una tovaglia arruffata, con
sullo sfondo una finestra
aperta ed un
comodino... 'Astettando la
Minestra' il titolo di questa
opera di certo
eseguita in attimi di intensa
ispirazione da un grande
Maestro della
pittura impressionista
francese. Il Dipinto con
telaio e tela
originale, non ancora pulito,
firmato sul retro 'Manet
Nature Morte'
esprime una tale modernità da
pensare che possa esser stato
eseguito
nei primi del novecento.
Eppure gli esami effettuati
con la spettrografia Raman,
dalla
dottoressa Giulia Moscardi,
presso le Università di Modena
e Reggio
Emilia, accertanti la verifica
molecolare dei pigmenti dello
strato
pittorico, statuiscono una
datazione del dipinto tra il
1850 ed il
1860. E' il 'genio' che
inventa' una nuova espressione
pittorica ed
anticipa, per primo, la
modernità assoluta
dell'impressionismo,
scavalcando i normali criteri
di espressione, fotografando
senza
obiettivo, ma con la mente e
l'estro, uno scorcio
'bohemienne' della
propria esistenza. Pennellate
lanciate sulla tela con
immediatezza,
fantasia ed inventiva, con
l'immaginazione della forma
composta e
poggiata nello spazio di una
tela. Colori sfumati, quasi
evanescenti
che compongono un ricordo
visivo che si scioglie per
ricomporsi in un
capolavoro.Una tra le più
interessanti nature morte del
grande Eduoard
Manet, ritrovata, adesso in
attesa di convalida ed
inserimento
nell'Opera Omnia di Manet
tramite la Fondazione
Wildhenstein.
Di fatto la scienza ne ha già
ampiamente convalidato la
straordinaria
importanza storica.
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I Re Magi e Cinque comete... |
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I re magi senza oro (già
venduto), incenso e mirra
(Napoli fine
settecento) cercano di capire
dove stiamo andando...
Portano per il nuovo anno
altre tasse,ingiustizia e
leggi che non vuole nessuno,
decisioni di un 'Governo' che
non rappresenta da tempo il
volere dei cittadini. Un si
salvi chi può porta a scappare
dalla propria amata
Italia,perchè
non si può amare uno Stato che
non ti ama, anzi. Una Nazione
gestita da pochi, per
l'interesse privato dei
potenti, CONTRO la logica del
'buon padre di Famiglia'
calpestando diritti,volontà e
giustizia sociale.
In buona parte gentaglia
incompetente che fa
finta di operare correttamente
per farsi i cavoli propri. Al
posto della Stella Cometa
adesso vi sono 5 piccole
stelle vicine che possono
indicare il cammino per
riprenderci la democrazia. Non
si tratta di populismo o di
protesta, ma di coerente
constatazione di chi promette
e prende tempo e chi vuole
VERAMANTE far qualcosa di
leale, corretto e sociale.
Cinque Stelle, dove uno vale
uno, per il bene comune usando
insieme
cervello,professionalità
correttezza e cuore.
Spero che (se e quando
ne avremo il
diritto) in molti daremo con i
nostri voti una spallata alla
arroganza della oligarchia
politico-mafioso
imprenditoriale riprendendoci
la democrazia ignorata e
calpestata.
Non vi sono altre
possibilità. Il 'Sistema' è
marcio.
RESET per i politici corrotti
e tutti
a casa, prima rendendo il
'malloppo' estorto alla
Nazione ed alla povera gente.
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Piero Caldarera, un amico che ci mancherà. |
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E’ morto l’amico Piero
Caldarera.
Ho potuto conoscere ed
apprezzare la spontanea
eleganza dell’animo,
sensibilità, garbo e profonda
umanità di Piero, durante
diverse Mostre di Antiquariato
fatte insieme a Parma e Roma
una ventina di anni addietro,
dove Piero si muoveva tra gli
stands colmi di oggetti e
mobili, con la leggerezza di
un esteta e conoscitore che
cerca il bello e lo scopre,
nascosto tra polvere ed
incuria. Non un ‘collega’ o un
avido cacciatore pronto a
ghermire per denaro, come
tanti, ma un sensibile e
discreto Signore, che rispetta
ogni idea e manifestazione di
libero pensiero ed espressione
di arte. Ho avuto il
privilegio ed
il piacere di essere
considerato un ‘amico sincero’
e di ricambiare con grande
stima simpatia e rispetto, ed
ora che Piero non c’è più,
capisco che mi mancherà quel
sorriso rassicurante, sempre
comprensivo, di una persona
buona dentro, e tanto elegante
e corretta. Un amico forse
anche troppo aperto verso
tutti, come se nessuno gli
avrebbe mai potuto fare del
male. Così non è stato, perché
una sera, in birreria, con un
boccale di birra in più, si è
aperto con grande sincerità,
mostrando un uomo deluso,
molto ferito anche da alcuni
di coloro che egli più amava.
Da allora la mia stima si è
cristallizzata, avendo avuto
l’onore di esser ritenuto
degno di confidenze così
personali, e pur non
frequentandoci spesso, Piero
mi ha regalato l’orgoglio di
aver avuto una sincera
stima verso un uomo che
lascia a chi lo ha realmente
conosciuto, un vuoto
incolmabile. E' giusto, per
me, che il ricordo di Piero
stia ancora insieme a dipinti
ed oggetti d'arte, che sono
stati buona parte del Suo
mondo...
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* * * * * 500000 clik e la ghigliottina dell'Arte |
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***** 500.000 visite nel
nostro Portale di Arte ed
Antiquariato, gratificano un
nostro profondo amore per
l'Arte vera, per la ricerca
e la valorizzazione della
cultura siciliana in primo
luogo, sempre in sinergia
con la cultura
internazionale. E questo
malgrado un...degrado di
tutti i valori più puri e
puliti che albergherebbero
naturalmente nell'animo
umano. Non è un piangersi
addosso, ma la triste
consapevolezza che oggi il
denaro 'comanda' e
'gestisce' tutto, Arte
compresa. Quelle porcherie
che chiamiamo Banche, nate
per lucrare con discrezione
e chiarezza, adesso
schiacciano le imprese e le
famiglie, speculando sulla
gente e disprezzando i
valori sociali ed etici. La
vita della gente non vale
più nulla se non si può
mungere, per spremerne il
sangue, sino a stritolare
l'anima. E questo anche
perché alcuni nostri
politici hanno garantito un
reiterato furto sociale,
ottenendo in cambio enormi
vantaggi e potere. Sembra
che nessun Governo in Italia
riesca a comprendere che
alla base della distruzione
metodica della economia
italiana, ormai seriamente
sgretolata, vi sia lo
smoderato arricchimento
degli Istituti Bancari, a
totale discapito della
gente. Perché nessun
politico mette mano ad un
corretto riequilibrio del
rapporto bancario ??? Le
leggi ed i regolamenti sono
stati creati ad hoc' per
sputare sull'uomo comune, e
sulla gente, adesso senza
più alcuna voce ... Non so
se i principi dissoluti
della Mafia più aberrante
siano poi peggiori
dell'etica bancaria, e di
tanti politici avidi e senza
scrupoli. *****
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Lojacono Francesco 'Golfo di Terrasini' |
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Francesco Lojacono, 'Marina di Terrasini'. Bozzeto ad olio su cartone raffigurante uno scorcio marinaro siciliano. In primo piano, l'ombra che si espande allargandosi dal basso, acuisce il contrasto con la luce intensa dell'assolato paesaggio marino. Questo sapiente espediente nell'utilizzo di tonalità scure, tenui e vibranti insieme è una delle raffinate peculiarità nella tecnica espressiva del Maestro siciliano, emulato da tanti pittori e mai raggiunto. Contrasto tra luci forti ma non caldissime, all'interno di un paesaggio sereno, mentre vicino gli scogli, nel verde, un piccolo gruppo di pecorelle bruca tranquillamente, e tra esse una pecora nera, che spicca ancora nel rassicurante paesaggio di fine ottocento. In questo delizioso, piccolo dipinto, leggiamo tutto il sentimento e la tecnica del Maestro Lojacono, Ladro del Sole...i contrasti di luci e colori, la sapiente visione di una pennellata sicura, veloce ed espressiva. Un piccolo mondo racchiuso entro pochi centimetri quadrati. Firmato F.Lojacono in basso a sinistra(cm.17x41).
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Giò Ponti Futurista |
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GIO PONTI FUTURISTA: Mascotte in porcellana e rame "IMMUNITAS". Una inedita mascotte scaramantica in porcellana dipinta,datata sul verso 'agosto 1928'. La placchetta raffigura un angelo che sventola il vessillo dell'Immunitas su una Isotta Fraschini 8A S Le Baron,del 1928,evitando scaramanticamente al possessore dell'auto gli incidenti con un passaggio a livello,con una bicicletta, con un cane,col cattivo tempo, ed evitando anche di essere fermati...dal vigile. La mascotte,inserita entro un disco di rame con tre fori,era applicata sul radiatore di una...stupenda "Isotta Fraschini". Grande fantasia e simpatia, in un oggetto inedito e "scaramantico". Firma in basso, e sul retro lo stemma Richard Ginori 28=8.(diam.cm.7)
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Un Mese di Antiquariato a Catania |
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DAL 6 DICEMBRE 2013 AL 6 Gennaio 2014, Antiquariato, e 'Gli Arabi in Sicilia' presso Palazzo della Borsa.
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In occasione della Mostra di Antiquariato di qualità, che è ospitata presso i locali del Palazzo della Borsa a Catania, Sala delle Grida, saranno in esposizione settanta interessantissimi gioielli medievali siculo-arabi provenienti dalla Collezione del Museo Federico II e il Medioevo di Palermo ed un ‘assaggio’di ceramiche, bronzi ed oggetti islamici di matrice siciliana. Questi rari oggetti, in eccezionale stato di conservazione, databili entro l’arco temporale compreso dal IX secolo sino agli ultimi stanziamenti islamici nell’isola, comunque non al di là del XV secolo, acquisiti in oltre due decenni di attente ricerche e provenienti per lo più da antiche collezioni siciliane, mostrano quella miscela di legami culturali unica e irripetibile, frutto di tolleranza e scambio tra le varie culture presenti in Sicilia, durante il Medioevo. Questi gioielli spesso realizzati in bronzo, rame dorato o argentato, in argento raramente in oro, sono di cultura ‘mozaraba’ che si esprime anche in Sicilia ( Il vocabolo ‘mozarabo’ deriva dallo spagnolo e significa appunto ‘arabizzato’) ripercorrendo l’esperienza medievale spagnola , e favorisce la creazione di oggetti dal carattere arabo, ma con germinazioni normanne, bizantine e siciliane autoctone. La condizione dei cristiani in terra di Sicilia, sottomessi dagli arabi, non differì in genere da quella degli altri cristiani sottomessi in Spagna, infatti i ‘sudditi’ godevano del libero esercizio del loro culto, pur appartenendo politicamente ad una categoria inferiore, esclusa da ogni partecipazione al governo dell’isola. In seguito, con la ‘conquista’ della Sicilia da parte dei normanni, gli arabi assunsero come lingua anche quella dei nuovi dominatori in una sorta di ‘bilinguismo’, e sorse una caratteristica letteratura arabo-cristiana con l'uso dell'arabo perfino nella liturgia ("rito mozarabico"). Questo influsso arabo sulla vita e sui costumi dei cristiani di Sicilia perdurò per lungo tempo, e sotto i Normanni l'arabo prevalse, sia negli atti pubblici che nell'uso privato, sul latino e sul volgare. L'arte araba continuò per secoli ad essere diffusa nell’isola sia nelle costruzioni che in agricoltura come nel cibo nella musica e nella poesia. Questa collezione di reperti medievali siciliani mostra tangibilmente l’estro di una incredibile modernità, sbocciata nell’isola durante il periodo medievale. Un delizioso 'calendarietto'del 2014 sarà omaggiato ai gentili visitatori. Curatore Giulio Torta.(Ingresso gratuito)
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Il Gioiello Medievale Siciliano a Cortona |
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Un ‘Tesoro’ Siculo-Arabo
in bronzo rame e argento…
Provenienti dalla Collezione del Museo Federico II e il Medioevo di
Palermo, saranno esposti in occasione della Mostra di Cortona
Antiquaria, circa sessanta interessantissimi gioielli siculo arabi.
Questi rari oggetti, in eccezionale stato di conservazione, databili
entro l’arco temporale compreso tra l’occupazione araba in Sicilia dell’
827, sino agli ultimi stanziamenti islamici nell’isola, non al di là
del XV secolo, acquisiti in tre decenni di attente ricerche, tramite la Ass.Cult. Terza Esperide di Palermo,
provenienti per lo più da antiche collezioni siciliane, mostrano quella
miscela di legami culturali unica e irripetibile, frutto di tolleranza
e scambio tra le varie culture presenti in Sicilia, durante il
Medioevo. Diversi di questi gioielli spesso in bronzo, rame dorato o
argentato (ormai consunti e mancanti della lamina esterna),
difficilmente in argento, rarissimamente in oro, sono di cultura
‘mozaraba’ che si esprime anche in Sicilia ( Il vocabolo ‘mozarabo’
deriva dallo spagnolo e significa appunto ‘arabizzato’) ripercorrendo l’
esperienza medievale spagnola , e favorisce la creazione di oggetti dal
carattere arabo, ma con germinazioni normanne, bizantine e siciliane
autoctone. La condizione dei cristiani in terra di Sicilia, sottomessi
dagli Arabi, non differì in genere da quella degli altri cristiani
sottomessi in Spagna, infatti i ‘sudditi’ godevano del libero esercizio
del loro culto, pur appartenendo politicamente ad una categoria
inferiore, esclusa da ogni partecipazione al governo dell’Isola. In
seguito, con la ‘riconquista’ da parte dei normanni, gli arabi
assunsero come lingua anche quella dei nuovi dominatori in una sorta
di ‘bilinguismo’, e sorse una caratteristica letteratura arabo-
cristiana con l'uso dell'arabo perfino nella liturgia ("rito
mozarabico"). Questo influsso arabo sulla vita e sui costumi dei
cristiani di Sicilia si protrasse per lungo tempo, e sotto i Normanni
l'arabo prevalse, sia negli atti pubblici che nell'uso privato, sul
latino e sul volgare. L'arte araba continuò a essere diffusa con
intensità nelle costruzioni, nell’agricoltura nel cibo nella musica e
nella poesia , ed ancor oggi permangono, specie nell'entro terra,
tracce di tradizioni ereditate dal medioevo arabo. Non di rado si
scorgono nelle campagne siciliane stupendi ulivi millenari saraceni che
producono ancora splendide e succose olive. Fa sorridere pensare che
proprio alcuni immigrati arabi che lavorano nelle campagne siciliane,
siano i lontani nipoti dei nipoti di coloro che piantarono in Sicilia
quegli alberi, oltre mille anni addietro.
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Manet: Impressionismo in Collezioni italiane |
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Edouard Manet- Dipinto 'Impressionista' intitolato 'Aspettando la Minestra'. Mezza pagnotta, una scodella
vuota, forchetta, cucchiaio ed
un coltello semi nascosto
dietro la pagnotta.
Tutto poggiato frugalmente su
una tovaglia arruffata, con
sullo sfondo una finestra
aperta ed un comodino...
Questa opera, eseguita a 'impressione' in attimi di
intensa ispirazione, in prima tela,
ancora non pulito, firmato sul
retro 'Manet Nature
Morte' esprime una modernità intramontabile e trasferisce l'atmosfera Bohemienne di un pasto frugale, immortalando sulla tela i primi vagiti, negli attimi magici in cui nasce l'Impressionismo. E' il
'genio' che inventa una nuova
espressione pittorica ed
anticipa la modernità assoluta
dell'impressionismo, verso il
1860 scavalcando i normali
criteri di espressione,
fotografando senza obiettivo,
ma con la mente e l'estro, uno
scorcio 'bohemienne' della
propria esistenza. Pennellate
lanciate sulla tela con
immediatezza, fantasia ed
inventiva, con l'immaginazione
della forma appoggiata nello
spazio di una tela.
Colori sfumati, quasi
evanescenti che compongono un
ricordo visivo che si scioglie
per ricomporsi in un
capolavoro.
Expertise con Certificazione
'Raman' delle Università di
Modena e Reggio Emilia, con
verifica dei pigmenti nello
strato pittorico, accertanti una datazione
entro il 1860.
Richiesta di convalida ed
inserimento nell'Opera Omnia
di Manet tramite la Fondazione
Wildhenstein.
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Michele Catti 'Golfo di Palermo con barche' |
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A Palermo è aperta, presso i locali di 'Palazzo Sant'Elia', la Mostra ontologica del pittore tanto amato dei palermitani: Michele Catti. La Mostra, curata dalla Prof.ssa Maria Antonietta Spataro, sarà visitabile fino al 25 agosto dal martedì al sabato dalle 9 alle 13.00 e dalle ore 16.00 alle 19.30. Domenica e festivi dalle 9.30 alle 13.00. Lunedì chiuso. Ingresso 5 euro.
In esposizione oltre 130 opere provenienti in massima parte da collezioni private, ma anche da alcune istituzioni di Palermo.
Presentiamo, in omaggio al pittore, questa deliziosa tavoletta, dipinta con vaporosa maestria, e con un cromatismo acceso, come fosse un acquarello. Michele Catti cm.15x30.
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Gli Arabi in Sicilia sec.IX-XV |
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Gli Arabi in Sicilia.
La seconda sezione del costituendo Museo Federico II e il Medioevo, è dedicata alla cultura araba in Sicilia. Un insieme di manufatti di cultura islamica, frutto di squisita manifattura sbocciata lontano dalle terre di origine, ma arricchita da germinazioni normanno-svevo-bizantine filtrate dalle maestranze autoctone isolane. Un 'melange'irripetibile che manifesta una apertura culturale ed una ricchezza variegata da potersi ritenere incredibile per esser frutto di epoca medievale. Rarissime,tra l'altro, alcuna sculture arabe medievali, che dimostrano come l'arte islamica in Sicilia, lontana dai veti restrittivi del territorio di origine, si apra verso nuovi orizzonti europei. Superba la sezione di ceramiche, che abbraccia tutto il periodo islamico nell'Isola, che porterà le basi per la variegata produzione nella maiolica siciliana dei secoli seguenti.(foto)Versatoio monoansato con filtro, in ceramica graffita. Maestranze arabe in Sicilia sec.XI-XIII
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Futurismo misterioso a Villa Igiea |
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Mostra di Antiquariato Arte e Collezionismo presso 'Villa Igiea' a Palermo,dal 22 al 24 Marzo, con ingresso libero, all'insegna di una ripresa del mercato dell'Arte.
Antiquari selezionati isolani e non, esporranno le loro Collezioni entro la Villa tra le più rappresentative dell'eleganza palermitana. Per l'occasione sarà esposta al pubblico siciliano, per la prima volta, la scultura 'Futurista' in bronzo raffigurante un uomo che sciogliendosi, modifica se stesso come un bruco in crisalide. Intitolata 'Fusione di Forma Umana 'questa spettacolare opera scultorea altresì soprannominata l'Uomo Bruco', pone un quesito misterioso. La testa che scivola capovolta, nello scioglimento della forma umana, confrontata con il ritratto di Umberto Boccioni, sembra averne copiato i tratti fisiognomici in una sorta di metamorfosi 'Boccioniana'. Un raffronto 'Futurista' che pone dei quesiti di misteriosa paternità eccelsa.
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Parma 'Il Mercante in Fiera' |
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A Parma porteremo una stupenda
ribalta 'emiliana' del 600',
dipinti del 600'700'800'...una
portantina dipinta,dei
torcieri romani del 500'e
tanto altro...ma purtroppo
l'antiquariato versa in uno
stato comatoso, anche grazie
alle misure dei politicanti
amici dei Banchieri, che hanno
instaurato uno stato di
sfiducia e depressione nei
mercati. Contanti non più di
mille euro, che, se Bersani
avrà i voti, saranno portati a
500 e poi a 300 euro. Non
saremo più padroni del
proprio, senza chiedere il
permesso alle Banche. Gli
unici rantoli di lavoro
vengono dall'estero. A Parma
parte degli gli antiquari
'superstiti' cercheranno di
vendere ai mercanti esteri,
gli unici che ancora credono
nell'arte e nella cultura
degli oggetti e che vengono da
stati dove la dignità esiste
ancora senza repressione,
mascherata da motivazioni di
legalità.
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Il piatto Mediceo: La Battaglia di 'Barga' |
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Un eccezionale Piatto da parata 'Mediceo' in argento niellato e sbalzato. Questo Piatto può ritenersi uno dei più importanti oggetti rinascimentali italiani in argento, sopravvissuti alla antica consuetudine di fondere manufatti di peso per battere moneta. L'oggetto, in eccezionale stato di conservazione, è datato (1587), firmato dall'argentiere Cabriello Ciullo (documentato a Firenze nella fine del 500', operante con bottega su Ponte Vecchio) è corredato dalla expertise storica e tecnica del compianto Prof. GianGuido Sambonet,(Vercelli, 1923-Milano, 2001),studioso di argenti, consulente di musei e relatore di istituti universitari, ritenuto ancor oggi il massimo esperto di oreficeria italiana del rinascimento. Questo eccezionale oggetto, eseguito a sbalzo, niellato e datato 1587, risulta commemorativo del centocinquantenario della battaglia di Barga (1437) città nei pressi di Lucca. In quella occasione Francesco Sforza, Nicolò Piccinini, Lorenzo de Medici e Filippo Maria Visconti furono coinvolti insieme in una importante battaglia, dove per la prima volta nella storia, i milanesi furono battuti da veneziani e fiorentini. La firma e la data riportate su un masso in basso, rivela che l'oggetto fu eseguito da tale Gabriello Ciullo, artista orafo rinascimentale con bottega sul pontevecchio, già esecutore di altre opere per i Medici. I ritratti del Piccinini, di Francesco Sforza, Francesco de Medici e Filippo Maria Visconti, sono riportati alle estremità del piatto,incastonati con dentelli triangolari,e finemente lavorati a niello. Questo piatto rappresenterebbe un regalo dei Medici, probabilmente alla città di Venezia o al Doge nel 1587, per confermare, a distanza di centocinquant'anni, il saldo legame tra le due città. La tesa sbalzata, in puro stile rinascimentale a 'raffaellesche' è coerente alla data apposta (1587), mentre la scena della battaglia del 1437, contrasta(volutamente) per i costumi quattrocenteschi dei soldati. Una eccelsa raffinatezza esecutoria sin troppo ricercata che potrebbe lasciare perplessi alcuni 'pseudo esperti' di argenteria antica, che potrebbero ritenere maldestramente l'oggetto 'eclettico'... Collezione Giulio Torta
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Futurismo a Genova: Il misterioso 'Uomo Bruco' |
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A Genova Antiqua, dal 19 al 27 Gennaio 2013 sarà esposta in anteprima, tramite la Ass.Culturale Terza Esperide di Palermo, la misteriosa Scultura Futurista''Fusione di Forma Umana'' soprannominata 'L'Uomo Bruco'.
Dopo le figuracce di gran parte degli 'esperti' 'critici' e 'storici dell'Arte' sulle autenticamente 'false' sculture di Modigliani del 1984, ancora oggi soffia un vento gelido su tutta la scultura italiana... Non esiste un nuovo parere, una nuova opinione se pur opinabile tra gli studiosi, vecchi e nuovi. Non assistiamo più da tempo ad alcuna scoperta che sia novità stimolante per l'arte antica o moderna, e questo anche se vi siano concreti presupposti per intraprendere delle ricerche serie e motivate. Proporre una 'nuova' importante attribuzione senza l'appoggio gerarchico- accademico rappresenta una provocazione, una arrogante prospettiva d'Arte Sovversiva', a cui l'Accademia gira silenziosamente le spalle, snobbando la scoperta come se non esistesse il terremoto che vibra sotto i piedi.Quante prove,studi,tentativi ed errori ha dovuto affrontare un vero Artista per forgiare il proprio carattere. Lavori che rimangono quasi tutti spesso sconosciuti. Ad esempio, riguardo un artista geniale come Umberto Boccioni, di cui si conoscono solo pochissime sculture, in quanto egli stesso ne distrusse diverse, non conosciamo la completa evoluzione della sua arte durante gli esordi. Prima che decidesse di comporre opere 'plurimateriche' purtroppo deteriorabili, chi gli avrebbe vietato, anche durante la sua permanenza in Francia, di creare uno o più lavori in bronzo, rimasti ad oggi sconosciuti? Solo se si scoprono documenti o fotografie dell'artista accanto alla sua opera, si può intraprendere un eventuale discorso attributivo. Anche questo ha portato tanta intelligenza in cantina, tra ragnatele e muffa. Il terrore di prendere una bufala per le corna ha ucciso il pensiero. E sono tanti i franchi tiratori, che aspettano al varco chi abbia l'ardire di esprimere un proprio parere. Cosa dire della sintonia caratteriale tra 'Forme Uniche della continuità nello spazio' di Umberto Boccioni, e questa scultura, intitolata 'Fusione di Forma Umana'??? Questa scultura futurista del primissimo novecento è ancora senza paternità. 'Fusione di Forma Umana'(h. cm.80), è certamente databile sia per patina che per carattere, ai primissimi anni del 900', ma pone alcuni interrogativi... Ad un primo impatto sembrerebbe trattarsi di una scultura metafisica, collegabile ai canoni del primo periodo metafisico di Giorgio de Chirico. Solo un attimo, perché ci rendiamo subito conto che la staticità del metafisico, la rotondità dei classici uomini dalla testa ad uovo, non è il modello di ciò che ci viene trasmesso. La testa di ‘Fusione di Forma Umana’ mostra un taglio netto a sguincio dall'alto verso il basso, da ricordare sia la parte superiore della famosa scultura di Umberto Boccioni 'Sviluppo di una Bottiglia nello spazio', che diversi disegni ed oli futuristi Boccioniani raffiguranti figure umane. La forma umana che si scioglie, è mutila di braccia, la qual cosa la collega in concreto alla famosa scultura 'Forme uniche della continuità nello spazio', a cui sembrerebbe aver proposto l'input iconografico dei piedi con lamine in movimento che, da frastagliate, diverranno tutt'uno con la forma così divenuta dinamica, in 'Forme Uniche'. Ciò che qui si interpreta è una 'liquefazione' in atto, ovvero una fusione del volto che scivola, amalgamandosi all'altezza di un braccio che non c'è, perché già disciolto. Un ‘volto’ capovolto dalla strana fisionomia, con la fronte rigonfia, in reale parallelismo caratteriale con la famosa scultura ‘L’Antigrazioso’ sempre di Boccioni. Anche la assoluta mancanza di piedistallo è un legame con l’idea della scultura futurista di Boccioni. Una base separava concettualmente la scultura dall’ambiente circostante che invece doveva trasmettere, come una dinamo, energia. Guardando dal retro la nostra scultura, spicca un vuoto al centro, all'altezza del cervello, mancante, in quanto già liquefatto. Sembrerebbe come se si volesse trasmettere l'evoluzione di una idea in itinere, un modello ed una concezione di movimento, ancora in fase di transizione metamorfica nella modifica. Più ancora che un dinamismo di movimento, una reale dinamicità nella trasformazione, come un bruco umano, in evoluzione. La 'Fusione di forma umana' in trasformazione, verso qualcosa che non sappiamo, o forse in fase di auto distruzione per incipiente metamorfismo. Sulla schiena della 'fusione di forma umana', notiamo delle evidenti riserve depresse, come masse di solchi in movimento, anche lì come ad esprimere un divenire in atto... Una idea di futurismo in embrione, in bozzolo, dal silenzioso movimento di un uomo-bruco che si scioglie per mutare e trasformarsi in divenire. Si potrebbe interpretare questa scultura quale seme geniale di una idea futurista, come il 'flash' generato dalla testa a 'lampadina'del nostro 'uomo metamorfico'... Ecco la liquefazione del corpo di un uomo mutante, in lento movimento per una evoluzione misteriosa in atto. Il 'mistero' di una attribuzione 'troppo' impegnativa diviene enigmatico confrontando la testa capovolta del nostro 'Uomo Bruco' con il ritratto di Umberto Boccioni. … Una idea inedita accostabile alla genialità di un grande artista, che si collocherebbe probabilmente agli albori della scultura futurista ovvero tra il 1909 ed il 1912, di fatto antecedente il Manifesto della Scultura Futurista (12 aprile 1912). La provenienza della scultura rafforzerebbe le ardite considerazioni, ovvero la Collezione di un mercante d’arte oggi scomparso, amico personale di Sprovieri, gallerista romano mercante e sponsor di Umberto Boccioni ed esperto conoscitore del futurismo italiano, artefice della prima mostra sul futurismo a Roma. Giulio Torta
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Una scultura futurista con 'ritratto' |
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La scultura futurista intitolata ‘Fusione di Forma Umana’,se domani fosse accreditata quale Capolavoro inedito di Umberto Boccioni…risulterebbe una scoperta 'clamorosa'.
Quest’opera del primissimo 900' che raffigura un uomo in fase di metamorfosi, in liquefazione, espressa con grande carattere e genialità, è presumibilmente databile uno o due anni prima della famosissima scultura che tutti ci ritroviamo in tasca, stampigliata nei 20 centesimi, intitolata ‘Forme Uniche della Continuità nello Spazio’, e questo pone dei seri quesiti, che si ingigantiscono ancor più, se confrontiamo la testa della statua, che semi disciolta e capovolta, raffigura proprio il volto di Boccioni.
Ma chi potrebbe intervenire nella delicata ‘querelle’??? . Storici e critici da tempo si comportano in buona parte, purtroppo, come i nostri politici. Dicono e non dicono…e se dicono sembra che sia tutto già scritto.
Di fatto brucia ancora troppo la figuraccia che fece nel mondo la ‘critica’ italiana ufficiale, con la ‘scoperta’ delle patacche, ovvero le false sculture di Modigliani. Da ciò, distrazione ‘silenziosa’ o peggio, non curanza assoluta verso le scoperte che possano turbare il placido ruscelletto della critica ufficiale.
Eppure quanta importanza avrebbe, per la nostra sempre più povera Italia, avere la forza di rinvigorire, difendere e valorizzare quello che abbiamo sempre avuto in più nel mondo: estro, motivazione, fantasia, genialità. Tutto ciò che ha sempre fatto degli italiani un popolo con una marcia in più. Se opinioni, stimoli e raffronti sono alla base della cultura… Giulio Torta
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'Ritratto o Autoritratto Futurista...?' |
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La ‘scultura futurista’ intitolata ‘Fusione di forma Umana’ da noi soprannominata l’Uomo Bruco’, altri non sarebbe che l’autoritratto futurista rovesciato di Umberto Boccioni. Così sembra, sia per corrispondenza fisionomica, che per logica, sulla base di concreti raffronti stilistici e tecnici.
Purtroppo anche questa appetitosa scoperta, sarà relegata svogliatamente come ‘volo pindarico’ da snobbare per anni… nell’arido deserto della monotonia delle idee.
Risulta molto più semplice alla ‘intellighenzia’, guardare con curiosa aspettativa, attraverso la stretta fessura di un taglio di Lucio Fontana, nella profondità cerebrale dell’incognita del concettuale, nascosta dietro la tela da quei tagli ipnotici, perfettamente laceri. Ripetuti e divini tagli miliardari che continuano a succhiare nel vuoto assoluto, vorticosamente a sé, tutte le energie delle intelligenze più elette, suscitando in contempo bramosia di possesso … Come un affamato ‘buco nero’ extraterrestre che attrae e risucchia, nutrendosi avidamente di cervelli. Non vi può essere quindi né disponibilità, né tempo o desiderio per comprendere altro …
Giulio Torta
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Un Caravaggesco a Roma: Trophime Bigot |
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Trophime Bigot ( Francia 1579-1650 ) Olio su tela di cm.107x134 (attr.)
''Cristo e Nicodemo''.
L'uso della luce artificiale caratterizzata da forti contrasti con le ombre, e dalle tonalità cupe in rosso bruno, arancio e giallo fuoco pervadono questo dipinto di una atmosfera che denota un influsso fortemente caravaggesco. Una invenzione modifica le suggestioni, in quanto la luce, in Bigot, si spande dall'interno della scena, per mezzo della candela, piuttosto che dal di fuori del dipinto, come usava Caravaggio. Altre opere del Bigot sono state a volte attribuite a De La Tour, altre ancora al così detto 'Maestro della Candela', presentando caratteri stilistici similari al nostro 'Cristo e Nicodemo'.
Di fatto in (quasi) tutti i dipinti del Bigot è presente una candela, in una atmosfera inquietante caratterizzata da toni surreali che acuiscono l'atmosfera cupa e sacrale, in una luce che rinforza, accentuando, rughe e nodosità di volti e mani, interpretate dal Bigot con voluta esasperante durezza.
C'è chi ritiene che il Bigot ed il Maestro della Candela possano essere stati un unico pittore, in ogni caso ci troviamo innanzi ad un 'Caravaggista' di carattere, energico e suggestivo.
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Ghirlande abbandonate... |
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Dopo il 3 settembre si commemora, ma turandosi il naso…
Dal Settembre del 1982, ogni anno, il giorno 3, ricorre la commemorazione del tragico evento della uccisione del Generale Dalla Chiesa insieme alla moglie Emanuela ed all’agente di scorta Domenico Russo. Alla commemorazione, da trenta anni, vengono deposte vicino alla lapide, a volte 8, 10 o più corone di fiori da parte delle Istituzioni. Alcuni minuti di raccoglimento, e poi tutto torna come prima, anche se resta la tragedia di una ferita sempre aperta nella memoria dei cittadini palermitani. Triste ricordo che mi tocca in modo diretto, avendo veduto da vicino lo scempio delle vittime, perpetrato da parte di vile mano mafiosa, nei pressi del mio negozio in via Isidoro Carini al 34. La strage avvenne a circa trenta metri di distanza dal mio negozio, ma la lapide fu ivi riposta poiché era quella l’unica parete nei pressi disponibile. Anche quest’anno la commemorazione, con tutti gli onori, nel ricordo di un eroe allora lasciato da solo a contrastare la mafia. La civiltà del ricordo. Ma anche quest’anno vengono lasciate a macerare ed essiccare per decine di giorni le ghirlande … maleodoranti e fradice, spargendo già dopo una settimana, un olezzo nauseabondo . Capisco pienamente il rispetto e l’ammirazione per un uomo ‘simbolo’ nella lotta alla criminalità, ma perché dopo la commemorazione mai nessuno provvede a prelevare le ghirlande, anche dopo ripetute richieste?? La mia esternazione è dettata da motivazioni igieniche e di civiltà che nulla hanno a che vedere con il rispetto e l’ammirazione che nutro per uno degli eroi caduti per liberare la mia amata Palermo.
Giulio Torta
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Misteri Templari a Cortona ed a Roma |
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Il Museo 'Federico II e il Medioevo' di Palermo (www.federicoiiedintornimuseum.it) si accinge ad esporre a Cortona ed a Roma, parte dei suoi preziosi 'gioielli'.
A Cortona Antiquaria, dal 25 agosto sino al 9 settembre, saranno esposti cinque rarissimi scrigni Templari in argento, da noi soprannominati 'parlanti', in quanto sussurrano ancor oggi, dopo circa otto secoli dalla loro creazione, motti cavallereschi e preghiere, tramite iscrizioni in smalto, in una arcana simbologia. L'esoterismo del mondo Templare, viene mostrato in tutta la sua fierezza, e si tenta di interpretare, grazie ai messaggi racchiusi in alcuni inediti oggetti, energie e simbologie legate ad un mondo ancor oggi misterioso. A Roma, dal 13 al 21 ottobre, presso Antiquari nella Roma Rinascimentale a Santo Spirito in Sassia, sarà esposta la sezione completa di reperti Templari acquisita in Sicilia in quasi trenta anni di appassionanti ricerche.
Giulio Torta
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'Scultura Futurista' |
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'Scultura Futurista Inedita'
Dopo le figuracce di gran parte degli 'esperti' 'critici' e 'storici dell'Arte' sulle autenticamente 'false' sculture di Modigliani del 1984, ancora oggi soffia un vento gelido su tutta la scultura italiana... Non esiste un nuovo parere, una nuova opinione se pur opinabile tra gli studiosi, vecchi e nuovi. Non assistiamo più da tempo ad alcuna scoperta che sia novità stimolante per l'arte antica o moderna, e questo anche se vi siano concreti presupposti per intraprendere delle ricerche serie e motivate. Proporre una 'nuova' importante attribuzione senza l'appoggio gerarchico- accademico rappresenta una provocazione, una arrogante prospettiva d'Arte Sovversiva', a cui l'Accademia gira silenziosamente le spalle, snobbando la scoperta come se non esistesse il terremoto che vibra sotto i piedi.Quante prove,studi,tentativi ed errori ha dovuto affrontare un vero Artista per forgiare il proprio carattere. Lavori che rimangono quasi tutti spesso sconosciuti. Ad esempio, riguardo un artista geniale come Umberto Boccioni, di cui si conoscono solo pochissime sculture, in quanto egli stesso ne distrusse diverse,
non conosciamo la completa evoluzione della sua arte durante gli esordi. Prima che decidesse di comporre opere 'plurimateriche' purtroppo deteriorabili, chi gli avrebbe vietato, anche durante la sua permanenza in Francia, di creare uno o più lavori in bronzo, rimasti ad oggi sconosciuti? Solo se si scoprono documenti o fotografie dell'artista accanto alla sua opera, si può intraprendere un eventuale discorso attributivo. Anche questo ha portato tanta intelligenza in cantina, tra ragnatele e muffa. Il terrore di prendere una bufala per le corna ha ucciso il pensiero. E sono tanti i franchi tiratori, che aspettano al varco chi abbia l'ardire di esprimere un proprio parere. Cosa dire della sintonia caratteriale tra 'Forme Uniche della continuità nello spazio' di Umberto Boccioni, e questa scultura, intitolata 'Fusione di Forma Umana'??? Questa scultura futurista del primissimo novecento è ancora senza paternità. 'Fusione di Forma Umana'(h. cm.80), è certamente databile sia per patina che per carattere, ai primissimi anni del 900', ma pone alcuni interrogativi... Ad un primo impatto sembrerebbe trattarsi di una scultura metafisica, collegabile ai canoni del primo periodo metafisico di Giorgio de Chirico. Solo un attimo, perché ci rendiamo subito conto che la staticità del metafisico, la rotondità dei classici uomini dalla testa ad uovo, non è il modello di ciò che ci viene trasmesso. La testa di ‘Fusione di Forma Umana’ mostra un taglio netto a sguincio dall'alto verso il basso, da ricordare sia la parte superiore della famosa scultura di Umberto Boccioni 'Sviluppo di una Bottiglia nello spazio', che diversi disegni ed oli futuristi Boccioniani raffiguranti figure umane. La forma umana che si scioglie, è mutila di braccia, la qual cosa la collega in concreto alla famosa scultura 'Forme uniche della continuità nello spazio', a cui sembrerebbe aver proposto l'input iconografico dei piedi con lamine in movimento che, da frastagliate, diverranno tutt'uno con la forma così divenuta dinamica, in 'Forme Uniche'. Ciò che qui si interpreta è una 'liquefazione' in atto, ovvero una fusione del volto che scivola, amalgamandosi all'altezza di un braccio che non c'è, perché già disciolto. Un ‘volto’ capovolto dalla strana fisionomia, con la fronte rigonfia, in reale parallelismo caratteriale con la famosa scultura ‘L’Antigrazioso’ sempre di Boccioni. Anche la assoluta mancanza di piedistallo è un legame con l’idea della scultura futurista di Boccioni. Una base separava concettualmente la scultura dall’ambiente circostante che invece doveva trasmettere, come una dinamo, energia. Guardando dal retro la nostra scultura, spicca un vuoto al centro, all'altezza del cervello, mancante, in quanto già liquefatto. Sembrerebbe come se si volesse trasmettere l'evoluzione di una idea in itinere, un modello ed una concezione di movimento, ancora in fase di transizione metamorfica nella modifica. Più ancora che un dinamismo di movimento, una reale dinamicità nella trasformazione, come un bruco umano, in evoluzione. La 'Fusione di forma umana' in trasformazione, verso qualcosa che non sappiamo, o forse in fase di auto distruzione per incipiente metamorfismo. Sulla schiena della 'fusione di forma umana', notiamo delle evidenti riserve depresse, come masse di solchi in movimento, anche lì come ad esprimere un divenire in atto... Una idea di futurismo in embrione, in bozzolo, dal silenzioso movimento di un uomo-bruco che si scioglie per mutare e trasformarsi in divenire. Si potrebbe interpretare questa scultura quale seme geniale di una idea futurista, come il 'flash' generato dalla testa a 'lampadina'del nostro 'uomo metamorfico'... Ecco la liquefazione del corpo di un uomo mutante, in movimento per una evoluzione misteriosa in atto … Una idea inedita accostabile alla genialità di Umberto Boccioni, che si collocherebbe, secondo me, agli albori della scultura futurista ovvero tra il 1909 ed il 1912, di fatto prima del Manifesto della Scultura Futurista (12 aprile 1912). La provenienza della scultura rafforzerebbe le ardite considerazioni, ovvero dalla Collezione di un mercante d’arte oggi scomparso, amico personale di Sprovieri, gallerista romano mercante e sponsor di Umberto Boccioni ed esperto conoscitore del futurismo italiano, artefice della prima mostra sul futurismo a Roma.
Giulio Torta
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Caravaggio e il disegno di 'Fillide' |
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Il Caravaggio misterioso svela dalle radiografie, il disegno nascosto della sua modella Fillide Melandroni…
Ancor più che misterioso questo dipinto è maledetto come il suo autore, perché in esso, per la prima ed unica volta nella storia della pittura antica, un pittore esprime gesticolando, un messaggio disperato. Il Merisi ritrae se stesso in un doppio autoritratto, come se fosse stato già decapitato, ed al tempo stesso, supplicante verso il Davide. Con la mano aperta, ‘ferma la condanna’, e con il pollice in alto, ‘salvami’. Solo il Pontefice avrebbe potuto fermare la condanna a decapitazione che gravava sul collo di Caravaggio assassino, e questo dipinto forse doveva essere l'ultima richiesta di grazia. Il messaggio, è talmente evidente da lasciare basiti. Il mistero si infittisce quando, effettuate le radiografie nel dipinto ,da sotto vernice, appare il disegno ad abbozzo, con le fattezze dalla amata modella di Caravaggio Fillide Melandroni…. quel volto angelico in cui albergava una donna di vita. Sì, è proprio lei, Fillide, amante e modella di Caravaggio. Questo dipinto del primissimo 600’,evidenzia una tecnica molto sofferta ed elaborata, con pentimenti, campiture ed una tecnica più che compatibile con le ultime opere del Merisi. La modella doveva probabilmente perorare la richiesta di grazia, da Caravaggio al Pontefice. Ecco perché nella radiografia, le piccole mani di Fillide sono disposte sotto, gesticolanti come quelle di Caravaggio. Finalmente un grande studioso, ha voluto intraprendere, con pacatezza ed estrema attenzione, le ricerche su questo Dipinto. Lo studioso, quando ha visionato da vicino il Dipinto,dopo essere rimasto assorto in assoluto silenzio per svariati minuti, ha sussurrato: ‘Questo dipinto è ‘SCONVOLGENTE’’.
Giulio Torta
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Caravaggio, ma per pochi... |
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Il Caravaggio per pochi...
Da anni ormai le prove attributive tecnico-scientifiche pluri certificate rilevate sul Capolavoro 'Caravaggio con doppio Autoritratto' hanno meticolosamente scavalcato qualunque avversità 'attributiva'. Michelangelo Merisi, il più importante pittore del 600' e probabilmente il massimo esponente della storia della pittura di tutti i tempi, in questo specifico caso, non può o non deve essere 'attenzionato' per motivazioni che non sono di certo coerenti con l'arte nè con la logica. Di fatto i 'giardinetti' dell'attribuzionismo sono delimitati da palizzate ricoperte con filo spinato ad alta tensione. Studiosi di vecchia e nuova generazione si affrontano su una scacchiera di un mondo sempre più surreale per acquisire un proprio posto al sole da difendere contro tutto e tutti, senza esclusione di colpi. Fa sorridere l'ambizione arrogante di taluni studiosi di voler imbrigliare tutta la vita di un grande artista, pubblicandone arbitrariamente una monografia quale 'Opera Omnia', accantonando o inserendo opere gradite o scomode a proprio beneplacito... Il massimo della ambizione di alcuni studiosi consiste nella prerogativa di poter disquisire con una platea di sordo-ciechi ed ottenerne il plauso incondizionato. Ma c'è da chiedersi: quanti studiosi sono effettivamente in grado di comprendere realmente la differenze tra una copia ed un capolavoro? Da chi viene giudicato il lavoro e le ricerche effettuate da arguti topi di biblioteca? Basta studiare libri su libri, per acquisire quella profonda sensibilità che consente di entrare nell'anima di un grande artista? O forse si tratta di un alone di prestigio che si crea intorno ad una impalcatura. Ultimanente sono 'apparse' delle attribuzioni al Caravaggio che stanno in piedi con stampelle di cemento. Perchè non vi sono più punti di riferimento e coerenza nelle ricerche, e perchè i riscontri tecnico scientifici, che sono oggi giunti a livelli quasi inconfutabili non vengono considerati a fondo? Forse per lasciare un ampio margine di libertà alle libere personali ipotesi congetturali ? La sensibilità non si compra nè si vende,e chi ce l'ha...se la tiene. Purtroppo, ne troviamo troppo poca intorno di sensibilità, vedendo come gira il mondo...proprio nel settore dell'arte sembra che si sia dissolta e che sia un 'optional' non gestibile, e quindi scomodo. L'arte è gestita in Italia come un Partito politico in mano ad 'onorevoli' distratti e svogliati. Forse, solo nella musica è ancora presente una eterea sensibilità, come una differente lunghezza d'onda, per poter creare momento per momento un flusso impalpabile, avvicinando la mente e il cuore in tutti gli umani, uomini e donne. Per vedere dove stiamo andando, basta una visita in una esposizione d'arte contemporanea, per 'ammirare' le nuove e modernissime forme artistiche, che in me, che probabilmente non capisco tanto del 'contemporaneo', suscitano spesso angoscia e tristezza, oltre che smarrimento. La nuova arte non concede spazio al primordiale, atavico sentimento, ed il concetto del 'bello' ha come riferimento la fantasia imbrigliata da un fungo atomico, dal crollo delle due torri o dal filo spinato di un lagher. La morte sovrasta la vita ed anche il sorriso di un bambino viene interpretato come un ingenuo attimo da cui separarsi presto, come un breve ricordo degli ormai superati e barbosi squarci romantici dell'ottocento. Di certo chi ha la tragedia di essere un non vedente, con il pesante fardello che si trascina, avrà fatto tesoro delle sensazioni, le più pure, che esistono e non si vedono. La necessaria riscoperta della sensibilità, appunto. L'Arte, quella vera, dovrebbe forse essere destinata a Loro, non vedenti, quale ricompensa per una mancanza impagabile. Arte come Dono divino, per la riscoperta dell'animo umano da parte di chi non vede il reale mondo disfatto che lo circonda, ma sente ancora con il cuore e con l'anima...Questo Caravaggio, è dedicato solo a Loro.
Giulio Torta
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'Boccioni' e l'uomo bruco... |
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-Futurismo Inedito-
Dopo le figuracce di gran parte degli 'esperti' e 'critici' sulle autenticamente 'false' sculture di Modigliani del 1984, ancora oggi soffia un vento gelido su tutta la scultura italiana... Non esiste un nuovo parere, una nuova opinione se pur opinabile tra gli studiosi, vecchi e nuovi. Non assistiamo più da tempo ad alcuna scoperta che sia novità stimolante per l'arte antica o moderna. Solo se si scoprono documenti o fotografie dell'artista accanto alla sua opera, si può intraprendere un eventuale discorso attributivo. Anche questo ha portato tanta intelligenza in cantina, tra ragnatele e muffa. Il terrore di prendere una bufala per le corna ha ucciso il pensiero. E sono tanti i franchi tiratori, che aspettano al varco chi abbia l'ardire di esprimere un proprio parere.Cosa dire della sintonia caratteriale tra queste due sculture? A destra 'Forme Uniche della continuità nello spazio' di Umberto Boccioni, ed a sinistra la scultura dell'uomo bruco, intitolata 'Fusione di Forma Umana'. Questa scultura futurista del primissimo novecento è ancora senza paternità, ma di certo (per fortuna) non ascrivibile all'opera di Amedeo Modigliani...
Su questa interessante inedita scultura bronzea,intitolata 'Fusione di Forma Umana'(h. cm.80), databile i primissimi anni del 900', desideriamo considerare alcuni particolari, per valutarne eventuali connessioni. Ad un primo impatto sembrerebbe trattarsi di una scultura metafisica, collegabile ai canoni del primo periodo metafisico di Giorgio de Chirico. Solo un attimo, perché ci rendiamo subito conto che la staticità del metafisico, la rotondità dei classici uomini dalla testa ad uovo, non è il modello di ciò che ci viene trasmesso. La testa di ‘Fusione di Forma Umana’ mostra un taglio netto a sguincio dall'alto verso il basso, da ricordare sia la parte superiore della famosa scultura di Umberto Boccioni 'Sviluppo di una Bottiglia nello spazio', che diversi disegni ed oli futuristi Boccioniani raffiguranti figure umane. La forma umana che si scioglie, è mutila di braccia, la qual cosa la collega in concreto alla famosa scultura 'Forme uniche della continuità nello spazio', a cui sembrerebbe aver proposto l'input iconografico dei piedi con lamine in movimento che, da frastagliate, diverranno tutt'uno con la forma così divenuta dinamica, in 'Forme Uniche'. Ciò che qui si interpreta è una 'liquefazione' in atto, ovvero una fusione del volto che scivola, amalgamandosi all'altezza di un braccio che non c'è, perché già disciolto. Un ‘volto’ capovolto dalla strana fisionomia, con la fronte rigonfia, in reale parallelismo caratteriale con la famosa scultura ‘L’Antigrazioso’ sempre di Boccioni. Anche la assoluta mancanza di piedistallo è un legame con l’idea della scultura futurista di Boccioni. Una base separava concettualmente la scultura dall’ambiente circostante che invece doveva trasmettere, come una dinamo, energia. Guardando dal retro la nostra scultura, spicca un vuoto al centro, all'altezza del cervello, mancante, in quanto già liquefatto. Sembrerebbe come se si volesse trasmettere l'evoluzione di una idea in itinere, un modello ed una concezione di movimento, ancora in fase di transizione metamorfica nella modifica. Più ancora che un dinamismo di movimento, una reale dinamicità nella trasformazione, come un bruco umano, in evoluzione. La 'Fusione di forma umana' in trasformazione, verso qualcosa che non sappiamo, o forse in fase di auto distruzione per incipiente metamorfismo. Sulla schiena della 'fusione di forma umana', notiamo delle evidenti riserve depresse, come masse di solchi in movimento, anche lì come ad esprimere un divenire in atto... Una idea di futurismo in embrione, in bozzolo, dal silenzioso movimento di un uomo-bruco che si scioglie per mutare e trasformarsi in divenire. Si potrebbe interpretare questa scultura quale seme geniale di una idea futurista, come il 'flash' generato dalla testa a 'lampadina'del nostro 'uomo metamorfico'... Ecco la liquefazione del corpo di un uomo mutante, in movimento per una evoluzione misteriosa in atto … Una idea inedita accostabile alla genialità di Umberto Boccioni, che si collocherebbe, secondo me, agli albori della scultura futurista ovvero tra il 1909 ed il 1912, di fatto prima del Manifesto della Scultura Futurista (12 aprile 1912). La provenienza della scultura rafforzerebbe le ardite considerazioni, ovvero dalla Collezione di un mercante d’arte oggi scomparso, amico personale di Sprovieri, gallerista romano mercante e sponsor di Umberto Boccioni ed esperto conoscitore del futurismo italiano, artefice della prima mostra sul futurismo a Roma
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Futurismo in progress... |
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''Raffronto Futurista'': l'Antigrazioso di Umberto Boccioni e l'uomo bruco, tratto dalla scultura futurista 'Fusione di Forma Umana'...''
Un volto che si scioglie scivolando lentamente lungo il corpo di un uomo già semi disciolto. Ecco la testa capovolta, estrapolata ed ingrandita da 'Fusione di Forma Umana', la scultura 'Futurista' in bronzo a patina bionda che sembrerebbe portare in sè il germe del carattere che si evolverà in un Futurismo deciso e maturo nella scultura raffigurante la testa dell'Antigrazioso di 'Umberto Boccioni'. L'ipotesi che la scultura 'Fusione di Forma Umana' possa essere tra i primi lavori futuristi degli albori del 900' non è affatto improbabile...
Il movimento c'è, ed è dato dall'evoluzione della stessa figura umana in bozzolo, che si scioglie, rattrappisce e si accartoccia lentamente, forse dissolvendosi e trasformandosi, ma ancora mantenendo delle forme quasi morbide e non ancora in totale rottura con la classicità. Mentre nell'Antigrazioso di Boccioni si evidenzia un concetto di futurismo già somatizzato ed evoluto, la scultura da cui abbiamo estrapolato la testa, rappresenterebbe una idea futurista iniziale, di grande fantasia ed unicità, che solo un Artista con la 'A' maiuscola poteva inventare. Chi potrebbe essere questo artista, precursore di un futurismo concettuale agli albori ?
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Metamorfosi Futurista... |
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'Forme Uniche della continuità nello spazio' tra due immagini di 'Fusione di Forma Umana' (h.cm 80)
Su questa interessante inedita scultura bronzea,intitolata 'Fusione di Forma Umana', databile i primissimi anni del 900', desideriamo considerare alcuni particolari, per valutarne eventuali connessioni. Ad un primo impatto sembrerebbe trattarsi di una scultura metafisica, collegabile ai canoni del primo periodo metafisico di Giorgio de Chirico. Solo un attimo, perché ci rendiamo subito conto che la staticità del metafisico, la rotondità dei classici uomini dalla testa ad uovo, non è il modello di ciò che ci viene trasmesso. La testa di ‘Fusione di Forma Umana’ mostra un taglio netto a sguincio dall'alto verso il basso, da ricordare sia la parte superiore della famosa scultura di Umberto Boccioni 'Sviluppo di una Bottiglia nello spazio', che diversi disegni ed oli futuristi Boccioniani raffiguranti figure umane. La forma umana che si scioglie, è mutila di braccia, la qual cosa la collega in concreto alla famosa scultura 'Forme uniche della continuità nello spazio', a cui sembrerebbe aver proposto l'input iconografico dei piedi con lamine in movimento che, da frastagliate, diverranno tutt'uno con la forma così divenuta dinamica, in 'Forme Uniche'. Ciò che qui si interpreta è una 'liquefazione' in atto, ovvero una fusione del volto che scivola, amalgamandosi all'altezza di un braccio che non c'è, perché già disciolto. Un ‘volto’ capovolto dalla strana fisionomia, con la fronte rigonfia, in reale parallelismo caratteriale con la famosa scultura ‘L’Antigrazioso’ sempre di Boccioni. Anche la assoluta mancanza di piedistallo è un legame con l’idea della scultura futurista di Boccioni. Una base separava concettualmente la scultura dall’ambiente circostante che invece doveva trasmettesse, come una dinamo, energia. Guardando dal retro la nostra scultura, spicca un vuoto al centro, all'altezza del cervello, mancante, in quanto già liquefatto. Sembrerebbe come se si volesse trasmettere sculturalmente, l'evoluzione di una idea in itinere, un modello ed una concezione di movimento, ancora in fase di transizione metamorfica nella modifica. Più ancora che un dinamismo di movimento, una reale dinamicità nella trasformazione, come un bruco umano, in evoluzione. La 'Fusione di forma umana' in trasformazione, verso qualcosa che non sappiamo, o forse in fase di auto distruzione per incipiente metamorfismo. Sulla schiena della 'fusione di forma umana', notiamo delle evidenti riserve depresse, come masse di solchi in movimento, anche lì come ad esprimere un divenire in atto... Una idea di futurismo in embrione, in bozzolo, dal silenzioso movimento di un uomo-bruco che si scioglie per mutare e trasformarsi in divenire. Si potrebbe interpretare questa scultura quale seme geniale di una idea futurista, come il 'flash' generato dalla testa a 'lampadina'del nostro 'uomo metamorfico'... Ecco la liquefazione del corpo di un uomo mutante, in movimento per una evoluzione misteriosa in atto … Una idea inedita accostabile alla genialità di Umberto Boccioni, che si collocherebbe, secondo me, agli albori della scultura futurista ovvero tra il 1909 ed il 1912, di fatto prima del Manifesto della Scultura Futurista (12 aprile 1912). La provenienza della scultura rafforzerebbe le ardite considerazioni, ovvero dalla Collezione di un mercante d’arte oggi scomparso, amico personale di Sprovieri, gallerista romano mercante e sponsor di Umberto Boccioni ed esperto conoscitore del futurismo italiano, artefice della prima mostra sul futurismo a Roma nel 1914. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
Da una lettera di Boccioni all'amico Sprovieri del nov-dic 1913
Caro Sprovieri,
Ecco i prezzi:
(È intesa sempre la copia del lavoro venduto)
1° prezzo - 2° prezzo
1. Muscoli in velocità L. 1000 - L. 800
2. Sintesi del dinamismo umano L. 2000 - L. 1500
3. Espansione spiralica di muscoli in movimento L. 1000 - L. 800
4. Testa + Casa + Luce L. 1500 L. 1000
5. Fusione di una testa e di una finestra L. 1000 L. 800
6. Sviluppo di una bottiglia ecc. ecc. (forma) L. 600 L. 400
7. Forma e forza di una bottiglia L. 500 - L. 300
8. Vuoti e pieni astratti di una testa L. 500 - L. 300
9. Antigrazioso (venduto)
10. Sviluppo di una bottiglia nello spazio (colore)L. 600 - L. 400
I disegni sono di due unici formati:
Formato grande L. 200 - L. 150
Formato piccolo L. 50 Boccioni XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
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5 STELLE ad sidera'' |
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La Democrazia è corrotta e menomata da uno Stato che non è più rispondente al volere della Gente. Uno Stato ostile illogico ed aggressivo, gestito da poteri economici a discapito dei più deboli. Conta solo il denaro e non più l'uomo. Non possiamo più votare per colui o colei che dovrebbe rappresentarci, perchè il voto viene inglobato e 'stornato' ad uso e consumo dei poteri politici ormai divenuti 'tirannici'. Non esiste più alcuna tutela per chi non è asservito alla struttura, facendone parte.
I referendum vengono 'scavalcati' e imbavagliati come se il volere popolare non conti più nulla. Nessuno risponde più a nessuno se non a chi ha più privilegi di lui...
Ero di destra, o forse di sinistra, ma mentalmente ormai centralmente prevaricato. E' un lento colpo di Stato silenzioso e viscido. Adesso solo una speranza: Il potere torni ai cittadini. Speriamo che la semplicità la buona volontà e la correttezza ci riportino la democrazia. Questi politicanti attuali,in gran parte, non rappresentano altro che loro stessi con i loro interessi. Meglio di gran lunga un fontaniere o un panettiere, un impiegato una parrucchiera o un fioraio, che rappresentino concretamente il raziocinio del buon padre di Famiglia, che super avvocati ed economisti, che hanno distrutto una Nazione, sbranandola. Un 'Grazie Beppe' per aver creato ''5 Stelle''- Ultima Spes, per La Democrazia nuovamente in mano ai cittadini.
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Marco Marcola il 'Maestro del Biribisso' |
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Marco Marcola, detto anche il Maestro del Biribisso, a volte definito il Pietro Longhi di Verona, si esprime in questo dipinto ad olio su tela(cm.155x85 circa), in una scena nella quale un saltimbanco con ombrellino, esibisce su un palchetto due scimmiette. La scena, raffigurante uno scorcio movimentato della vita quotidiana nella Verona del Settecento, è un'opera di grande vitalità, ricca di fantasia che ci mostra usi e costumi dei veronesi del XVIII secolo. Marco Marcola nacque a Verona figlio del pittore Giambattista, fu artista di vasta produzione, diffusa principalmente in area veneto-lombarda, eclettico e grandangolare. Lo storico settecentesco Luigi Lanzi lo definì: «..pittore universale, speditissimo nel lavorare, ferace nelle invenzioni.. »
I suoi lavori spaziarono dagli affreschi fino alla decorazione di insegne, mobili, portantine e gondole, ma più che altro fu richiesto per le sue tele di genere popolaresco. Tutta la famiglia Marcola si diede alla professione pittorica, i figli di Giambattista, Nicola, Francesco e Marco furono pittori. In particolare Nicola fu aiuto di Marco per gli affreschi e Francesco un pittore quadraturista. Marco fu anche un apparatore di feste, scenografie e fuochi d'artificio. Marco Marcola iniziò la sua carriera decorando ville nel comprensorio veronese, il suo stile è stato considerato molto simile a quello del veneziano 'Giandomenico Tiepolo', anche se in nessun documento si parla di un eventuale conoscenza tra i due pittori veneti.
Decorò, nella sua città natale con affreschi il piano nobile di Palazzo Emilei-Forti, altri affreschi si trovano a Casa Ferruzzi e a Palazzo Carli. « ...è tutta dipinta di ghiribizzi da Marco Marcola, pittore dello scadimento, ma che pochi ebbe di eguali nella prontezza del concetto e delle esecuzione delle opere »
(Luigi Giro, Sunto della storia di Verona politica, letteraria ed artistica dalla sua origine all'anno 1866, Civelli, 1869, p. 220)
Dipinse anche in affresco il soffitto della Chiesa di Santa Teresa degli Scalzi, e quella della Chiesa di San Pietro in Monastero
Una delle sue opere particolarmente apprezzate è l'affresco della volta del Palazzo del Seminario Maggiore di Verona, dove sono rappresentate le costellazioni, descritto da Giovanni Battista da Persico nel suo tomo 'Descrizione di Verona e della sua provincia'.
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''Guidoriccio da Fogliano...'' |
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''I Bozzetti del Guidoriccio da Fogliano e l'eterna controversia...''
Non bisogna essere certo una 'volpe' o un'aquila, se si ha sensibilità e preparazione nel settore dell'Arte per capire che il 'bozzetto' qui riprodotto sotto la foto dell'affresco senese posto nel Salone Mappamondo altro non è che la prima idea dell'autore, che poi diventerà l'affresco... Infatti nel confronto si legge come, con le piccole modifiche attuate nel grande Guidoriccio, si evolvono alcune 'ingenuità' ed imperfezioni espresse nella prima stesura acerba e di getto del disegno abbozzato. A conferma di ciò, in un'altro dei 'bozzetti' da me sopranominati 'Invisibili' in quanto taluni NON riescono ancora a vederli, vi sono tratteggiate e riportate le misure in scala, per realizzarne in seguito il grande affresco. Non mancano motti, iscrizioni,oltre che la data e la firma Francesco Domenico D'Andrea 1442. Il tutto con carattere,supporto e pigmenti, risultati agli esami scientifici coerentemente della prima metà del 400'. In certi casi mi sembra di essere, senza averlo mai saputo, dello Spionaggio, o forse più propriamente un fastidioso 'sovversivo' dell'Arte. Forse anche perchè mi rendo conto di quante 'panzane' vengano rifilate senza ritegno ai giornalisti ed alla gente, da certi 'studiosi'. Ogni 'scoperta' invece di arricchire la cultura tutta, sminuisce il prestigio di certuni contro taluni, e quindi viene avversata o supportata in ogni modo . Studiosi che si accapigliano per stabilire se Caravaggio è morto a Civitavecchia o a Porto Ercole, e se è nato a Milano od a Caravaggio, mentre non interessa a nessuno se viene scoperto un nuovo Capolavoro di Caravaggio sotto il naso... E' solo una questione meramente politica e di potere, e come tale è gestita.
Fortunatamente sino ad oggi nel settore dell'Arte, non si è mai 'sparato' a nessuno...e questo almeno è un conforto. Uno studioso romano molto capace ed anche simpatico (dote rarissima nel settore) ha obiettato che il mio modo di fare, diretto, ruvido e senza filtri era da considerarsi 'scandaloso'.
Ma questa Italia è un eterno controsenso. Non esiste un solo settore che funzioni e che dia correttamente soddisfazioni a chi lavora con amore e professionalità mentre al contrario, chi prevarica e gestisce senza scrupoli a proprio vantaggio la professione è premiato ...
Povera Italia, ricca di capolavori, ma veramente povera di raziocinio.
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Caravaggio,Boccioni,Guidoriccio,Nicola Pisano ... |
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''Caravaggio,Guidoriccio,Nicola Pisano, Boccioni e L'Arte della 'distrazione dell'Arte'''
Ma cosa potrebbe interessare alla 'intellighenzia' italiana se qualcuno che non sia della 'Parrocchia' dovesse 'casualmente' scoprire uno o più Capolavori sconosciuti? Perchè dover mettere scompiglio tra le placide acque degli storici, che disquisiscono serenamente o quasi tra libri e teorie, ipotesi ed interpretazioni pindariche... Ricordo quando ebbi l'opportunità di recarmi, dopo un sofferto appuntamento, dal compianto Professor Luciano Bellosi, nel suo studio di Firenze, per fargli vedere di persona i famosi e scomodi Bozzetti del 'Guidoriccio da Fogliano'.
Il Professore, tra una caterva di libri ammucchiati in ogni dove, mi ricevette con un certo fastidio, che si tramutò ben presto in una disamina forzatamente veloce dei disegni mostratigli.
Non potrò mai dimenticare come, dicendomi che i bozzetti erano del 700', cercava di penetrare dentro quei fogli, sia con gli occhi che con il cuore. Certe cose non si possono nascondere, specie ad un antiquario 'vissuto' come me.
DOVEVA dirmi che si trattava di lavori della fine del 700' mentre gli tremavano le mani e cercava di modulare la voce che balbettava leggermente. Eppure queste bandiere sono interessanti, come le siepi dello steccato...Io gli manifestai che erano stati eseguiti accertamenti chimici sia sui pigmenti naturali che sulle iscrizioni, tramite il noto paleografo Prof.Fabio Troncarelli, e che quei bozzetti risultavano scientificamente della prima metà del 400'...
Il professor Bellosi, non guardandomi più negli occhi era infastidito dalla mia presenza quanto magnetizzato dai disegni... percepivo una grande voglia di soffermarsi su quelle piccole pergamene, per studiarle con passione ... ma ciò non era possibile. Lo sapevamo entrambi. E così mi congedai da Lui, con la conferma che il mondo accademico senese non avrebbe mai dato la opportunità di venire a capo di quel mistero, che adesso mistero non è più: Il famoso affresco raffigurante il Guidoriccio da Fogliano fu eseguito da Francesco e Domenico D'Andrea nel 1442, lo stesso artista fiorentino che dipinse anche la Battaglia di Poggio Imperiale insieme a Giovanni di Cristoforo Ghini, lì accanto, nel salone Mappamondo. Sigle e date nei bozzetti da me rinvenuti confermano una scoperta che non poteva e non può essere divulgata...Guidoccio da Fogliano non è mai stata opera di Simone Martini. Lo asseriscono inascoltati da anni studiosi come l'amico americano Gordon Moran e Michael Mallory, insieme a tanti altri studiosi internazionali dal libero pensiero. Ma chi potrà mai aver ascolto, se non quel solito gruppo di studiosi legati a doppio filo alla gerarchia politico-accademica italiana? La stessa forzata 'distrazione' riguarda la scoperta a dir poco 'dirompente' di un dipinto di Caravaggio con doppio autoritratto, nel quale, in modo esplicito, Caravaggio richiede probabilmente al Pontefice, e con una gestualità mai espressa nell'arte del primo 600', la grazia della vita. In tanti conoscono questa storia...che adesso rasenta il tragi-comico. Non si può impunemente pestare i piedi ai Luminari della Cultura...e scavalcarli, anche se in questo caso una tale scoperta sarebbe un trionfo per l'Arte e la Cultura italiana tutta. E possiamo continuare ancora, con il rinvenimento, in un mercato nazionale, della scultura medievale in marmo bianco,raffigurante Federico II. Quando la scultura fu esposta in Mostra a Bari, circa quattro anni addietro,tramite la Ass.Culturale Terza Esperide di Palermo, io, quale fautore della eretica esposizione, fui letteralmente 'aggredito' verbalmente da uno studioso del territorio, professore di Lettere e Filosofia, pluri blasonato e cattedratico, che inveì nei miei confronti dicendo che quella scultura era dell'ottocento. Costui è ancora il professore che 'amministra' la storia dell'arte medievale in quel comprensorio ... Questa scultura, è stata adesso accreditata in Giappone con una meticolosa ed attenta pubblicazione, da uno dei più stimati studiosi di scultura medievale internazionale: Il Professor Naoki Dan, giapponese, laureato a Firenze...Lo studioso orientale ritiene questa scultura di Federico II un importantissimo punto di passaggio tra il Medioevo ed il Rinascimento, attribuendone l'Opera alla genialità di Nicola Pisano. Ma in mano di chi risiede (ristagna) la cultura dell'Arte in Italia? Studiosi preparati e non politicizzati ne avremmo tanti, perchè non hanno alcuna voce? Forse avremmo bisogno di un 'Commissariamento' anche per la Cultura. Non il Prof.Monti e la Prof.ssa Fornero, già così impegnati, ma uno o più Professori seri, preparati e pacati, possibilmente non facenti parte della Setta Gerarchica del ''non vedo non sento e non parlo''.
Giulio Torta
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Giulio Torta nel Rigor Montis |
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A Parma, per il grande mercato internazionale di antiquariato qualcosa è successo...le novità dettate da Rigor Montis cominciano a portare effetti...'devastanti'. Un antiquario belga voleva comperare 'in contanti' un bel dipinto presso il mio stand del costo di oltre novecentocinquanta euro, ma io non lo potevo vendere. Soltanto con assegno avrei potuto cedere quel dipinto, ma l'antiquario belga non aveva più assegni. Bene, la vendita non è stata effettuata, ed era una delle sparute vendite possibili a Parma: anche il mercato italiano di antichità è in ginocchio. Il terrorismo effettuato per 'risanare' le casse dello Stato, intanto sta provocando una ulteriore rarefazione della circolazione di liquidità oltre che provocare un vero e proprio 'panico' presso gli EX potenziali acquirenti. Perchè non cerca, questo governo di emergenza, di risolvere problematiche di snellimento del commercio, invece di sparere sui superstiti di una situazione da CATASTROFE ? Oltre la beffa, non potrò dimenticare il sorriso beffardo del collega belga. Mi ha trattato come fossi stato un 'estra comunitario' sfortunato.
Grazie 'Rigor Montis', il baratro è dietro l'angolo...
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Il Caravaggio dello 'scandalo'... |
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Ancora un altro studioso di indubbia preparazione e dalla mente schietta ha esternato a cuore aperto, senza voler essere in alcun modo menzionato: 'E' scandaloso che ancora questo dipinto non venga attenzionato ed accreditato. Non esiste più alcun briciolo di passione ed amore per la conoscenza e per l'arte. E' una 'casta' anche questa degli storici-studiosi. Si tratta solo di politica e potere a volte con qualche pizzico di incompetenza, timore ed una buona dose di invidia. Gli studiosi di capacità e competenza restano sempre in retrovia... In vero (quasi) tutti gli studiosi di spessore hanno i loro 'parrocchiani' e cercano di spingere ed accreditare i loro 'protetti'. Ha visto quanti 'pseudo' caravaggio sono spuntati come i funghi? A volte senza un minimo presupposto di coerenza con Caravaggio. Questo dipinto da fastidio e fa scandalo. E' 'troppo' Caravaggio. E' saltato fuori, scoperto da un mercante, e questa è già una enorme preclusione, ed inoltre è stato studiato e divulgato senza avere alcuna 'protezione' che si rispetti. Ciò e' inaccettabile per un'Opera di questo spessore.
Tra l'altro, tutti o quasi gli studiosi della pittura 'caravaggesca' conoscevano le foto di questo dipinto presso la Fondazione Longhi, come si potrebbe giustificare che 'nessuno' si è accorto che fosse un'Opera del Grande Maestro? ... Le prove tecnico scientifiche a supporto che lei ha prodotto non fanno piacere, perchè lo storico-studioso vuole, ancora, esser lasciato libero nella sua 'discrezionalità', anche malgrado la 'prova' del DNA e delle impronte digitali (tali vanno considerati gli esami di Spettrografia Raman, radiografie e riflettografia oltre che i test di paragone sui pigmenti già testati).In Italia questo 'Capolavoro' non potrà più essere accreditato. Le conviene contattare qualche studioso estero. All'estero vi sono ancora professionisti meticolosi ed attenti, che non guardano in faccia a nessuno. Se un dipinto è, viene accreditato.
A Montale, forse, (ma ci credo poco) il mistero sarà svelato....forse...ma leggendo la scheda confusa imprecisa e fuorviante sul dipinto nel catalogo della mostra abbiamo già avuto il sentore della 'presentazione'.
E poi per concludere...basta passare davanti al dipinto con una bella fetta di prosciutto davanti agli occhi...possibilmente italiano.
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Caravaggio con doppio autoritratto a 'Montale' |
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Tra le opere in Mostra al castello di Smilea, presso Montale, spicca, quale fiore all'occhiello della esposizione, il capolavoro ''ancora in fase di studio'', 'Davide e Golia con doppio autoritratto di Caravaggio'. Diversi studiosi si sono già espressi per l'esimia attribuzione a Caravaggio, bisbigliando in camera caritatis ma, si sà, toccare il nome del grande, incommensurabile Caravaggio, intimidisce tutti gli studiosi, ed in alcuni casi atterrisce. Come se nessuno volesse dire, per primo, ciò che è fin troppo evidente. Purtroppo la scheda che accompagna l'opera, nel catalogo in vendita presso Montale, è intrisa di inesattezze ed errori. Ma va bene così...Il Dipinto parla da solo. Anzi...Urla.
Una ultima richiesta esplicita di grazia per la vita, espressa dipingendo. Caravaggio, inventandosi una surreale gestualità al di là delle normali espressioni artistiche, si manifesta sia come richiedente la grazia che come Golia già decapitato. Una simbologia che, pur inedita ed unica nel suo genere, non può essere disconosciuta, visto che tutti gli esami scientifici tecnici e radiografici hanno già dato ampiamente la totale sintonia con altre opere del Maestro Merisi.
Adesso, ancor più pregnante, subito dopo la pulitura effettuata dalla restauratrice di Roma, Sara Penco,il dipinto potrà essere amnmirato a Montale nei saloni del Castello di Smilea. Una Mostra ideata ed organizzata dallo storico dell'arte Prof.Pierluigi Carofano, promossa dal Comune di Montale
e dall'Associazione Libera Accademia di Studi caravaggeschi col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Regione Toscana e della
Provincia di Pistoia
in collaborazione con Associazione ONLUS "Un Cuore , Un Mondo"
a sostegno dell'Ospedale del Cuore G. Pasquinucci Fondazione G. Monasterio di Massa. Comitato scientifico: Pierluigi Carofano, Alberto Cottino, Franco Paliaga.
Nella foto da sin.Guido Reni,Orazio Gentileschi,Caravaggio con doppio autoritratto.
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PALERMO ANTIQUARIA 19-27 novembre |
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PALERMO ANTIQUARIA dal 19 al 27 novembre
alle antiche Ferrovie di Sant'Erasmo
La più importante ed attesa Mostra Mercato del sud Italia, si ripresenta quest'anno con una formula dinamica e rinnovata...
Arte antica insieme al Modernariato e Design, in un melange che oggi tiene banco da Parigi a New York, da Milano a Roma. I più prestigiosi ambienti realizzati con la concezione del sapiente connubio tra l'antico che si fonde nel dinamismo dell'era moderna...
Presenti tra i migliori antiquari galleristi e mercanti d'antiquariato, con espositori provenienti da tutta Italia e dall'estero. L'estro del Design anche degli anni 50' e 60' del 900' gomito a gomito con pittura dell'800' e dipinti fiamminghi. Opere di arte moderna e dipinti del 500' e del 600'. Da non perdere la 'Collaterale' di quest'anno; la singolare Mostra sugli antichi lucchetti : 'Apriti Sesamo...quando la 'chiusura' diventa Mistero. Una Collezione inedita di oltre sessanta rari lucchetti dal XII al XX secolo. Arte e curiosità per tutti i gusti dal 19 al 27 novembre a Palermo Antiquaria.
"APRITI SESAMO"
Quando la "chiusura" diventa mistero.
Rara Collezione di antichi lucchetti dal XII al XX secolo
PALERMO 19 / 27 novembre 2011 presso gli ''Antichi Depositi delle Ferrovie di Sant'Erasmo'' via Messine Marine.
Assolutamente straordinaria ed unica nel suo genere la mostra “Apriti Sesamo... quando la chiusura diventa mistero” proposta nell’ambito di Palermo-Antiquaria, manifestazione sempre più ricca di proposte prestigiose ed uniche.
La collezione, che si compone di circa sessanta pezzi, comprende alcune delle principali tipologie di lucchetti antichi che vanno dal XI secolo sino agli inizi del 900', fra i quali spiccano una decina di esemplari estremamente rari, introvabili e di inusitata bellezza, come un piccolissimo catenaccio medievale da scrigno (Germania XII-XIII sec.) raffigurante un leone, la cui chiave frastagliata, inserita nelle fauci, ne dispone l’apertura; oppure, il superbo lucchetto la cui forma, insolita, ricorda un estinto ‘trilobita’ dalla dura corazza chitinosa. L’oggetto consiste in una spessa lamina di ferro, battuta a martello e rinforzata da cordoli applicati a caldo ed inchiodati ferro su ferro, e verosimilmente rappresenta al suo interno, uno tra i più efficienti e tecnicamente complessi meccanismi medievali. Della medesima tipologia si ritrova esempio nelle collezioni di alcuni musei medievali del nord Europa ove detti oggetti sono classificati come manufatti di cultura vichinga e datati fra il XI e il XIII secolo. Fra gli oggetti maggiormente interessanti si presenta, inoltre, un antico lucchetto indiano degli inizi del XIX secolo, dal curioso e complesso meccanismo che consente l’apertura solo dopo una sequenza di cinque chiusure progressive, con quattro chiavi ed una molla segreta a spirale: un rompicapo “quasi inviolabile”. Un similare meccanismo arcano si riscontra anche in alcuni catenacci in ferro, dalla astrusa combinazione con dischi ruotanti in ottone, sia del 700’ che dell’800’. Il Catenaccio o Lucchetto, è tornato molto recentemente agli onori della cronaca dopo il caso editoriale di Federico Moccia, che vede i protagonisti dei suoi libri “Ho voglia di te” e “3 metri sopra il cielo” serrare il proprio legame allacciando al terzo lampione del Ponte Milvio catenaccio e lucchetto nella speranza che lo stesso resti inviolabile buttandone la chiave nel Tevere. Chissà se tutti gli adolescenti che hanno letteralmente “infestato” il lampione di lucchetti a Ponte Milvio, così come a Ponte Vecchio a Firenze (buttando la chiave nell’ Arno), sanno che l’oggetto, antico quasi quanto la storia della civiltà dell’uomo, riunisce in sé maschio e femmina. Il lucchetto, o catenaccio, appunto, è un oggetto composto, completo e funzionale solo nella giusta sinergia tra maschio e femmina: chiave e lucchetto. Un meccanismo con una chiave che aderisce ad un esclusivo corpo composto da una solida struttura articolata internamente tramite una ‘mappa’ frastagliata apribile grazie ad una combinazione relativa. Il catenaccio in acciaio che oggi usiamo per assicurare la moto o per chiudere un cancello, semplice, ma estremamente solido, anticamente era in alcuni casi una vera e propria opera d’arte. La creatività e l’abilità artigiana si è sbizzarrita, sin dall’antichità, nell’eseguire le più strane e variegate forme per aggiungere, ad un semplice e solido effetto meccanico, curiosità, sorpresa e magia estetica. Se pur non è mai esistito un lucchetto davvero inviolabile, si è sempre riposta anche troppa fiducia nella difesa dei propri beni, tramite una chiusura metallica. Il metallo, si sa, come si costruisce si può anche scardinare, bastano gli attrezzi giusti. Ecco perché i rari lucchetti antichi sopravissuti rappresentano una documentazione estremamente interessante nel settore delle arti minori, specie se completi di chiave originale.
I più antichi e complessi catenacci hanno un meccanismo arcaico, ma molto funzionale. Dal medioevo al XVII secolo si utilizzarono dal nord Europa fino ad Oriente meccanismi con lamelle divaricate all’interno dell’oggetto, che ne bloccavano irrimediabilmente l’apertura. Tramite una strana chiave traforata, costruita ad hoc ed a millimetro, si entra nella toppa, quasi sempre occultata da scomparti con molle segrete, e scivolando se ne consente l’apertura.
I lucchetti più antichi furono eseguiti sbalzando il metallo, allora il più duro e resistente: il ferro, ed hanno delle chiavi dalle forme che sembrano incomprensibili, a volte con l’estremità dalla punta aguzza, utile a far scattare la molla segreta. La chiave, traforata, scorrendo internamente dentro una sinuosa fessura, accosta con maestria le molle, facendo sbloccare il meccanismo al fine di consentire con lo scatto, l’apertura.
Org. Ferla e Ferla - Consulenza Giulio Torta
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Francesco Lojacono : studio ''Luci ed ombre'' |
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Francesco Lojacono
'Luci ed Ombre tra le Rocce'(cm 31x54).
Olio su tela, riportato su cartone, raffigurante i contrasti della luce di mezzogiorno tra le rocce.
Raffinata e veloce ricerca di impressioni luminose, attuate dal grande Pittore siciliano. Il soggetto è ancora una volta la 'luce' che si propaga in modo violento, sul bianco masso roccioso in primo piano, per accentuare nelle superfici brulle il contrasto con il buio della parete inferiore in ombra.
Una grande macchia abbozzata, evidenzia la presenza di un'alta roccia rimasta fuori dal dipinto ma volutamente 'protagonista', la cui ombra si dirama offuscata, in basso a sinistra. Grande prova di maestria di certo espressa con notevole velocità, riteniamo in brevissimo tempo. Il 'ladro del sole', anche in una veloce 'impressione' dimostra una abilità ed una capacità esecutiva da 'Grande Maestro'(Firma in basso a sinistra).Collezione Giulio Torta
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Catenacci e Lucchetti a Cortonaantiquaria |
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Assolutamente straordinaria ed unica nel suo genere la mostra Apriti Sesamo : ‘Quando la chiusura diventa mistero” proposta dal 27 agosto all’11 settembre nell’ambito della 49a edizione di Cortonantiquaria.
La Collezione, che si compone di circa sessanta pezzi, comprende alcune delle principali tipologie di lucchetti antichi che vanno dal XI secolo sino agli inizi del 900', fra i quali spiccano una decina di esemplari estremamente rari, introvabili e di inusitata bellezza, come un piccolissimo catenaccio medievale da scrigno (Germania XII-XIII
sec.) raffigurante un leone, la cui chiave frastagliata, inserita nelle fauci, ne dispone l’apertura; oppure, il superbo lucchetto la cui forma, insolita, ricorda un estinto ‘trilobita’ dalla dura corazza chitinosa. L’oggetto consiste in una spessa lamina di ferro, battuta a martello e rinforzata da cordoli applicati a caldo ed inchiodati ferro su ferro, e verosimilmente rappresenta al suo interno, uno tra i più efficienti e tecnicamente complessi meccanismi medievali. Della medesima tipologia si ritrova esempio nelle collezioni di alcuni musei del nord Europa ove detti oggetti sono classificati come manufatti di cultura vichinga e datati fra il XI e il XIII secolo. Fra gli oggetti maggiormente interessanti si presenta, inoltre, un antico lucchetto indiano degli inizi del XIX secolo, dal curioso e complesso meccanismo che consente l’apertura solo dopo una sequenza di cinque chiusure progressive, con quattro chiavi ed una molla segreta a spirale: un rompicapo “quasi inviolabile”. Un similare meccanismo arcano si riscontra anche in alcuni catenacci in ferro, dalla astrusa combinazione con dischi ruotanti in ottone, sia del 700’che dell’800’.
Il Catenaccio o Lucchetto, è tornato molto recentemente agli onori della cronaca dopo il caso editoriale di Federico Moccia, che vede i protagonisti dei suoi libri “Ho voglia di te” e “3 metri sopra il cielo” serrare il proprio legame allacciando al terzo lampione del Ponte Milvio catenaccio e lucchetto nella speranza che lo stesso resti inviolabile buttandone la chiave nel Tevere. Chissà se tutti gli adolescenti che hanno letteralmente “infestato” il lampione di
lucchetti a Ponte Milvio, così come a Ponte Vecchio a Firenze (buttando la chiave nell’ Arno), sanno che l’oggetto, antico quasi quanto la storia della civiltà dell’uomo, riunisce in sé maschio e femmina. Il lucchetto, o catenaccio, appunto, è un oggetto composto, completo e funzionale solo nella giusta sinergia tra maschio e femmina: chiave e
lucchetto. Un meccanismo con una chiave che aderisce ad un esclusivo corpo composto da una solida struttura articolata internamente tramite una ‘mappa’ frastagliata apribile grazie ad una combinazione relativa.
Il catenaccio in acciaio che oggi usiamo per assicurare la moto o per chiudere un cancello, semplice, ma estremamente solido, anticamente era in alcuni casi una vera e propria opera d’arte. La creatività e l’abilità artigiana si è sbizzarrita, sin dall’antichità, nell’eseguire le più strane e variegate forme per aggiungere, ad un semplice e solido effetto meccanico, curiosità, sorpresa e magia estetica. Se pur non è mai esistito un lucchetto davvero inviolabile, si è sempre riposta anche troppa fiducia nella difesa dei propri beni, tramite una chiusura metallica. Il metallo, si sa, come si costruisce si può anche scardinare, bastano gli attrezzi giusti. Ecco perché i
rari lucchetti antichi sopravissuti rappresentano una documentazione estremamente interessante nel settore delle arti minori, specie se completi di chiave originale.
I più antichi e complessi catenacci hanno un meccanismo arcaico, ma molto funzionale. Dal medioevo al XVIII secolo si utilizzarono dal nord Europa fino ad Oriente meccanismi con lamelle divaricate all’interno dell’oggetto, che ne bloccavano irrimediabilmente l’apertura. Solamente tramite una strana chiave traforata, costruita ad hoc ed a millimetro, si riesce ad entrare nella toppa, quasi sempre occultata da scomparti con molle segrete, e scivolando se ne consente l’apertura. I lucchetti più antichi furono eseguiti sbalzando il metallo, allora il più duro e resistente: il ferro, ed hanno delle chiavi dalle forme che sembrano incomprensibili, a volte con l’estremità dalla punta aguzza, utile a far scattare la molla segreta. L’Associazione Culturale Terza Esperide di Palermo, presenta per il settimo anno consecutivo a Cortona Antiquaria, la nuova interessante ed esclusiva esposizione ‘’Apriti Sesamo: ‘Quando la chiusura diventa ‘Mistero’’. Oltre sessanta oggetti preservati dalla ruggine e dall’incuria, le cui ferree impronte mostrano le tracce di una quasi dispersa storia delle arti minori nei secoli. Il Curatore, Giulio Torta.
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Agostino Scilla 'Autoritratto con tavolozza' |
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News 111-
Agostino Scilla - Olio su tela di cm.85x60 circa raffigurante 'Autoritratto con tavolozza'. (Messina, 10 agosto 1629 – Roma, 31 maggio 1700) pittore, scienziato e numismatico italiano.
Agostino Scilla studiò lettere a Messina e quindi si trasferì a Roma, dove divenne un pittore piuttosto noto grazie ad un maestro come Andrea Sacchi, col quale studiò sia l'arte antica che quella rinascimentale. Sacchi si accorse delle sue grandi qualità naturali, sorrette anche da una solida cultura sia scientifica che umanistica e da una notevole curiosità per gli innumerevoli aspetti della cultura. Ritornato a Messina entrò a far parte della locale Accademia della Fucina, intraprese studi di numismatica e iniziò a collezionare i fossili osservati durante i suoi spostamenti nei paesi siciliani e calabresi dove era chiamato a dipingere. Le tumultuose vicende politiche della sua città (che nel 1674 si ribellò alla dominazione spagnola, chiedendo aiuto al re di Francia Luigi XIV) lo spinsero a rimanervi, solo per brevi periodi; nel 1678, in seguito al fallimento della rivolta antispagnola, fu infatti costretto a spostarsi in un primo momento a Torino, scegliendo infine di stabilirsi definitivamente a Roma, dove divenne socio della prestigiosa Accademia di San Luca, godendo nei suoi ultimi anni di vita di una certa agiatezza. E' uno tra i pittori siciliani più rappresentativi del XVII secolo.
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Caravaggio per i non vedenti... |
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La sensibilità non si compra
nè si vende,e chi ce l'ha...se
la tiene. Purtroppo, forse,di
sensibilità ve ne è troppo
poca intorno,vedendo come gira
il mondo...proprio nel settore
dell'arte sembra che si sia
dissolta e
che sia un 'optional' non
gestibile, e quindi scomodo.
Solo nella musica resta, ed è ancora presente una
eterea sensibilità, come una
differente lunghezza
d'onda, per poter creare momento per
momento un flusso impalpabile,
avvicinando la mente e il
cuore in tutti gli umani,
uomini e donne.
Per vedere dove stiamo
andando, basta una visita in
una esposizione d'arte
contemporanea, per 'ammirare'
le nuove e modernissime forme
artistiche, che in me, che
probabilmente non
capisco tanto del
'contemporaneo'... suscitano
spesso
angoscia e tristezza, oltre
che smarrimento.
La nuova arte non da
posto al primordiale, atavico
sentimento, ed il
concetto del 'bello' ha come
riferimento la fantasia
imbrigliata da un fungo
atomico, dal crollo delle due torri o dal filo spinato di
un lagher.
La morte sovrasta la vita ed
anche il sorriso di un bambino
viene interpretato come un
attimo da cui separarsi
presto, come un breve ricordo
dei superati e barbosi
romantici dell'ottocento. Di
certo chi ha la tragedia di
essere un non vedente, con il
pesante fardello che si
trascina, avrà fatto tesoro
delle sensazioni che esistono
e non si vedono. La necessaria
riscoperta della sensibilità,
appunto.
L'Arte, quella vera,
la più intensa e pura,
dovrebbe forse essere
destinata a loro,non vedenti,
come ricompensa per una
mancanza impagabile, quale
dono divino, per la riscoperta
dell'animo umano da parte di
chi non vede il reale mondo
che lo circonda, ma lo sente più puro, con il cuore e con l'anima...
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Referendum: Quorum per la 'dignità'... |
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Referendum: un'ultima possibilità per esprimere il proprio pensiero. Domenica di prima mattina, le mie schede saranno...infornate, e non importa cosa segnerò nelle schede, potrei anche scrivere qualche spiritosa 'parolaccia', o mettere 'NI' ovunque. E' per l'acqua che si rasenta il delirio, perchè il liquido naturale che cade da cielo, è già al centro di speculazioni indegne ... In aereoporto a Roma, una piccola bottiglietta di acqua al costo di 1,40 euro. Si arriverà a ricattare la gente assetata...Perchè non cinquecento o mille euro a bottiglietta? Anche se all'origine il costo del liquido vitale è Zero assoluto,ciò che costa è la plastica inquinante dell'involucro. Una estorsione legalizzata. Non più libero mercato, ma libero latrocinio. Acqua che costa più del vino, della birra,delle bibite, della benzina...
Ormai la logica non segue più la gente, e la gente viene trattata come se fossimo tutti un branco di manichini da spremere, buoni solo a creare denaro per depositarlo nelle tasche dei personaggi dominanti.Se avessi figli sarei disperato: quale avvenire può prospettare loro questa 'società' di me...nefreghismo. I 'politici' non hanno ancora capito che la gente è pronta ad esplodere in una bufera senza più regole nè logica. In equilibrio instabile ondeggia la gestione di questa povera Italia, destra, centro, sinistra ... escludendo un fazzoletto di illusi forse senza speranza. Spero proprio che si arrivi al Quorum', per dimostrare che non sono 'pecore' i tanti che sono usciti dal recinto...lo spero proprio.
Baroneblù
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Caravaggio con donna 'fantasma' |
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Sotto l'Autoritratto di Caravaggio, il mistero della apparizione del 'fantasma' della sua modella ...
Dalle radiografie ed esami incrociati sui pigmenti effettuati nel dipinto "Davide e Golia" con astante, che hanno già evidenziato nel personaggio in alto a sinistra il probabile "Autoritratto" di Caravaggio,come risulta altresì dalle pennellate minuziose e delicate poste nell'elaborare il volto di un ritratto o 'autoritratto', si è materializzato misteriosamente un "abbozzo" di grande qualità pittorica, che svela la fisionomia della modella e amante di Caravaggio "Fillide Melandroni".
Questa misteriosa ed intrigante scoperta, oltre ad avvalorare la impegnativa tesi attributiva, pone diversi quesiti, tra i quali la possibilità che il 'Dipinto' potrebbe essere stato un dono di Caravaggio ad un uomo di potere, per richiedere in estremis la salvezza dalla condanna a morte che gravava sul suo collo.
La modella di Caravaggio, dopo quattrocento anni dalla scomparsa del pittore, appare oggi come un riservato e silenzioso 'fantasma', ancora legato ai misteri del grande Maestro...
In foto da sin. l'Autoritratto del Merisi, la Radiografia, ed un particolare di Fillide Melandroni, dal dipinto di Caravaggio 'Santa Caterina di Alessandria' (Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid).
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Palermo vince... ma perde 20 a zero... |
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Il Palermo ha vinto la partita con il Milan “ 2 a 1” … Bene, peccato che perda tutte le altre partite sociali, 8, 9 ,20 a zero…
Un Sindaco praticamente inesistente per la gestione di una città allo sbando, la ‘monnezza’ sempre abbondante, in agguato, pronta ad esondare…scioperanti rivendicano i loro diritti per un posto di lavoro sempre più insicuro, in balia di una società sull'orlo del baratro, mentre un nero ad ogni angolo cerca di raggranellare qualche spicciolo cedendo le schede parcheggio, a chi, fortunato, trova un pezzetto di zona blu disponibile, mentre altri ‘neri’ assaltano le macchine che si fermano, ad ogni semaforo, per pulire i vetri spesso già puliti. Tra i passanti, ad intervalli, si distinguono sorridenti cinesine, ognuna con una cesta ricolma di oggetti strani e luminescenti...oggetti stravaganti per una società squilibrata …
Palermo e la Sicilia sono ormai terra di frontiera nel Mediterraneo, ma ancora ambita meta di passaggio per migranti con denaro destinati in Francia o chissà, e meta stanziale ed accogliente per tutti i disperati senza speranza, che sono sempre più … Ed i palermitani ? Abbiamo il sole, il mare, l’incoscienza... Enormi problemi di lavoro, di vita, di illusioni e speranze disattese…
In tutto ciò funzionano benissimo solo le ronde dei vigili urbani, che, grazie alla totale mancanza di parcheggi, mietono vittime senza freni, per far cassa e per punire chi lavora. Ecco un ‘servizio’ per il cittadino…
Sembra di essere in una città surreale, ma non importa, abbiamo vinto…Palermo 2 Milan 1….
Il calcio era, resta, e sarà la droga che stordisce … oppio dei popoli.
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Vittorio Corcos |
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Vittorio Matteo Corcos- Olio su tela raffigurante
giovane donna con foulard
azzurro.
Firenze inizi 900' (firmato in basso a destra)
Opera convalidata verbalmente dal Dott.Antonio Parronchi di Firenze-
Vittorio Matteo Corcos nacque a Livorno il 4 ottobre 1859, iniziando sin da giovane la frequentazione dell'Accademia delle Belle Arti di Firenze, con maestro Enrico Pollastrini. Tra il 1878 ed il 1879 soggiornò a Napoli presso Domenico Morelli dal quale apprese lo spirito del suo successivo stile di pittura, caratterizzato da profonde ricerche formali e letterarie. A questo periodo risale l' "Arabo in preghiera", che identifica chiaramente questa svolta pittorica.
Nel 1880 approdò all'estero e più precisamente a Parigi dove riuscì a sottoscrivere un contratto di 15 anni di cooperazione con la casa d'arte Goupil frequentando anche saltuariamente lo studio di Léon Bonnat, ritrattista della "Parigi bene", dedicandosi a ritratti femminili, a scene di vita quotidiana con colori brillanti e pennellate raffinate. Al suo rientro in Italia, tra il 1881 ed il 1886 espone al Salon. Stabilitosi a Firenze, nel 1887 sposa Emma Ciabatti, vedova Rotigliano, inserita in prestigiosi circoli letterari che lo mettono in contatto con Giosuè Carducci e Gabriele D'Annunzio, approdando poi alla galleria degli Uffizi.
Nel 1904, in Germania, eseguì un ritratto di Gugliemo II, dell'imperatrice e di numerose importanti personalità tedesche oltre al ritratto della Regina Amelia del Portogallo e della Regina Margherita di Savoia.
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Cassettone Napoletano Luigi XV |
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Cassettone Napoletano
intarsiato e placcato in ebano
viola, radica e legno di rosa.
Di superba eleganza, questo
mobile rappresentativo della
cultura partenopea miscelata
con la migliore raffinatezza
francese, è databile tra il
1740 ed il
1760.
Dalla struttura in
abete, con movimento a tre
mosse, mostra dolci curvature
che ne snelliscono la pur
robusta struttura. La
placcatura dei cassetti,
è riquadrata all'interno la
radica, con perfili in
legno di rosa, radica ed ebano
viola. Al centro i rosoni
stellati ed intarsiati, come
nelle sponde e negli angoli a
rilievo, na
garantiscono la paternità
napoletana. Serrature e
maniglie, fondi e schiena
originali d'epoca.
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Sebastian Vrancx 'Battaglia'(particolare) |
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Sebastian Vrancx nasce ad
Anversa il 22 gennaio del
1573. Allievo di Adam van
Noort,(lo stesso Maestro del
Rubens) arriva in Italia nel
1591. Pur coinvolto
emotivamente dalla pittura
Italiana del rinascimanto, non
si scostò mai dalla sua
matrice culturale fiamminga,
ritraendo scene di feste,
caccia,battaglia, paesaggi e
soggetti di genere, sempre con
particolare sensibilità e
piacevolezza di espressione.
Le scene proposte da Sebastien
Vrancx sono sempre ricche di
personaggi con movimenti
spesso tumultuosi e con una
particolare cura per i
dettagli. Le armi, i costumi,
le espressioni dei singoli
personaggi vengono curati con
grande attenzione. Ritenuto, a
diritto, tra i più espressivi
e capaci pittori fiamminghi di
battaglie del primo seicento,
il Vrancx in questa scena
dipinta su tavola, esprime una
morbidezza e profondità
prospettica ed una superba
maestria nel rendere la realtà
della violenza raffigurata,
che sfiora il satirico. La
morte che si amalgama alla
casualità dell'attimo, e
ghermisce un valoroso
cavaliere con la spada
sguainata, che viene ucciso da
un colpo di pistola, o
un'altro cavaliere mentre
scivola maldestramente da
cavallo, e viene colpito
repentinamente alle spalle.
Il Vrancx fu comandante della
Guardia Civica di Anversa, e
certamente conosceva la
casualità degli esiti di una
battaglia. Van Dyck eseguì una
incisione raffigurante il suo
ritratto.
Olio su tavola di quercia
composta da due lastre
assemblate. cm.51x93. Cornice
dorata coeva.
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Caravaggio è, se vi pare... |
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Caravaggio in cerca di Autore, anche a testa in giù...
Che l'Arte sia una condizione privilegiata e forse uno stato di grazia, viene confermato dalla scoperta scomoda e fastidiosa del Davide e Golia, con doppio autoritratto del Merisi effettuato fuori da tutte le 'convenzioni' proprie del mondo dell'Arte.
La scienza e la tecnica, ha convalidato a massimi livelli, grazie ad i più sofisticati ed avanzati rilievi effettuati su codesto Dipinto, che a dipingere 'Davide e Golia con doppio autoritratto di Caravaggio' sia stato un Genio di eccezionale maestria e capacità, e che l'unico pittore dello stesso periodo che potesse attuare una tale avanzata e singolare tecnica pittorica sia unicamente Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Ma ciò non basta, non interessa, ed anzi infastidisce alquanto. Infastidisce altresì che vi sia nel dipinto un messaggio esplicito di richiesta di grazia che di fatto ne garantirebbe ulteriormante la paternità.
Perchè? Forse perchè i più prestigiosi esperti e studiosi del pittore adesso ancor più che maledetto, sono dei discepoli di Roberto Longhi, che aveva collocato questo dipinto, visto su foto, di scuola caravaggesca napoletana? O possono sussistere altre motivazioni, da impedire che si debba convalidare un Capolavoro, che rappresenterebbe un terremoto per tutta la 'intellighenzia' caravaggesca? Sappiamo che una certa parte di studiosi, ha dimostrato non di rado di non aver sentore di ciò che sia, e ciò che non sia...ma questo è un'altro capitolo, ed errare humanum est, ma perseverare...
Le considerazioni riteniamo siano molto più articolate, politiche, e di fatto profondamente tristi.
Sorriderci sopra, infondo è la massima espressione della forza delle idee...
Gira e rigira, ma Caravaggio è, se vi pare, con tutta l'energia di una genialità scomposta ma devastante ... Sorridiamo in attesa che qualcosa accada...
Giulio Torta
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Caravaggio -Torta e 300.000 visitatori |
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Un traguardo importante viene raggiunto dal nostro Portale di Arte ed Antiquariato: oggi abbiamo superato la soglia di trecentomila visitatori. Un traguardo che ci fa comprendere come l'Arte, anche fuori dalle 'gerarchie istituzionali' attiri con grande interesse, amanti del mondo dell'antiquariato e della cultura negata.
Di fatto credo proprio che oggi manchino, o non siano purtroppo presenti delle figure di conoscitori ed esperti che sappiano manifestare le proprie opinioni e competenze al di là delle preclusioni dei 'gerarchi' dal veto facile. 'Fondazioni' che distruggono capolavori, per difendere i loro 'giardinetti', 'Esperti' che, come esperienza possiedono una laurea in storia dell'arte o in lettere e filosofia senza avere alcun amore per ciò che hanno studiato, nè avere alcuna conoscenza dei materiali o delle tecniche di realizzazione, e spesso senza avere alcuna basilare sensibilità, se non quella di far valere ad ogni costo la propria veste di pedanti 'studiosi'. L'artista vero, il grande artista, artefice di creazioni raffinate e geniali, mai potrà essere nè compreso nè misurato con il metro di taluni personaggi. Ma questo è il mondo, e peggio, l'Italia, che pur possedendo il 70% circa dei capolavori esistenti sul globo, ha anche il primato di gestire il tutto in modo ottuso, clientelare irresponsabile e dispotico, con danni irreversibili verso l'economia e la cultura...
Ringrazio di cuore i nostri 3oo.ooo visitatori, auspicando un risveglio nelle coscienze in tutti coloro che si occupano di Arte, a volte con dolo ed inganno. Gli ideali non porteranno utili economici, ma ci consentono di guardarci allo specchio sempre con simpatia...
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'Torta Antiques' al Mercante in Fiera... |
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Giulio Torta a Parma presso il Padiglione 5 Stand F 44 dal 26 febbraio al 6 marzo. Al 'Mercante in Fiera, in mostra dipinti dell'800' italiano (Guglielmo e Beppe Ciardi,Vittorio Corcos,Antonino Leto,Francesco Lojacono...), maioliche, antichi gioielli siciliani e coralli, uno stupendo stipo del 600' con pitture sotto vetro, un Trumeau siciliano dipinto a paesaggi e fiori, un eccezionale cassettone napoletano in ebano viola e intarsi Luigi XV, ed ancora un orologio svizzero in oro da tasca con suoneria, due sculture cinesi 'Ming', una antichissima maschera africana in bronzo, sigilli,miniature,argenti e curiosità, tante curiosità ... tutte rigorosamente originali.
L'amore per il bello e per la purezza dell'arte, non saranno mai in crisi...
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Edouard Manet ' La natura morta..'. |
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-Edouard Manet 'Nature Morte'-
Mezza pagnotta, una scodella
vuota, forchetta, cucchiaio ed
un
coltello semi nascosto dietro
la pagnotta. Tutto poggiato
frugalmente
su una tovaglia arruffata, con
sullo sfondo una finestra
aperta ed un
comodino... 'Astettando la
Minestra' il titolo di questa
opera di certo
eseguita in attimi di intensa
ispirazione da un grande
Maestro della
pittura impressionista
francese. Il Dipinto con
telaio e tela
originale, non ancora pulito,
firmato sul retro 'Manet
Nature Morte'
esprime una tale modernità da
pensare che possa esser stato
eseguito
nei primi del novecento.
Eppure gli esami effettuati
con la spettrografia Raman,
dalla
dottoressa Giulia Moscardi,
presso le Università di Modena
e Reggio
Emilia, accertanti la verifica
molecolare dei pigmenti dello
strato
pittorico, statuiscono una
datazione del dipinto tra il
1850 ed il
1860. E' il 'genio' che
inventa' una nuova espressione
pittorica ed
anticipa, per primo, la
modernità assoluta
dell'impressionismo,
scavalcando i normali criteri
di espressione, fotografando
senza
obiettivo, ma con la mente e
l'estro, uno scorcio
'bohemienne' della
propria esistenza. Pennellate
lanciate sulla tela con
immediatezza,
fantasia ed inventiva, con
l'immaginazione della forma
composta e
poggiata nello spazio di una
tela. Colori sfumati, quasi
evanescenti
che compongono un ricordo
visivo che si scioglie per
ricomporsi in un
capolavoro.Una tra le più
interessanti nature morte del
grande Eduoard
Manet, ritrovata, adesso in
attesa di convalida ed
inserimento
nell'Opera Omnia di Manet
tramite la Fondazione
Wildhenstein.
Di fatto la scienza ne ha già
ampiamente convalidato la
straordinaria
importanza storica.
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Il Caravaggio che non decolla... |
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IL CARAVAGGIO-TORTA e forse I SERVIZI 'SEGRETI'...
-Sono passati circa sette anni da quando abbiamo iniziato a dirimere dubbi e quesiti sull'enigmatico dipinto 'Davide e Golia con doppio autoritratto del Merisi', ma ad oggi, sembra ancora di essere agli inizi. Non sono serviti tutti gli esami incrociati tecnico scientifici da noi effettuati sul 'Dipinto' comprovanti (riteniamo) la paternità certa a Caravaggio, esami frutto dell'ultima generazione diagnostica. Il Dipinto 'Davide e Golia con doppio autoritratto del Caravaggio, è ancora solo Caravaggio-Torta, in quanto è apertamente ritenuto tale esclusivamente dal suo scopritore...Finalmente abbiamo saputo perchè questo Dipinto eccezionale non può, e non deve essere accreditato. Purtroppo non potevamo conoscere quali implicazioni vi fossero alle spalle di una 'semplice scoperta' di un'Opera pittorica, anche se un 'innoquo' Capolavoro di Caravaggio... Vi è un interesse concreto della C.I.A. per questo Dipinto, poichè tramite contatti trasversali con le nostalgiche frange del defunto KGB, esisterebbero le prove della vita provocatoria, sovversiva ed anti americana di Caravaggio. La C.I.A. sarebbe ancora oggi pronta a distruggere, se si trovassero, le ossa del Maestro sovversivo. Di fatto ne stanno instancabilmente cercando i resti. Sarebbe da ritenere possibile l'intervento di paracadutisti del 'Mossad' che attendono il momento propizio per impossessarsi del Dipinto, poichè di fatto Davide raffigura nel quadro, il 'popolo Ebreo' vittorioso, mentre la testa del Golia rappresenta il gigante Palestinese sconfitto. Il 'Disputante' sarebbe quindi il Presidente americano, che vuole fermare il conflitto ad ogni costo... Non potevamo saperlo... Probabilmente il defunto Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, era sin da allora portatore di segreti di spionaggio internazionale tra Malta ed il Vaticano, con implicazioni collegate alle frange di alcuni Cavalieri Templari infiltrati in Palestina. Un intrigo legato ad interessi nel contrabando di armi, tra cui la segretissima ed indistruttibile 'spada' nella roccia. Anche la mafia desidera ardentemente impossessarsi del Dipinto, per poterlo tagliuzzare a pezzetti,e distribuirne una fettuccia ad ogni 'Padrino' in tutto il pianeta, poichè il Caravaggio ancora in mano alla mafia, è in possesso di un solo mafioso. Tutti i Boss adesso ne desiderano un brandello... Di fatto preferiremmo essere ancora in vita quando, finalmente qualcuno dei 'potenti' non collegati ai 'servizi segreti' si accorgerà che...non siamo sovversivi pericolosi, ma innoqui appassionati d'Arte. Durante l'ultimo interrogatorio, ho dovuto dichiarare che il Dipinto in questione non è assolutamente di Caravaggio, ma l'ho dipinto io stesso, e che non avevo intenzione di nascondervi alcun 'messaggio'. ...e se alcuni studiosi internazionali in anonimato ci hanno già gratificato anche più di come meritiamo, non si comprende ciò che accade in Italia nel mondo dell'Arte...succede che da noi la cultura sonnecchiando, 'russa' insieme alle frange del defunto KGB...e 'CI A'..ngustia una illogicità burocratico-gerarchica oppressiva, MOSSA D..a interessi che non avrebbero nulla a che vedere con Arte, Cultura, Correttezza e Giustizia. Questo Dipinto distrattamente o volutamente ancora incompreso, dimostra come l'Arte possa restare invischiata in Ostaggio della 'burocrazia astigmatica' ....................................................................
IL MESSAGGIO DELL'ANIMA...
Ma se in questo Dipinto, Caravaggio non si 'vede'...la Sua musica si Sente. Un Caravaggio che emette sensazioni, strani suoni, da lontano, come provenissero al di là dell'anima. E chi non lo vede, o peggio, non lo vuole vedere, questo dipinto... lo 'sente' certamente stridere e scalpitare. Si, la Musica, nell'ultimo Caravaggio graffia, come delle unghia che si raschiano a sangue su una lavagna... provocando note al limite dell'udito, suoni disperati di un'anima forse maledetta, note che si inseguono nel vuoto, superando la normale dimensione umana, sfuggendo la follia degli eventi. Questo Dipinto, che racchiude in sè un concentrato di emozioni, una devastante intensità a distanza di 400 anni, continua a vibrare. L'Arte 'vera' esprime molto più di ciò che mostra visivamente, e può emettere suoni silenziosi, ma solo se si è disponibili e pronti a percepirli.
Le convenzioni esistono, sin quando permangono le logiche supportate da riscontri e certezze.
Un ‘problema’ di non facile risoluzione viene posto al Gotha degli studiosi di pittura antica, e più precisamente agli studiosi di Caravaggio e del ‘caravaggismo’ con la avversata o peggio non considerata attribuzione a Caravaggio del Davide e Golia con ‘Disputante’, prospettata dal Connoisseur dell’Arte ed Antiquario Giulio Torta. Sappiamo che affinchè universalmente venga riconosciuta una importante paternità di un’Opera d’Arte, collegabile ad un grande Maestro, da tutti gli storici accreditati e riconosciuti tali e quindi ne sia avallata la sua valenza documentale, qualitativa e storica, esistono delle problematiche legate a tre fattori da sempre imprescindibili: primo, la iconologia ( lo studio del significato delle immagini e la classificazione dei temi o dei soggetti rappresentati ovvero la ‘forma’ del Dipinto) e la iconografia ( lo studio dell’opera d’arte, che prendendo le mosse dal suo significato iconografico ne esamini il valore in rapporto con lo stile, le intenzioni dell’autore e la cultura del sua epoca), il secondo, la storiografia dell’Opera (ovvero i documenti comprovanti la provenienza e relativi passaggi di proprietà) ed il terzo, le verifiche tecnico scientifiche incrociate effettuate sull’Opera che risultino compatibili con altre Opere dello stesso artista. Esistono su questo Dipinto diverse robuste tracce che ripercorrerebbero sia la provenienza che i riscontri tecnico-scientifici, oltremodo 'compatibili'con la delicata ipotesi attributiva. Invece. insormontabili, ad oggi,vengono ritenute le espressioni sia iconologica che iconografica. Il ‘soggetto’ del Dipinto ritraente Davide e Golia con ‘Disputante’, visualizzato da uno storico dell’Arte, che abbia una robusta formazione di studi diremmo storico-artistici, è assolutamente privo di qualsivoglia parallelismo logico, e quindi non collocabile e non considerabile, sia iconologicamente che iconograficamente. Infatti, se alla incongruenza iconologica, assolutamente irriverente e priva di riscontri formali, aggiungiamo la assoluta singolarità iconografica, ancor più ‘stravagante’, automaticamente si erge un insormontabile muro di intransigenza. Questa sarà stata probabilmente la considerazione che ne fece il grande Roberto Longhi, quando, vedendo Davide e Golia con un terzo spettatore intento a gesticolare, tramite foto bianco e nero, collocò di getto l’Opera come di scuola napoletana di anonimo autore caravaggesco. E così è stato considerato sino ad oggi, questo curioso incomprensibile ’Anonimo napoletano’ sia da tutti gli allievi del Longhi, e da coloro che, di scuola Longhiana e non, siano interpellati a considerarne una paternità. Eppure accostandosi al Dipinto con morbida disponibilità, si rimane attratti da un incomprensibile e fascinoso mistero di un messaggio insito in una qualità pittorica sin troppo elegante e vibrante che, come un fastidioso dissonante suono , espresso da note apparentemente scollegate, insieme forma un armonioso accordo nuovo. In Musica, esiste. Note scomposte che si legano irriverenti, apparentemente contro la logica della musica, creando accordi nuovi, note che entrano dentro irruentemente, sino a graffiare il cervello, al limite del fastidio. Credo mai come in questa Opera ancora incomprensibilmente incompresa, la pittura è stata così vicino alla musica.
Giulio Torta
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Gli Amuleti Templari a Palermo Antiquaria... |
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Oltre millecinquecento visitatori all'Inaugurazione di Palermo-Antiquaria, la Biennale, presenziata dal nostro Presidente della Assemblea Regionale Siciliana Dott.Francesco Cascio.
Volti sereni ed interessati, sorrisi e voglia di tuffarsi nell'arte antica, ancora oggi un concreto 'faro' di limpida luce, in un periodo troppo lungo di incertezze.
In mostra 'Gli Amuleti dei misteriosi Cavalieri Templari' a Palermo Antiquaria di quest’anno, (dal 13 al 21 novembre), negli splendidi locali delle antiche Ferrovie di Sant’Erasmo. Tra selezionati oggetti d’arte e di antiquariato, frutto della ricerca di circa quaranta antiquari provenienti da tutta Italia e dall’estero, una ‘Collaterale’ coinvolgente e misteriosa, di reperti provenienti da una selezione della Collezione del costituendo Museo Federico II e il Medioevo, a cura di Giulio Torta, Presidente dell’Associazione Culturale Terza Esperide di Palermo.
In Mostra quindi, a Sant’Erasmo alcuni rarissimi e sconosciuti oggetti medievali, espressione di uno spaccato di misteriose credenze, spesso nascoste da antichi e segreti riti collegati al culto dei Cavalieri del Tempio. Monaci guerrieri, pronti a mettere in gioco la vita per un Sacro Ideale, possessori di medaglioni, anelli, bracciali, oggetti misteriosi ed amuleti che riuniscono il culto religioso con simbolismi rituali di chiara ispirazione orientale. Questi oggetti databili tra gli ultimi anni del XI secolo ed i primi decenni del XIV secolo, a volte in bronzo, in ferro, e raramente in argento, sono stati rinvenuti in trent’anni di pazienti ricerche, sia presso collezioni private siciliane che sul mercato antiquario internazionale. Il misterioso ‘Baphomet’, il ‘Pentagramma’, il ‘Pentacolo Magico’, la sabbia di Gerusalemme, l’occhio che sempre vede, la Luna che avvolge il Sole, numeri e simboli criptati, con tutta la positiva ed antica forza dei Cavalieri del Tempio. Nella collezione presentata, spicca una inedita raffigurazione di Federico II (Fig. 1) su una superba placca d’argento. Uno dei più rari e preziosi reperti del costituendo Museo Federico II e il Medioevo (www.federicoiiedintornimuseum.it). Si conoscono altre raffigurazioni similari di Federico II espresse in sigilli e medaglie, ove lo Stupor Mundi viene mostrato con lo scettro o la spada, mentre la simbologia di questa placca risulta inedita. Intorno all’immagine di Federico, sono raffigurate otto Croci a rilievo, e nella tesa della placca, la scritta “FEDERICUS DEI GRA(ZIA)ROMANO(RUM)REX e SEMP(ER) AUGUSTUS REGNAT’’. Federico II è ritratto con lunghi capelli, dalla folta barba come in uso presso il popolo arabo, vestito con il saio e seduto su uno spazioso trono, da Imperatore e Re. Lo ‘Stupor Mundi’ con una mano brandisce la lancia, simbolo di forza e di indiscusso
potere militare e con l’altra trattiene, per volere divino, il Globo crucigero, raffigurante il dominio di Cristo sul mondo. La Collezione, facente parte del progetto museale ‘Federico II e il Medioevo’ offrirà ai visitatori il frutto di una lunga ed appassionante ricerca nel misterioso simbolismo di oggetto appartenuti ai Cavalieri del Sacro Tempio di Salomone, sulla scia del Santo Graal, e della Sacra Sindone. Nei bui meandri delle catacombe, tra le cripte di castelli ed antichi monasteri, con la consapevolezza che la morte era pronta a ghermire ognuno di loro in qualunque momento, i Cavalieri Templari avevano affidato la loro vita al Sacro Ideale della Santa Croce, ma senza accantonare credenze, superstizioni, magie, dell’antico Oriente, dove si trovavano. Una miscela esplosiva che avrebbe, lentamente ma inesorabilmente, provocato una frattura incolmabile con la cristianità di Roma. Nei reperti a nostra disposizione, si legge chiaramente un legame forte, ed a volte inspiegabile, tra la Croce e l’esoterismo più profondo e sconvolgente. Impossibile interpretarne anche parzialmente i significati, se non si considera l’epoca buia nella quale si manifesta, i pericoli di una terra ostile, l’atmosfera cruenta e le condizioni di assoluto isolamento . Si legge in diversi oggetti, una forte coesione tra oriente ed occidente, come se un collante dovesse volutamente amalgamare il mistero della vita, la bramosia del divino, l’arcano ed un ente supremo unico, al di sopra di tutto. Una teoria di tolleranza e fraternità che diventa improponibile, sia per la cristianità, che per il mondo arabo e bizantino. Crediamo che sia stato questo il principale motivo scatenante, che ha provocato la distruzione dell’Ordine e lo sterminio dei Cavalieri del Tempio, oltre che le ben conosciute motivazioni economiche di ‘esproprio’ necessarie, imposte dal re di Francia Filippo il Bello.
Organizzazione Ferla e Ferla, con la Consulenza di Giulio Torta.
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Federico II 'pisanesco' ed il 'Caravaggio-Torta' |
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Le prime importanti 'conferme' del lavoro meticoloso di ricerca e studio di Giulio Torta, arrivano finalmente tramite studiosi esteri. La testa di Federico II, acquisita da Giulio Torta, per il progetto museale Federico II e il Medioevo è adesso presa in studio dal grande medievalista studioso giapponese Professor Naoki Dan.
Attendiamo fiduciosi che anche uno o più studiosi internazionali si interessino finalmente anche al dipinto 'Caravaggio-Torta', sino ad oggi 'inspiegabilmente' disattenzionato in Italia. Questo paese, detentore del settanta per cento dell'Arte mondiale, sonnecchia distratto troppo spesso, snobbando quei concreti focolai di profondo amore per l'Arte, bistrattandone in ogni caso sia contenuti che risultati. L'Arte, se non convalidata politicamente e gerarchicamente rimane sospesa nel 'Limbo' dell'Utopia...
Pur esistendo sul 'Caravaggio-Torta' le conferme tecnico-scientifiche e le certezze attributive concretamente comprovabili, un nome di tale spessore intimorisce e disorienta studiosi e conoscitori, specialmente gravando sul 'dipinto' una antica attribuzione di Roberto Longhi, quale opera 'napoletana caravaggesca'. Quale Opera pittorica potrebbe essere più 'caravaggesca' di un vero Caravaggio ?
Forse anche un'opera 'napoletana', essendo un lavoro del Suo ultimo periodo, eseguito su tela napoletana !
Il grande Federico Stupor Mundi ha deciso di darci una robusta mano di aiuto suscitando un grande interesse proveniente dal lontano regno del 'Sol Levante'...
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Il Professore Naoki Dan e Federico II |
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Il Professor Naoki Dan, studioso internazionale di scultura medievale, Storico dell’arte presso l’Università di Gunma, in Giappone, ritratto sabato 25 settembre a Palazzo dei Normanni, ospite a Palermo della Fondazione Federico II. Lo studioso che aveva visionato la scultura raffigurante un monarca coronato e con tunica sul capo tramite fotografie, si era dimostrato talmente interessato all'opera marmorea, da ritenere necessario venire dal Giappone in Sicilia appositamente per studiare da vicino l’ oggetto. Si tratta, come confermato adesso dal grande studioso, di una raffigurazione di estremo interesse nell’ambito delle sculture medievali italiane inedite del tredicesimo secolo, ovvero una immagine giovanile di Federico II scolpita nel duecento, probabilmente di cerchia “pisanesca”. La scultura, recentemente acquisita tramite la Associazione Culturale Terza Esperide, per il progetto museale Federico II e il Medioevo, sembra aver tutte le caratteristiche per rappresentare un tassello basilare per questo impegnativo progetto. Le tracce di una cultura tardo medievale ci sono tutte: una discrepanza tra la plastica rotondità quasi rinascimentale di un viso scolpito con tecnica eccelsa, si contrappone ad una strana durezza, quasi rigidità della nuca, sul verso. Un 'errore' che il miglior falsario non saprebbe esprimere, ma che manifesta anche la grande capacità di caratterizzazione del Maestro scultore, vissuto quasi al confine tra l'ultimo medioevo e gli albori del Rinascimento. La tunica cade a 'pergamena'sul capo del monarca, leggermente arrotolata e schiacciata sui lati, incorniciando il viso di monarca quasi imberbe. Un sovrano giovane, con una peluria acerba che ne sottolinea il volto, reincoronandolo anche nel viso, come fosse un delicato tralcio d'alloro, ed acuendone ulteriormente i nobili tratti del volto giovanile, fiero e deciso, dolce ma non ingenuo. Un monarca che esprime una probabile età di venti-venticinque anni, dal profilo simile, molto simile all'effige espressa nelle monete auree 'Augustali' di Federico II. Una testa marmorea che ritrae un sovrano in modo aulico, dal portamento e dal sangue augusteo: Federico II Hohenstaufen, lo Stupor Mundi.Il professore Naoki Dan, ha rilevato in diretta, davanti ad un attento pubblico, alcune singolari particolarità nella scultura. Uno sguardo leggermente strabico, che guarda nel vuoto. Probabilmente una nuova interpretazione che accentua la circolarità ed il movimento dello sguardo, come proiettato in profonda meditazione. Purtroppo la mancanza delle pupille originali, che dovevano probabilmente essere in paste vitree colorate, non possono rendere a pieno l'intensità dello sguardo. Inoltre lo studioso ha sottolineato la presenza di due sottili righe parallele incise orizzontalmente nel bordo della tunica, che pongono un curioso parallelismo con due sculture presenti nel pulpito di Pisa, di Nicola Pisano. Ancora un interessante motivo di ricerca si propone confrontando questa testa marmorea con due sculture coronate di Tino di Camaino. La medesima essenziale corona, per la prima volta semplice, leggermente appiattita, ma con le punte svettanti verso l'alto.Una concezione probabilmente ripresa da una antica interpretazione di Costantino, illuminato dai raggi della Fede.Un raffronto ancora aggiunge interesse alla ricerca: un busto marmoreo conservato presso la Fondazione Santarelli, rinvenuto fortunosamente durante degli scavi nei pressi del porto di Genova nel 1942, riprende il medesimo profilo della scultura adesso siciliana. La provenienza, Collezione estera, farebbe ipotizzare un fortunoso trasferimento dell'oggetto in tempi antichi, estrapolando questa testa da una complessa e più impegnativa opera. Forse un busto in porfido, su cui questa testa faceva una figura ancor più prestigiosa. Una scultura riposta all'interno di un sito di grande impatto visivo, o parte di un gruppo di grandi dimensioni. Lo studioso, già riconosciuto massimo esperto dell' Opera di Tino di Camaino, è stato incaricato dalla Fondazione Federico II, di continuare le Sue ricerche, per confermare quella che sembrerebbe poter rappresentare una eccezionale scoperta di rilevanza internazionale. Federico II è tornato a Palermo?
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Edouard Manet 'Nature Morte' |
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Mezza pagnotta, una scodella
vuota, forchetta, cucchiaio ed
un coltello semi nascosto
dietro la pagnotta.
Tutto poggiato frugalmente su
una tovaglia arruffata, con
sullo sfondo una finestra
aperta ed un comodino...
'Astettando la Minestra' il
titolo di questa opera di
certo eseguita in attimi di
intensa ispirazione da un
grande Maestro della pittura
francese.
Il Dipinto in tela originale,
non ancora pulito, firmato sul
retro 'Manet Nature
Morte'esprime una tale
modernità da pensare che possa
esser stato eseguito nei primi
del novecento. Invece è il
'genio' che inventa una nuova
espressione pittorica ed
anticipa la modernità assoluta
dell'impressionismo, verso il
1860 scavalcando i normali
criteri di espressione,
fotografando senza obiettivo,
ma con la mente e l'estro, uno
scorcio 'bohemienne' della
propria esistenza. Pennellate
lanciate sulla tela con
immediatezza, fantasia ed
inventiva, con l'immaginazione
della forma appoggiata nello
spazio di una tela.
Colori sfumati, quasi
evanescenti che compongono un
ricordo visivo che si scioglie
per ricomporsi in un
capolavoro.
Effettuata la certificazione
Raman delle Università di
Modena e Reggio Emilia, con
verifica dei pigmenti dello
strato pittorico databili
entro il 1860.
In attesa di convalida ed
inserimento nell'Opera Omnia
di Manet tramite la Fondazione
Wildhenstein.
Collezione Giulio Torta, in
mostra a Cortona antiquaria.
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Federico II Hohenstaufen: Il volto |
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Presso la Fondazione Santarelli a Roma, un busto in marmo federiciano viene da sempre ritenuto una
'probabile' raffigurazione di Federico II. Adesso, grazie al raffronto con la Testa di Federico II della Collezione Torta, scopriamo che si tratta certamente, in ambedue i casi, del vero volto di Federico II Hohenstaufen. La somiglianza è innagabile, ed il busto laureato 'Santarelli', scoperto durante scavi a Genova presso la zona portuale nel 1942, manifesta lo stesso profilo fiero ed elegante della testa coronata. La testa Santarelli' potrebbe essere stata manufatta durante la visita di Federico a Genova avvenuta nel 1210 a soli sedici anni. Di contro, la testa incoronata del Museo Federico II e il Medioevo di Palermo, è stata eseguita con tale maestria e modernità da mettere in dubbio in un primo momento, che possa trattarsi realmente di una scultura antica. La scultura è giunta a noi in condizioni eccezionali, come di un oggetto preservato con rispetto dall'incuria del tempo...Una qualità tale da far pensare di getto che possa trattarsi di un lavoro classico, eseguito in periodo 'neoclassico', ma non è così. Le tracce di una cultura tardo medievale ci sono tutte: una discrepanza tra la plastica rotondità quasi rinascimentale di un viso scolpito con tecnica eccelsa, si contrappone ad una strana durezza, quasi rigidità della nuca, sul verso. Un 'errore' che il miglior falsario non saprebbe esprimere, ma che manifesta anche la grande capacità di caratterizzazione del Maestro scultore, vissuto quasi al confine tra l'ultimo medioevo e gli albori del Rinascimento...La tunica, a 'pergamena' arrotolata e leggermente schiacciata, nuovamente tradisce l'epoca di questa scultura, ovvero una scultura medievale probabilmente databile verso la metà del XIII secolo ... La tunica si lascia scivolare sul capo di un monarca quasi imberbe, e ci mostra il sovrano giovane, con una peluria acerba che ne sottolinea il volto, reincoronandolo anche nel viso, come fosse un delicato tralcio d'alloro, acuendone ulteriormente i nobili tratti del volto giovanile, fiero e deciso, dolce ma non ingenuo. Un monarca che esprime una probabile età di venticinque anni, dal profilo simile, molto simile all'effige espressa nelle monete auree 'Augustali' di Federico II. Una testa marmorea che ritrae un sovrano in modo aulico, dal portamento e dal sangue augusteo: Federico II Hohenstaufen,lo Stupor Mundi.La provenienza, Collezione estera, farebbe ipotizzare un fortunoso trasferimento dell'oggetto in tempi antichi, estrapolando questa testa da una complessa e più impegnativa opera. Forse un busto in porfido, su cui questa scultura faceva una figura ancor più prestigiosa. La testa di una scultura riposta all'interno di un sito di grande impatto visivo, o parte di un gruppo scultoreo di grandi dimensioni, dove Federico era dominatore, assiso su uno splendido cavallo arabo. Un gruppo di cui non abbiamo nè tracce ne alcun documento. Per altro le analogie caratteriali che si riscontrano con alcuni volti e panneggi visibili a Siena, presenti presso il Pulpito della Cattedrale, fanno sognare una paternità eccelsa. Il modo come viene in questa testa interpretato 'il mento', tondeggiante e con una piccola fossetta centrale, e come sono resi i capelli, a ciuffetti piccoli e mossi, e la bocca a cuore, delicata e leggermente carnosa, la fronte spaziosa e molto delineata, con le arcate frontali prestanti, materiali, quasi leonine, ed un naso dritto e volitivo fanno riflettere. Tracce che sembrano suggerire la mano del più grande protagonista del medioevo federiciano: Nicola Pisano. La datazione proposta per questa scultura, prospetta un’epoca probabilmente oscillante tra il 1240 ed il 50, ovvero durante la tarda maturità di Federico cinquantenne. La iniziale incoerenza della raffigurazione giovanile del sovrano espressa in una epoca in cui crediamo che Federico fosse già in età matura, si dirime considerando che secondo un antico manoscritto, risulta che il sovrano ultra quarantenne, era talmente invecchiato, che se fosse stato venduto al mercato degli schiavi, sarebbe stato valutato pochi ’Dirham’, ovvero quanto qualche cammello. Quasi senza capelli, sdentato, alquanto appesantito, di certo non sarebbe stato un modello ideale, se fosse stato scolpito e ritratto nella reale fisionomia. Riteniamo che l'Artista scultore ritrasse il volto di Federico con la fisionomia di venticinque, trenta anni prima della reale età del monarca.Ho cercato supporto e conforto in queste mie, direi, intuizioni, ma purtroppo mi è sembrato come se nel nostro paese vigesse uno stato di torpore scientifico-mentale, ovvero come se nessuno avesse alcuna intenzione di esprimersi, e mostrare così il fianco a decine di studiosi, pronti a scatenare un incondizionato linciaggio senza remore. L'Arte è diventata un campo di battaglia, dove chi parla per primo, si assume le responsabilità di subire le più disparate critiche trasversali anche ingiustificabili, e questo solo per difendere ognuno le posizioni di prestigio acquisite o acquisibili, e non cedere un passo per nessun motivo. Credo che siamo giunti ad un punto di non ritorno, dove a parlare, spesso, sono personaggi dal grandissimo impatto mediatico, ma di flebile e quasi inesistente sensibilità artistica. Una gratificante notizia ci giunge dal Giappone. Il Professor Naoki Dan, studioso ed esperto di Arte medievale, già autore di testi sulle opere di Tino di Camaino, visionando le foto della 'testa di Federico II' ci ha entusiasticamente garantito la eccezionale inportanza della scultura, in ambito delle raffigurazioni medievali di sovrani coronati, promettendo di raggiungerci in Sicilia a settembre, per visionare l'eccezionale reperto di presenza, ed offrendosi di studiare questo 'appetitoso' inedito reperto.La cortesia, disponibilità,spessore culturale, attenzione e garbo del Professore Naoki Dan, mi hanno fatto tristemente riflettere, confrontando l'approccio con la cultura nipponica, rispetto ad una aggressione verbale subita a Foggia da uno 'studioso' pugliese (laureato in Lettere e Filosofia), che piuttosto che 'guardare' la scultura (per Lui incomprensibile) si è lanciato in invettive intolleranti, schizofrenico oscurantiste.
L'Italia non sarebbe la patria dell'arte e della cultura antica? Così antica da divenire fossile. Federico II immobile, sfida i secoli e sta a guardare silenzioso in attesa....
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Un nuovo...Caravaggio baby? |
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La 'scoperta' di un nuovo probabile Caravaggio, effettuata da giorni presso i Gesuiti, ha fatto sussultare il mondo dell'Arte, sin quando non si è divulgata l'immagine del dipinto. Certamente il dipinto è espressione di un grande, ottimo pittore, operante nel primo 600', che ha assimilato sia il 'Phatos'caravaggesco, come la resa delle ombre, che in un soggetto tragico come il martirio di san Lorenzo, donano suggestione allo spettatore. Ma vi sono alcuni distinguo, per i quali, da qui ad ipotizzare la mano del Grandissimo Merisi ne corre.
In primo piano le mani, rigide e materiali, specie quella a destra dello spettatore. Un dito in alto è troppo 'duro' per poter assurgere a 'quei' livelli. Il tronco in torsione mostra un busto forte, ma troppo profondo, largo in spessore, e non abbastanza plastico. Una fisicità notevole, di buona esecuzione caravaggesca, ma non certo dei livelli con i quali ci ha inebriato Caravaggio, così come notiamo il panneggio del tessuto arruffato all'inguine, espresso con un colore plumbeo mai visto in alcun dipinto del Maestro Merisi. Le luci sono molto ben espresse, ma risultano quasi surreali, forzate, la qual cosa mai da 'Lui' sarebbe stata così manifestata. Si tratta, pur tuttavia di un dipinto di notevole importanza, nell' ambito della pittura caravaggesca italiana, ma nomi che potrebbero stare dentro la attribuzione sono almeno un paio...E poi, il dipinto deve essere ... carezzato con lo sguardo e di presenza.
Se dovesse poi risultare proprio essere opera di Caravaggio, lo si potrebbe dimostrare solo, se si scoprissero antichi documenti, comprovanti la realizzazione del dipinto, opera dall'Enfan Prodige' Caravaggio baby...all'età di cinque o sei anni.
Giulio Torta
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Come passa il Tempo...Calendarietti da Collezione |
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Come passa il Tempo...'I Calendarietti da Collezione'-
Quest'anno la Collaterale a Cortona Antiquaria dal 28 agosto al 12 settembre, scandirà il tempo con una Collezione allegra e spiritosa di circa trecento piccoli libretti: I Calendarietti da Barbiere sono già 'Cult'. Come è passato il Tempo ... Eppure, ineluttabile, rimane trascritto, inebriato con profumi alla lavanda, e legato con sgargianti cordoncini a fiocchetto dentro piccoli libretti colorati. Questi simpatici ‘libretti’, sono i piccoli calendari con immagini e foto, che vengono chiamati solitamente ‘Calendarietti da barbiere’, perché da questi venivano regalati ai clienti, dopo una ‘barba’ o uno taglio di capelli. Un piccolo omaggio del barbiere (o di un negoziante) ai suoi clienti, nell'imminenza della Pasqua, del Natale o del Capodanno. Con l’omaggio i clienti rispondevano elargendo al barbiere, una congrua mancia di rito. Divenne presto una moda, sin dopo gli albori degli anni 1860-70, quella di regalare ai clienti, dei piccoli calendari dalle forma più varie, sia presso negozi, esercizi e ditte, e la produzione dei calendarietti divenne presto un modo spiritoso per pubblicizzare i propri prodotti, eventi o nuovi negozi. I soggetti delle foto nei calendari, divennero i più disparati. Calendari con immagini di donnine in abiti succinti, pubblicitari, artistici, floreali, religiosi, folcloristici, geografici, cinematografici, con foto di divi del cinema o di attrici famose. Qualcuno, già verso fine 800’ decise di ‘profumare’ i calendari, forse in origine, per reclamizzare una ditta di profumi, ma presto quasi tutti i calendarietti vennero ‘impregnati’ con essenza di lavanda dai vari profumi, che potremmo definire anch’essi da ‘barbiere’… I più apprezzati sono oggi i coloratissimi calendari ‘Liberty’dove la fantasia del primo novecento esplode, supportata a volte da una tecnica esecutiva più elaborata. Oltre il cromatismo floreale, la ‘goffratura’ ad esempio, consisteva nell’impressionare le piccole pagine con differenti livelli di carta a rilievo, ottenendo una pseudo tridimensionalità dell’immagine. Una bustina semitrasparente proteggeva quasi sempre questi piccoli calendari, consentendo di conservarne meglio la profumazione, che inevitabilmente era altrimenti destinata a perdersi. Gli esemplari più antichi riportano illustrazioni cromolitografiche, che venivano stampate separatamente ed arricchivano così di colori e di carattere i calendari, tramite il procedimento tipografico. Successivamente, con il progresso della cromolitografia, si riuscì a stampare direttamente le illustrazioni cromolitografiche sul foglio, lasciando poi in bianco gli spazi da riempire con i caratteri tipografici pubblicitari. La tecnica cromolitografica divenne presto più accurata, ed alla pietra si sostituirono le lastre di zinco migliorando notevolmente la definizione delle immagini. Sin dagli anni Settanta dell'Ottocento si diffusero i calendarietti come siamo abituati a immaginarli oggi: riccamente illustrati, composti da 2 o 12 sino a 20 e più pagine. I più conosciuti sono certamente i calendarietti di ‘donnine’ degli anni 1930-80 in pose osé o romantiche, del classico formato rettangolare da ‘portafoglio’, ove venivano riposti e non sempre mostrati … Adesso alcune scene di queste ‘donnine’ dalle pose ardite ci fanno sorridere, perché ciò che veniva considerato osé negli anni tra il 1930’ ed il 50’ oggi risulta ancor più che ingenuo. Come passa il tempo… Curatore Giulio Torta(Associazione Culturale Terza Esperide di Palermo)
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Pietro Novelli 'Il 'Caravaggesco' Monrealese ' |
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Olio su tela di forma ottagonale, raffigurante una giovane Madonna con Bambino.
Una Madonna che indossa sul capo, a cingere la folta chioma dai riflessi rosso oro, una delicata e preziosa coroncina di piccoli fiori in filigrana e pietre preziose, e che regge delicatamente il Bambino Gesù benedicente, dal corpicino paffuto e con una espressione rassicurante. Il Bambino è saldamente ancorato con la manina alla tunica dalle Mamma, mentre la Madonna pone le mani protettive sul figlio, quasi accompagnando i suoi movimenti. Questo lavoro, opera del Novelli durante il soggiorno napoletano, come conferma il taglio ottagonale del dipinto, databile verso il 1635, esprime il debito formale acquisito dal Novelli tramite la conoscenza del Ribera, evidente sia dalla stesura dei capelli della Madonna che per un uso diverso dei chiaro scuri. La 'coroncina' a fiori sul capo della Madonna, sembrerebbe un singolare tributo alla patrona di Palermo, la Santuzza Santa Rosalia, sempre ritratta con la corona di rose. Il Novelli è l'unico pittore siciliano che può considerarsi 'Caravaggesco' di certo grazie ai suoi ripetuti viaggi sia a Roma che a Napoli e quindi con la visione diretta di opere del Merisi.
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L'Arte dimenticata ... |
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Il ‘concetto’ di Arte 400 anni dopo Caravaggio -
Che la Cultura italiana sia in gran parte ‘imbavagliata’ da una struttura politico-cattedratico-affaristica, è una verità ormai così scontata da non destare più alcuna meraviglia. La impossibilità di entrare correttamente e meritoriamente in alcuni ‘circuiti’ quasi esclusivamente baronali, provoca un urlo di reazione, che diventa presto un gridolino ovattato dentro una campana di piombo. Cosa fanno le 'Istituzioni', se rendono possibile che il nipote che faceva l’impiegato o il medico, divenuto improvvisamente erede del nonno artista, diventi il ‘gestore’ di un settore a lui sconosciuto sino a pochi mesi prima? Ben presto il ‘nipote’ diventerà un imprenditore rispettabile e ‘unico critico’delle opere del nonno, bocciando come false gran parte delle opere scomode e promuovendo solo quelle della nuova ‘Fondazione’ , che gli rendono bene. Gli interessi privati in atti, chiamiamoli d’ufficio, come funzionano?
Se uno ‘storico dell’Arte’gestisce le proprie conoscenze, capacità e pubblicazioni, per promuovere quello gli fa comodo, a discapito della correttezza, della professionalità e dell’Arte, quella vera? E se poi compra e vende dipinti e sculture , ancor più di un mercante, senza licenza o negozio ma ‘consigliando’ ai polli di turno quello che ‘Lui’ vuole? Alcune decine di anni addietro, se si colsultavano tra loro gli storici più preparati, il responso era quasi sempre unanime, e la preparazione, la sensibilità e professionalità era alla base dei rapporti...
Adesso è guerra aperta o sotterranea tra esperti e studiosi. Perche? L’arte e’ ormai un grande buco nero, che fagocita denaro e calpesta l’Arte vera, pulita, intensa. Si può creare un artista moderno a tavolino, un mediocre che diventerà grande artista grazie al marketing, alla televisione ed alla pubblicità. Una bolla di sapone che porterà centinaia di individui dai portafogli pesanti ma senza sensibilità o conoscenza , a diventare acquirenti di aria fritta.
Ma questo non si deve dire. Si può solo pensare in silenzio. Un mercato creato dalla ‘Cricca illuminata’per concretizzare un concetto di arte fasulla che viene venduta in barattoli, come ‘fece’ quel furbacchione di Piero Manzoni … Questa società probabilmente vuole essere calpestata vilipesa e triturata, perché l’intelligenza e la sensibilità sono ormai sempre più un ‘optional’ scomodo e fastidioso. Lo spirito di Caravaggio si contorce nella tomba.
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E.De Maria Bergler 'Oasi al tramonto' |
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'La Carovana' di Ettore de Maria Bergler (datato 1884).
Questo dipinto ad olio su tela raffigurante un paesaggio africano (cm.46x100) , dalla atmosfera delicata e crepuscolare, rappresenta un importante tassello per la pittura siciliana dell’ottocento, in quanto il De Maria, che diviene presto anche il pittore dei Florio, con cui tornerà in Africa vent’anni dopo, dimostra che il Maestro, già allievo del Lojacono, dipingeva sino dal 1884, primo tra i siciliani, da vero impressionista ‘en plein air’. Materico, veloce e di grande effetto cromatico, lavorerà parallelamente sia con la tecnica ad ‘impressione’, che con lo stile verista alla Lojacono, più apprezzato nella sua Sicilia.
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Caravaggio ... suona lontano... |
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Un Caravaggio, che suona melodie lontane. Chi non lo vede, o non lo vuole vedere ... con un pò di attenzione lo'sente'.
La Musica di Caravaggio stride e si accorda agli eventi, ma il grande escluso resta ancora questo Dipinto, che racchiude in se un concentrato di emozioni, una devastante intensità che a distanza di 400 anni, continua a vibrare. Un Dipinto può emettere suoni, ma solo se si è disponibili ad ascoltare. Le convenzioni esistono, sin quando permangono le logiche supportate da riscontri e certezze.
Un ‘problema’ di non facile risoluzione viene posto al Gotha degli studiosi di pittura antica, e più precisamente agli studiosi di Caravaggio e del ‘caravaggismo’ con la avversata o peggio non considerata attribuzione a Caravaggio del Davide e Golia con ‘Disputante’, prospettata dal Connoisseur dell’Arte ed Antiquario Giulio Torta. Sappiamo che affinchè universalmente venga riconosciuta una importante paternità di un’Opera d’Arte, collegabile ad un grande Maestro, da tutti gli storici accreditati e riconosciuti tali e quindi ne sia avallata la sua valenza documentale, qualitativa e storica, esistono delle problematiche legate a tre fattori da sempre imprescindibili: primo, la iconologia ( lo studio del significato delle immagini e la classificazione dei temi o dei soggetti rappresentati ovvero la ‘forma’ del Dipinto) e la iconografia ( lo studio dell’opera d’arte, che prendendo le mosse dal suo significato iconografico ne esamini il valore in rapporto con lo stile, le intenzioni dell’autore e la cultura del sua epoca), il secondo, la storiografia dell’Opera (ovvero i documenti comprovanti la provenienza e relativi passaggi di proprietà) ed il terzo, le verifiche tecnico scientifiche incrociate effettuate sull’Opera che risultino compatibili con altre Opere dello stesso artista. Esistono su questo Dipinto diverse robuste tracce che ripercorrerebbero sia la provenienza che i riscontri tecnico-scientifici, oltremodo 'compatibili'con la delicata ipotesi attributiva. Invece. insormontabili, ad oggi,vengono ritenute le espressioni sia iconologica che iconografica. Il ‘soggetto’ del Dipinto ritraente Davide e Golia con ‘Disputante’, visualizzato da uno storico dell’Arte, che abbia una robusta formazione di studi diremmo storico-artistici, è assolutamente privo di qualsivoglia parallelismo logico, e quindi non collocabile e non considerabile, sia iconologicamente che iconograficamente. Infatti, se alla incongruenza iconologica, assolutamente irriverente e priva di riscontri formali, aggiungiamo la assoluta singolarità iconografica, ancor più ‘stravagante’, automaticamente si erge un insormontabile muro di intransigenza. Questa sarà stata probabilmente la considerazione che ne fece il grande Roberto Longhi, quando, vedendo Davide e Golia con un terzo spettatore intento a gesticolare, tramite foto bianco e nero, collocò di getto l’Opera come di scuola napoletana di anonimo autore caravaggesco. E così è stato considerato sino ad oggi, questo curioso incomprensibile ’Anonimo napoletano’ sia da tutti gli allievi del Longhi, e da coloro che, di scuola Longhiana e non, siano interpellati a considerarne una paternità. Eppure accostandosi al Dipinto con morbida disponibilità, si rimane attratti da un incomprensibile e fascinoso mistero di un messaggio insito in una qualità pittorica sin troppo elegante e vibrante che, come un fastidioso dissonante suono , espresso da note apparentemente scollegate, insieme forma un armonioso accordo nuovo. In Musica, esiste. Note scomposte che si legano irriverenti, apparentemente contro la logica della musica, creando accordi nuovi, note che entrano dentro vibranti, sino a graffiare il cervello, al limite del fastidio. Credo mai come in questa Opera ancora incomprensibilmente incompresa, la pittura è stata così vicino alla musica.(Questo Dipinto, quando sarà riconosciuto ed accreditato , sarà, speriamo, in esposizione a Palermo presso il costituendo Museo 'Federico II e il Medioevo'...) Giulio Torta
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Federico II - Hohenstaufen, Stupor Mundi - |
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Federico II - Una scultura eccezionale scolpita in marmo pario. Il giovane sovrano incoronato, dallo sguardo dolce e fiero manifesta una ’scoperta’ dirompente, ancora in fase divulgativa, pazientemente in attesa che sia attenzionata e riconosciuta dall’Accademia nazionale. Lo ’scopritore’ Giulio Torta, antiquario e studioso di reperti medievali, non è nuovo a scoperte prospettate al mondo dell’Arte, dove tutto ciò che non è ancora più che riconosciuto da antiche fonti, non viene, a volte per anni, tenuto in considerazione. La tesi di Giulio Torta viene supportata da un carattere aulico e fortemente medievale della scultura, ove si contrappongono una eccezionale plasticità dei tratti del viso molto ’Pisaneschi’ ad una notevole rigidità sia nella tunica schiacciata a ’pergamena’ che sul retro, nella nuca abbozzata e rigida. I capelli eseguiti a piccoli ciuffi, gli occhi recanti una nicchia ad ingasto, che probabilmente trattenevano due paste vitree circolari (pupille colorate) oggi mancanti, un perno sottostante in bronzo, fissato con piombo vetrificato, di indubbia pluri secolare vetustà. La patina esprime leggere rughe del tempo, di un oggetto da sempre preservato e protetto sia da eventi climatici che traumatici. La datazione da noi proposta per questa scultura, prospetta un’epoca probabilmente oscillante tra il 1245 ed il 50, ovvero durante la tarda maturità di Federico cinquantenne. La incoerenza della raffigurazione giovanile del sovrano espressa in una epoca in cui crediamo che Federico fosse già in età matura, si derime considerando che secondo un antico manoscritto, risulta che il sovrano ultra quarantenne, era talmente invecchiato, che se fosse stato venduto al mercato degli schiavi, sarebbe stato valutato pochi ’Dirham’, ovvero quanto qualche cammello. Quasi senza capelli, sdentato, alquanto appesantito, di certo non sarebbe stato un modello ideale, se fosse stato scolpito e ritratto nella reale fisionomia. Riteniamo che l'Artista scultore ritrasse il volto di Federico, immaginandolo con la fisionomia di venticinque, trenta anni prima della reale età,collocandone la testa in un busto probabilmente di porfido, per una scultura da esporre in un luogo di grande prestigio. Una rappresentazione di Federico II nel suo fulgido, massimo splendore giovanile. Un giovanetto dai tratti dolci e nobili, ma dallo sguardo di un fiero leone... Il Professore Naoki Dan, docente presso l’Università di Gunma, in Giappone, e già riconosciuto esperto in scultura medievale, si è entusiasticamente offerto di studiare approfonditamente l’Opera, garantendo già la sua eccezionale importanza in ambito alle raffigurazioni di regnanti del XIII secolo. Di fatto i veri conoscitori di Arte Antica, avvezzi a riconoscere concretamente i falsi come le singolari e rare scoperte vibranti, anche se inedite, sanno di dover usare, dinnanzi ad oggetti artistici di grande spessore, sia rispetto che la massima cautela.
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Caravaggio o Michelangelo Merisi ? |
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Al di là delle certificazioni diagnostiche che avrebbero posto fine alle perplessità sulla attribuzione del Caravaggio-Torta, esiste una logica esaustiva che confermerebbe la paternità del Dipinto quale Opera autografa del grande Michelangelo Merisi, detto Caravaggio 'il Milanese'.
Perchè un pittore ad oggi sconosciuto, vissuto durante l'epoca di Caravaggio, ovvero tra la fine del 500' ed i primissimi del 600' avrebbe dovuto esprimersi maldestramente, aggiungendo l'immagine del ritratto di Caravaggio che appare da un angolo buio della scena? Un personaggio che è stato dipinto, come evidenziato dalle radiografie, con pennellate sottili ed accurate, come si manifesta solo per la esecuzione di un ritratto dal vero o meglio un 'Autoritratto'...Una stesura passionale, sofferta, pulsante...
E perchè il ritratto di Caravaggio, gesticolando sembra voler esprimere qualcosa?
Qui non si tratta di un acerbo esecutore che ha incertezze o pecche tecniche, ma di un Capolavoro indiscutibile, realizzato da un sublime Maestro, un'Opera che squote e turba lo spettatore...
Ma dove sono e dove guardano i 'distratti' storici ed i critici dell'Arte ?"
Forse non desiderano essere 'infastiditi' e 'distratti' da altri studi profondi... Come si può e perchè avviene che si estenda una cappa di silenzio o peggio di ostile indifferenza o ancora di pressappochismo verso un'Opera che vibra con tale smisurata tensione e qualità?
Forse la 'CRITICA' è troppo indaffarata a criticare il criticabile...ma dove non si può...nè criticare nè avversare un bel niente, l'Intellighenzia' resta latitante. Federico Zeri: perchè non ci sei più!
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Il 'Caravaggio-Torta' ed i Servizi Segreti.. |
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Sono passati circa sette anni da quando abbiamo iniziato a dirimere dubbi e quesiti sull'enigmatico dipinto 'Davide e Golia con doppio autoritratto del Merisi', ma ad oggi, sembra ancora di essere agli inizi. Non sono serviti tutti gli esami incrociati tecnico scientifici da noi effettuati sul 'Dipinto' comprovanti la paternità certa a Caravaggio, esami frutto dell'ultima generazione diagnostica. Il Dipinto 'Davide e Golia con doppio autoritratto del Caravaggio, è ancora solo Caravaggio-Torta, in quanto è apertamente ritenuto tale esclusivamente dal suo scopritore...Finalmente abbiamo saputo perchè questo Dipinto eccezionale non può, e non deve essere accreditato. Purtroppo non potevamo conoscere quali implicazioni vi fossero alle spalle di una 'semplice scoperta' di un'Opera pittorica, anche se un 'innoquo' Capolavoro di Caravaggio... Vi è un interesse concreto della C.I.A. per questo Dipinto, poichè tramite contatti trasversali con le nostalgiche frange del defunto KGB, esisterebbero le prove della vita provocatoria, sovversiva ed anti americana di Caravaggio. La C.I.A. sarebbe ancora oggi pronta a distruggere, se si trovassero, le ossa del Maestro sovversivo. Di fatto ne stanno instancabilmente cercando i resti. Sarebbe da ritenere possibile l'intervento di paracadutisti del 'Mossad' che attendono il momento propizio per impossessarsi del Dipinto, poichè di fatto Davide raffigura nel quadro, il 'popolo Ebreo' vittorioso, mentre la testa del Golia rappresenta il gigante Palestinese sconfitto. Il 'Disputante' sarebbe quindi il Presidente americano, che vuole fermare il conflitto ad ogni costo... Non potevamo saperlo... Probabilmente il defunto Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, era sin da allora portatore di segreti di spionaggio internazionale tra Malta ed il Vaticano, con implicazioni collegate alle frange di alcuni Cavalieri Templari infiltrati in Palestina. Un intrigo legato ad interessi nel contrabando di armi, tra cui la segretissima ed indistruttibile 'spada' nella roccia. Anche la mafia desidera ardentemente impossessarsi del Dipinto, per poterlo tagliuzzare a pezzetti,e distribuirne una fettuccia ad ogni 'Padrino' in tutto il pianeta, poichè il Caravaggio ancora in mano alla mafia, è in possesso di un solo mafioso. Tutti i Boss adesso ne desiderano un brandello... Di fatto preferiremmo essere ancora in vita quando, finalmente qualcuno dei 'potenti' non collegati ai 'servizi segreti' si accorgerà che...non siamo sovversivi pericolosi, ma innoqui appassionati d'Arte. Durante l'ultimo interrogatorio, sotto tortura, ho dovuto dichiarare che il Dipinto in questione non è assolutamente di Caravaggio, ma l'ho dipinto io stesso, e che non avevo intenzione di nascondervi alcun 'messaggio'.
...e se alcuni studiosi internazionali ci hanno già gratificato anche più di come meritiamo, pur non comprendendo ciò che accade in Italia nel mondo dell'Arte...succede che da noi la cultura sonnecchiando, 'russa' insieme a frange del defunto KGB...e CI A..ngustia una illogicità burocratico-gerarchica oppressiva, MOSSA D..a interessi che non avrebbero nulla a che vedere con Arte Cultura e Correttezza e Giustizia.(scherziamo, ma mica tanto...)
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Santa Caterina da Siena... |
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A Siena, dal 20 al 28 marzo, in occasione della XIII Mostra di Antiquariato presso la Fortezza Medicea, sarà esposta, presso lo Stand 'Giulio Torta', anche una grande tela inedita degli inizi del 600', raffigurante la Santa 'Europea' Caterina da Siena. La notevole fattura del dipinto, in studio, svelerà presto, di certo, una illustre paternità...
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Jan Cossiers 'Lezione di liuto' |
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"Lezione di Liuto" attr.a Jan Cossiers. (cm.105x75 circa) Il Pittore nato ad Anversa, (1600/1671) fu allievo di Cornelis de Vos. Cossiers, in questo dipinto, probabilmente eseguito durante il soggiorno romano del pittore nel 1626, percorre la strada detta alla "Manfrediana Methodus". Con questa scena,lezione di liuto,il Maestro eseguirà, con varianti ed aggiunta di altri due personaggi,l'opera intitolata "Concert Party" eseguita in due versioni differenti(private Collezioni a Monaco, ed a Berlino). Sono presenti Sue Opere nel Museo dell'Hermitage a Leningrado,nel Museo di Valencienne in Francia,nel Museo Nazionale di Stoccolma,nel Museo Bayerische St. di Monaco, nel Museo di Anversa, ed a Vienna presso la Akademie der Bildenden Kunste.
Collezione Giulio Torta
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I Vampiri di Caravaggio... |
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’I Vampiri di Caravaggio’sono tra noi.
Dopo 400 anni, Caravaggio il Milanese, si rotola nella tomba che non c’è... Urla, ruggisce, sospira, mugola, ringhia ed emette energia pulsante...Ognuna delle sue asciutte ossa vibra ancora nella oscurità con tremore irrefrenabile... Esiste nell’etere, dopo la morte del corpo, una forza indistruttibile che scavalca il vento, trapassa la roccia e solca le onde: ’la tensione del Genio’. La scintilla eterna che più di tutto avvicina l’uomo all’Idea' di Dio. Una Idea suprema, incorruttibile ed infinita...un ponte dai colori dell’arcobaleno che si dissolve, per poi ricomporsi e dissolversi ancora. Dopo 400 anni dalla morte si parla ancora di Lui’, Caravaggio, malefico e ribelle, squinternato e scalpitante, enigmatico ed altero. Esiste qualche meschino essere che sfrutta, modifica, gestisce, interpreta a suo vantaggio la memoria di un Genio ormai senza voce. Stia attento il vampiro di una celebrità che non gli appartiene a suggerne da parassita la memoria...a gestirne a proprio vantaggio il Genio. Oggi come allora, nemmeno la morte ha spento le forze buie che permangono nello sfondo di tutti i Suoi quadri, e dalla oscurità, con un balzo fuori dai dipinti, la rabbia devastante di chi è ferito nell’anima, è pronta a ghermire la mente corrotta di uomini e donne accecate dall’avidità e dalla cupidigia, serpenti profittatori del Genio altrui. Tremate, oggi più che allora, pusillanimi ingordi, vampiri delle altrui capacità...
Michelangiolo da Caravaggio vi osserva...
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Ettore de Maria Bergler impressionista... |
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'La Carovana' di Ettore de Maria Bergler (datato 1884).
Questo dipinto ad olio su tela raffigurante un paesaggio africano (cm.46x100) , dalla atmosfera delicata e crepuscolare, rappresenta un importante tassello per la pittura siciliana dell’ottocento, in quanto il De Maria, che diviene presto anche il pittore dei Florio, con cui tornerà in Africa vent’anni dopo la realizzazione di questo dipinto, dimostra che il Maestro, già allievo del Lojacono, dipingeva sino dal 1884, primo tra i siciliani, da vero impressionista ‘en plein air’. Materico, veloce e di grande effetto cromatico, lavorerà parallelamente sia con la tecnica ad ‘impressione’, che con lo stile verista alla Lojacono, più apprezzato nella sua Sicilia.
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Caravaggio ed i Suoi primi 400 anni |
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A Caravaggio, nel bergamasco, l'Indagine evanescente sul 'FANTASMA DI UN CARAVAGGIO INVISIBILE'. Se è, e lo è... si sà che non sarà, ma se non è, forse lo sarebbe ... Solo per le libere menti caravaggine e senza colla riportiamo l'articolo di 'Caravaggio's News', scritto da un personaggio ritenuto semi pazzo, prima rinchiuso e adesso esiliato, imballato insieme alla sua cella, pluricensurato tramite la Stampa extra galattica degli Stati 'membri', senza alcun fallo. Dalla pagina della cultura del quotidiano 'No balls no Times', garbatamente, il massimo esperto forse a casa sua, l'illustre e illuminato Professor Pallongonff spiega: " Un nuovo capolavoro di CARAVAGGIO sara' esposto da Milano sino a Brera e ritorno, insieme al dipinto di suo fratello gemello, purtroppo mai nato, e faticosamente scoperto dalla critica, sopranominato caravaggio junior detto 'il Baro tra i Bari', che viene da adesso ritenuto a sragion veduta un eccelso probabile allievo forse milanese anch'esso, oriundo di Brera, ma schizzato nel cervello dai colori di un caravaggismo esagitato e mai visto ad occhio nudo. Poche luci e molte, troppe ombre, al buio, senza lampade o candele, la logica del significato intrinseco non la capira' nessuno, se non leggerà il saggio in sei volumi 'La vera essenza dell'Arte dipinta per i non vedenti nel significato incongruo'- Edizioni Presaperil (Eu.780.50). Un Capolavoro assoluto, diceva Seneca, sarà più intenso se assolutamente...invisibile per tutti coloro che guardano solo davanti il proprio naso, e la grande, immensa energia tridimensionale è musica e profumo, ma non deve essere confusa con l'odore della polpetta fritta della porta accanto...la polpetta di maiale alla menta con pan grattato...grattato. A buon intenditor porche parole... Il 'caravaggino', conosciuto come il nipote spurio del Merisi sembrava fosse se stesso, ma altri non sarebbe che il travestimento (forse) carnevalesco di Michelangelo ex di Caravaggio e adesso finalmente Milanese. Se probabilmente il 'Codice Caravaggio' di Charlie Brown esprime un doppio autoritratto angosciato senza la coperta di Linus, di fatto il Pittore intristito, non trova più se stesso, poiche'da artista metempsicotizzato, non si vede più in giro, e nemmeno si guarda allo specchio da tempo, essendo morto già da quattro secoli e lo specchio, tra l'altro e' rotto. Resta nella Sua mente (putrefatta) il ricordo del cugino suo allievo, sdentato e pittore mezzo braccio (monco di braccio destro) con pennello sinistro, figlio illegittimo di zio Michè. Sine dubitazione il primo dei caravaggisti è sempre e resta soltanto Lui: 'Caravaggio','il Milanese', anche se non si dovrebbe dubitare, o dire o pensare... che alcuni tra i diversi Critici criticanti tronfino trionfanti ma non ci si dovrebbe imbufalire se la verità invero resta sempre quella che non si vorrebbe troppo divulgare, infatti tanti 'zero' fanno 'Zeri'(con rispetto) e se non c'è gentilezza si fanno solo 'Sgarbi'... Ma 'Lui'saprebbe che è ancora e sempre sarà 'Il' CARAVAGGIO, ma nato a Milano ... che ci poteva fare se sua madre puerpera era lì, 'panzuta' di passaggio...e così la 'critica' spappolante non lo sfiora nemmeno e Lui ne è felice, anche sottoterra.... Se è, e lo è... si sà che non sarà, ma se non è, forse lo sarebbe ... Dal buio della tomba umida il pensiero edotto del Pittore immortale resta uno: Mondo Cane.
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A Palermo Federico II dal 19 al 23 novembre. |
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Il volto di Federico II-
Federico II, giovane sovrano, ritratto in epoca medievale. Una ’scoperta’ dirompente, ancora in fase divulgativa, in attesa che sia riconosciuta dall’Accademia. E’ normale che le nuove scoperte prospettate al mondo dell’Arte, dove tutto ciò che non è più che riconosciuto da antiche fonti, non viene, a volte per anni, tenuto in considerazione, ma la tesi della scoperta viene supportata da un carattere fortemente medievale della scultura, nella quale si contrappongono una eccezionale plasticità dei tratti del viso molto ’Pisaneschi’ ad una notevole rigidità sia nella tunica schiacciata a ’pergamena’ sul retro, nella nuca abbozzata e rigida. I capelli eseguiti a piccoli ciuffi, gli occhi recanti una nicchia ad incasto, che probabilmente recavano due paste vitree circolari (pupille colorate) oggi mancanti, un perno sottostante in bronzo, fissato con piombo vetrificato di indubbia pluri secolare vetustà. La datazione proposta per questa scultura, prospetta un’epoca tra il 1240 ed il 50, ovvero durante la maturità di Federico. I modi e la qualità dell’Opera risultano coerentemente vicini alla scuola di Nicola Pisano. La raffigurazione giovanile di Federico II, eseguita verso la metà del XIII secolo, ovvero mentre Egli era già quasi cinquantenne, si dirime considerando che secondo antiche fonti, risulta che il sovrano in età matura, era talmente invecchiato, che se fosse stato venduto al mercato degli schiavi, sarebbe stato valutato pochi ’Dirham’, ovvero quanto qualche cammello. Quasi senza capelli, sdentato, alquanto appesantito, di certo non sarebbe stato un modello ideale, se fosse stato scolpito e ritratto nella reale fisionomia. Ecco che quindi lo scultore lo ritrae verso il 1245-50, ma ricordandolo nel suo fulgido splendore giovanile. Un giovanetto dai tratti dolci e nobili, ma già dallo sguardo di un fiero leone...
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Amuleti Templari a Cortona... |
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AMULETI TEMPLARI : esoterismo, culto e magia, a Cortona dal 22 Agosto al 6 Settembre
Da una selezione della Collezione Museo Federico II e il Medioevo, l’Associazione Culturale Terza Esperide di Palermo presenta alcuni rarissimi e sconosciuti oggetti medievali, espressione di uno spaccato di misteriose credenze, spesso nascoste da antichi e segreti riti collegati al culto dei Cavalieri del Tempio.
Monaci guerrieri, pronti a mettere in gioco la vita per un Sacro Ideale, possessori di medaglioni, anelli, bracciali, ed amuleti che riuniscono il culto religioso con simbolismi esoterici rituali di chiara ispirazione orientale. Questi oggetti, databili tra il XII ed gli inizi del XIV secolo, a volte in bronzo, in ferro o raramente in argento, sono stati acquisiti in trent’anni di pazienti ricerche, presso collezioni private siciliane . Il misterioso ‘Baphomet’, il‘Pentacolo Magico’,il Pentagramma, il ‘Beauseant’, la sabbia di Gerusalemme, l’occhio che sempre vede, l’Eptogramma … con tutta la positiva ed antica forza dei Cavalieri del Tempio…
Curatore Giulio Torta. www.federicoiiedintornimuseum.it
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La 'Musica' in Caravaggio... |
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La Musica di Caravaggio :
Un Dipinto può emettere suoni ?
Le convenzioni universali esistono sin quando permangono le logiche supportate da riscontri e certezze… Un ‘problema’ di non facile risoluzione viene posto al Gotha degli studiosi di pittura antica, e più precisamente agli studiosi di Caravaggio e del ‘caravaggismo’ con la avversata o peggio non considerata attribuzione a Caravaggio del Davide e Golia con ‘Disputante’, prospettata dal Connoisseur dell’Arte ed Antiquario Giulio Torta. Sappiamo che affinchè universalmente venga riconosciuta una importante paternità di un’Opera d’Arte, collegabile ad un grande Maestro, da tutti gli storici accreditati e riconosciuti tali e quindi ne sia avallata la sua valenza documentale, qualitativa e storica, esistono delle problematiche legate a tre fattori da sempre imprescindibili: primo, la iconologia ( lo studio del significato delle immagini e la classificazione dei temi o dei soggetti rappresentati ovvero la ‘forma’ del Dipinto) e la iconografia ( lo studio dell’opera d’arte, che prendendo le mosse dal suo significato iconografico ne esamini il valore in rapporto con lo stile, le intenzioni dell’autore e la cultura del sua epoca), il secondo, la storiografia dell’Opera (ovvero i documenti comprovanti la provenienza e relativi passaggi di proprietà) ed il terzo, le verifiche tecnico scientifiche incrociate effettuate sull’Opera che risultino compatibili con altre Opere dello stesso artista. Esistono su questo Dipinto diverse robuste tracce che ripercorrerebbero sia la provenienza che i riscontri tecnico-scientifici, oltremodo 'compatibili'con la delicata ipotesi attributiva. Invece. insormontabili, ad oggi,vengono ritenute le espressioni sia iconologica che iconografica. Il ‘soggetto’ del Dipinto ritraente Davide e Golia con ‘Disputante’, visualizzato da uno storico dell’Arte, che abbia una robusta formazione di studi diremmo storico-artistici, è assolutamente privo di qualsivoglia parallelismo logico, e quindi non collocabile e non considerabile, sia iconologicamente che iconograficamente. Infatti, se alla incongruenza iconologica, assolutamente irriverente e priva di riscontri formali, aggiungiamo la assoluta singolarità iconografica, ancor più ‘stravagante’, automaticamente si erge un insormontabile muro di intransigenza.
Questa sarà stata probabilmente la considerazione che ne fece il grande Roberto Longhi, quando, vedendo Davide e Golia con un terzo spettatore intento a gesticolare, tramite foto bianco e nero, collocò di getto l’Opera come di scuola napoletana di anonimo autore caravaggesco. E così è stato considerato sino ad oggi, questo curioso incomprensibile ’Anonimo napoletano’ sia da tutti gli allievi del Longhi, e da coloro che, di scuola Longhiana e non, siano interpellati a considerarne una paternità.
Eppure accostandosi al Dipinto con morbida disponibilità, si rimane attratti da un incomprensibile e fascinoso mistero di un messaggio insito in una qualità pittorica sin troppo elegante e vibrante che, come un fastidioso dissonante suono , espresso da note apparentemente scollegate, insieme forma un armonioso accordo nuovo. In Musica, esiste. Note scomposte che si legano irriverenti, apparentemente contro la logica della musica, creando accordi nuovi, note che entrano dentro vibranti, sino a graffiare il cervello, al limite del fastidio.
Credo mai come in questa Opera ancora incomprensibilmente incompresa, la pittura è stata così vicino alla musica.
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Un fantasma che si chiama...Caravaggio |
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IL FANTASMA DI UN CARAVAGGIO INVISIBILE.
Se è, e lo è... si sà che non sarà, ma se non è, forse lo sarebbe ... Solo per le menti caravaggine e senza colla riportiamo l'articolo di 'Caravaggio's News', scritto da un personaggio ritenuto semi pazzo, prima rinchiuso e adesso esiliato, imballato insieme alla sua cella, pluricensurato tramite la Stampa estra Galattica degli Stati 'membri', senza alcun fallo. Dalla pagina della cultura del quotidiano 'No balls no Times', garbatamente, il massimo esperto forse a casa sua, l'illustre e illuminato Professor Pallongonff spiega: " Un nuovo capolavoro di CARAVAGGIO sara' esposto da Milano sino a Brera e ritorno, insieme al dipinto di suo fratello gemello, purtroppo mai nato, e faticosamente scoperto dalla critica, sopranominato caravaggio junior detto 'il Baro tra i Bari', che viene da adesso ritenuto a sragion veduta un eccelso probabile allievo forse milanese anch'esso, oriundo di Brera, ma schizzato nel cervello dai colori di un caravaggismo esagitato e mai visto ad occhio nudo. Poche luci e molte, troppe ombre, al buio, senza lampade o candele, la logica del significato intrinseco non la capira' nessuno, se non leggerà il saggio in sei volumi 'La vera essenza dell'Arte dipinta per i non vedenti nel significato incongruo'- Edizioni Presaperil (Eu.780.50). Un Capolavoro assoluto, diceva Seneca, sarà più intenso se assolutamente...invisibile per tutti coloro che guardano solo davanti il proprio naso, e la grande, immensa energia tridimensionale è musica e profumo, ma non deve essere confusa con l'odore della polpetta della porta accanto...la polpetta di maiale alla menta con pan grattato...grattato. A buon intenditor porche parole... Il 'caravaggino', conosciuto come il nipote spurio del Merisi, sembrava fosse se stesso, ma altri non sarebbe che il travestimento (forse) carnevalesco di Michelangelo ex di Caravaggio e adesso finalmente Milanese. Se probabilmente il 'Codice Caravaggio' di Charlie Brown esprime un doppio autoritratto angosciato senza la coperta di Linus, di fatto il Pittore intristito, non trova più se stesso, poiche'da artista metempsicotizzato, non si vede più in giro, e nemmeno si guarda allo specchio da tempo, essendo morto già da quattro secoli, e lo specchio, tra l'altro e' rotto. Resta nella Sua mente (putrefatta) il ricordo del cugino suo allievo, sdentato e pittore mezzo braccio (monco di braccio destro) con pennello sinistro, figlio illegittimo di zio Michè. Sine dubitazione il primo dei caravaggisti è sempre e resta soltanto Lui: 'Caravaggio' 'il Milanese', anche se non si dovrebbe dubitare, o dire o pensare... che alcuni tra i diversi Critici criticanti tronfino trionfanti, ma non ci si dovrebbe imbufalire se la verità, invero, resta sempre quella che non si vorrebbe troppo divulgare... Lui saprebbe che è ancora e sempre sarà Il CARAVAGGIO, ma nato a Milano ... che ci poteva fare se sua madre puerpera era lì, panzuta di passaggio...e così la 'critica' spappolante non lo sfiora nemmeno e Lui ne è felice, anche sottoterra. Se è, e lo è... si sà che non sarà, ma se non è, forse lo sarebbe ... Dal buio della tomba umida il pensiero edotto del Pittore immortale resta uno: Mondo cane.
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A Catania la Mostra Mercato 'Le Ciminiere' |
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Alle Ciminiere di Catania, dal 27 al 30 marzo, la VI Mostra di antiquariato 'Catania Antiqua', si presenta rinnovata all'insegna della qualita' e dell'efficienza...Una kermesse dedicata all'Arte ed al Collezionismo, questo appuntamente è ormai imperdibile per tutti i siciliani e non, che hanno interesse verso gli arredi di classe, dipinti, mobili, maioliche, argenti, gioielli, libri d'Arte...
Un intramontabile legame per la cultura e le tradizioni, quello verso l'Arte e l'Antiquariato, che qualifica ed arricchisce gli ambienti delle nostre case, rendendoli più caldi ed intrisi di amore per la qualità dei materiali pregiati, mantenendone, anzi rivalutandone il valore nel tempo.
Intrigante quanto spettacolare l'evento collaterale in mostra: 'Federico II Crociato' in una inedita raffigurazione su una superba placca medievale in argento. Tramite la Associazione Terza Esperide, ammireremo uno dei piu' rari e preziosi reperti del costituendo Museo Federico II e il Medioevo www.federicoiiedintornimuseum.it .
Lo 'Stupor Mundi' viene ritratto assiso sul trono regale, in una raffigurazione databile tra il 1228 ed il 1229, reggente sia la lancia da Crociato che il Globo Crucigero, pronto ad intraprendere la VI crociata: 'La Crociata di Federico'.
Federico II, assiso introno, gia' simbolo dell'Universita' Federico II di Napoli, è ritratto in questa placca con alcune varianti molto interessanti rispetto a quelle già conosciute, dai significati esoterico scaramantici. Il Professor Franco D'Angelo di Palermo, ha gentilmente studiato l'oggetto, rilasciandone una accorta scheda descrittiva.
CATANIA-ANTIQUA, una Mostra che rivolge grande attenzione alle modifiche del mercato, pur mantenendo legami indissolubili verso la cultura isolana, la qualita' e la selezione tra antiquari professionisti, siciliani ed esteri.
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Un Caravaggio che ... non c'e' |
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Sul Mistero della attribuzione del Dipinto Davide e Golia con il ritratto del Merisi, aleggiano una serie di casualita' e stranezze che rendono questa storia, uno dei piu' singolari casi di indifferenza dell'Arte mai accaduti sino ad oggi. E' normale che intorno ad una possibile scoperta assolutamente eccezionale e dirompente, l'Accademia sia sempre molto molto cauta, ma una cosa e' la cautela, ben altro il disinteresse diremmo forzato e pregresso. Un Caravaggio puo' essere scoperto solo da chi e' ... accreditato a farlo, ed in maniera burocraticamente convenzionale. Se cosi' non fosse, gli accertamenti tecnico scientifici, le valutazioni sui risultati stratigrafici radiografici e gli esami laser sui raffronti molecolari dei pigmenti, raffrontati con altri pigmenti gia' testati, e comprovanti la totale sintonia ed attinenza alla tesi attributiva, sarebbero stati attenzionati e valutati in modo differente. In vero, credo che non esista in Italia un reale amore per l'Arte in quanto tale, ma spesso sia concentrato il proprio interesse verso il potere mediatico e verso i prestigi acquisibili da strategie ed egoismi protezionistici di settore. Ci si lamenta di certe stranezze che accadono in politica ... ma in Arte e' ancora peggio, anche se non percepibile, in quanto il settore e' in mano a pochi, non giudicabili, e spesso veramente reazionari verso le novita' non supportate da antichi studi. Come potrebbero giudicare i 'media', le formule di un chimico atomico, non potendo entrare in alcun merito ?
Ma almeno, se il chimico è incompetente...esplode con la sua formula sbagliata. Cio' non succede mai con i critici ed esperti d'Arte. Anzi...Eppure la Scienza e' giunta ad un livello talmente avanzato, da poter confrontare i pigmenti, il supporto, la stesura, le preparazioni, con una tale precisione, da aver certezza assoluta dei risultati. Scoprire il reale DNA di un dipinto, leggere le sue 'impronte digitali'. Malgrado cio' i rilievi scientifici vengono considerato da molti studiosi parzialmente, solo a margine, come un 'optional' a comprova di illustri attribuzioni gia' in atto, e mai al contrario. In questo irriverente dipinto, Davide e Golia con il ritratto del Merisi, non puo' risultare una 'attribuzione' valida secondo l'Accademia, poiche' l'iconologia raffigurata risulta incomprensibile, e l'iconografia non e' raffrontabile con nessun'altra. Cio' ha creato il vuoto intorno a questa Opera che sulla carta (sulla tela..), non puo' esistere, perche' mai nessun pittore si era permesso di cambiare le regole, in un modo cosi' sfacciato, illogico ed incomprensibile. Uno scardinamento di concetti travolgente, che avrebbe potuto creare solo una mente totalmente innovativa come quella di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio. Se la tesi di un Pittore disperato che ritrae se stesso entrando dal buio nel dipinto, per chiedere con le mani di fermare la condanna a decapitazione sulla sua testa fosse piu' di una ipotesi ? Se la donna che compare magicamente dalle radiografia fosse realmente la modella di Caravaggio, Fillide Melandroni? Se quella ventina di strane convalide radiografiche e tecniche riscontrate dovessero non essere solo delle casualita'? Il 'Mistero' su questo dipinto permane, e rende questa storia, la evoluzione di una ricerca fantasma su un dipinto fantasma ...Il Dipinto evanescente di un Caravaggio che non puo' esistere. Giulio Torta info www.tortaantiques.com
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Parma: si e'visto di tutto... |
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E'finita a Parma la manifestazione Mercante in Fiera 'primavera'. Presenti i Carabinieri del 'Nucleo', Finanza in divisa e non, Polizia, Vigili urbani, funzionari della SIAE e dulcis in fundo...ladri di orologi indisturbati, di notte, con un furto di centinaia di migliaia di euro.
Visitatori tanti...unici a mancare, latitanti, i compratori.
Che succede?
E'vero che siamo in crisi, e lo Tsunami devastante si fa sentire, eppure Comprare Arte significa da sempre circondarsi di cultura, con amore per il bello, per difendere e valorizza il proprio denaro, contro ogni tipo di svalutazione.
Ma con le preoccupazioni di tutto quel che succede,dopo il crollo della borsa, crolla l'interesse per tutto cio' che ha bisogno di serenita' per essere apprezzato...Serenita'...dove sei?
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Federico II Crociato... a Catania . |
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Presso le Ciminiere di Catania, la Mostra di antiquariato 'Catania Antiqua', si presenta rinnovata all'insegna della qualita' ed efficienza... e con una intrigante quanto spettacolare esposizione collaterale: 'Federico II' in una inedita raffigurazione su una superba placca d'argento. Uno dei piu' rari e preziosi reperti del costituendo Museo Federico II e il Medioevo www.federicoiiedintornimuseum.it mostra lo 'Stupor Mundi' ritratto assiso sul trono regale, reggente sia la lancia da Crociato che il Globo Crucigero.
La raffigurazione, quella di Federico II in trono, gia' simbolo dell'Universita' Federico II di Napoli, in questa placca risulta eseguita con varianti molto interessanti. Un inedito Imperatore armato di lancia, pronto per intraprendere la VI crociata (1228-29).
Il Professor Franco D'Angelo, ha gentilmente studiato l'oggetto, rilasciandone una accorta scheda descrittiva.
CATANIA-ANTIQUA, una Mostra che rivolge grande attenzione alle modifiche del mercato, pur mantenendo legami indissolubili verso la cultura isolana, la qualita' e la selezione tra antiquari professionisti, siciliani ed esteri.
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Milanese di Milano...un Caravaggio 'decriptato' |
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Scienza e logica contro una ’attribuzione ‘intoccabile.
Uno strano misterioso Dipinto svela casualmente, dopo quattro secoli un messaggio criptato.
Caravaggio chiede, con un doppio autoritratto, l’ultima supplica disperata al Papa, l’unico che poteva fermare la condanna di decapitazione che gravava sulla testa del Pittore. Radiografie, rifletto grafia ,preparazione,pigmenti,tecnica, decine di conferme scientifiche tra le più avanzate eseguite da professionisti accreditati non lascerebbero dubbi: il Dipinto risulterebbe proprio un Capolavoro, opera di Caravaggio. Ma una antica intoccabile attribuzione di cinquant’anni addietro, di colui che ancora oggi, a molti anni dalla sua scomparsa è ritenuto il massimo esperto e conoscitore di Caravaggio, Roberto Longhi, impedisce una corretta lettura e frena la divulgazione della scoperta. La scienza resta impotente contro una ‘’Attribuzione Intoccabile’’ Tutti i maggiori storici studiosi di Caravaggio, provengono dalla scuola del Longhi, e nessuno, credo, avrebbe l’ardire di metterlo in discussione . Questa scoperta ha tutti i crismi di prospettare 'Un Caravaggio Scomodo'............. Alcuni meccanici, incuriositi, aprono il cofano di uno sconosciuto modello d’automobile, per visionarne il motore, ma con stupore si rendono conto che l’auto non ha ‘motore’. Il cofano è vuoto, e quindi...l’automobile non potrà mai camminare .Quei meccanici allontanandosi non vedranno di lì a poco l’auto, che ha in sé quattro piccoli motori, uno all’interno di ogni ruota, con una concezione totalmente differente, unica ed a loro sconosciuta … si sposterà come le altre auto. Quegli storici d’Arte che avevano visto il Dipinto raffigurante Davide, Golia con dentro la scena un incongruente ritratto di uno sconosciuto, non avrebbero mai potuto considerare come espressione d’Arte un Dipinto con tale impostazione. Una iconologia mai esistita … una iconografia irriverente nei confronti della rappresentazione biblica … una macchina senza motore, senza ‘quel’ motore da tutti conosciuto. Un Pittore, agli albori del 600, mentre il formalismo manierista impera, e la logica deve essere chiara e concreta, da esagitato, irriverente, maldestro, dissacratore, anticonformista, passionale forse degenere, si inventa una iconologia che non poteva e forse non doveva essere compresa … Dal buio del dipinto, il Merisi si ritrae spettatore e protagonista della tragedia, in quanto raffiguratosi con le sembianze del Golia decapitato e già devastato dalla rigidità cadaverica. Assiste inerme alla scena della sua morte come un fantasma, in una logica surreale (quattro secoli prima del surrealismo), e chiede a gesti, ormai rassegnato, la grazia che purtroppo non arriverà in tempo. Un messaggio talmente fuori dalle regole della logica, da non potersi interpretare. Un vero e proprio 'Codice Caravaggio'... Oggi, casualmente, per virtù di una fortunata intuizione il Dipinto è stato decriptato … Ma ancora adesso, dopo sei anni da questa scoperta dirompente, i meccanici cercano ancora il motore, mentre il Genio del grande Merisi vola sopra le menti delle certezze scontate, delle formule pregresse dell’Arte inscatolata. Il Genio non si può misurare con migliaia di pagine scritte, né con le regole espresse da chi si auto nomina esperto di colui che ancor oggi non si è riusciti a comprendere del tutto … : Michelangiolo Merisi detto ’’Caravaggio’’...
àààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààààà!
Solo per le menti caravaggine e senza colla riportiamo l'articolo di 'Marte News', scritto da un critico semi pazzo, adesso rinchiuso e già esiliato insieme alla sua cella, censurato tramite la Stampa inter Galattica degli Stati 'membri', senza alcun fallo. Dalla pagina della cultura del quotidiano 'Marte's Times': " Un probabile CARAVAGGIO da Milano a Brera, sarà esposto insieme al dipinto di suo fratello gemello, purtroppo mai nato, detto dalla critica caravaggio junior, e ritenuto a ragion veduta un probabile allievo fantasma forse milanese anch'esso, oriundo di Brera ma schizzato nel cervello dai colori di un caravaggismo esagitato. Il 'caravaggino', conosciuto come il nipote spurio del Merisi sembrava se stesso ma altri non sarebbe che il travestimento carnevalesco di Michelangelo ex di Caravaggio e adesso finalmente Milanese. Se il 'Codice Caravaggio' esprime un doppio autoritratto, di fatto il Pittore non trova più se stesso, da artista in esilio, e non si vede più in giro, e nemmeno si guarda allo specchio da tempo, perchè è morto già da quattro secoli. Resta nella Sua mente (putrefatta) il ricordo del cugino sdentato, figlio di zio Michè, ma il primo dei caravaggisti è sempre e soltanto Lui: 'Caravaggio' 'il Milanese', anche se non si dovrebbe dubitare, o dire o pensare... che alcuni tra i diversi Critici tronfino trionfanti ma non si vorrebbero imbufalire se la verità invero resta sempre quella che non si vorrebbe divulgare... Lui sà che è ancora e sempre sarà CARAVAGGIO, ma nato a Milano ... che ci poteva fare se sua madre era lì, di passaggio...e così la 'critica' spappolante non lo sfiora nemmeno e Lui ne è felice, anche sottoterra. Se è, e lo è... si sà che non sarà, ma se non è, forse lo sarebbe... Dal buio della tomba il pensiero edotto del Pittore immortale resta uno: Mondo Cane.
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La scienza, contro una attribuzione 'Intoccabile' |
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Brividi in Mostra alla Biennele di Palermo...Oltre quindicimila visitatori hanno avuto la opportunità di ammirare il Dipinto che viene da noi, dopo sei anni di ricerche, attribuito al grande Caravaggio.
Scetticismo ed incredulità, ammirazione e sgomento: come mai, ancora nessuno degli studiosi di gran calibro si fa avanti? E' forse impossibile ribaltare la vecchia (per noi errata) attribuzione del grande Roberto Longhi? Una attribuzione 'intoccabile' che collocava come opera napoletana di scuola caravaggesca questo Dipinto. Attribuzione che stride e cozza con tutti gli accertamenti ed esami ad oggi effettuati su questo 'Capolavoro'...Già diversi studiosi sussurrando...concordano sulla probabile ed esimia attribuzione.
Come non valutare che il Dipinto è stato eseguito nella stessa epoca in cui lavorava Caravaggio e quel ritratto in alto sembra proprio il suo autoritratto, e le mani, che indicano un messaggio inequivocabile...Ed ancora, decine di rilievi, tra i più avanzati, confermano e riconfermano le tecniche raffinatissime del Merisi...
Adesso attendiamo le analisi del Professore Salerno, che ha già prestato la sua raffinatissima e grandangolare conoscenza radiologica all'Arte, ed è già sceso in campo per eseguire rilievi radiografici su Antonello da Messina, su altri dipinti di Caravaggio , e presso la tomba di Federico II.
Le anticipazioni sono assolutamente entusiasmanti, troppe particolarità proprie del Merisi sotto vernice...
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'CARAVAGGIO' ... Maybe . |
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Il volto di Caravaggio..?
Un viso teso, stanco, indurito. Secondo la nostra tesi,nel Dipinto da noi indagato, due autoritratti raffigurano il pittore sia 'richiedente', che 'decapitato'.
Una gestualità esplicita: una mano aperta, nel richiedere di fermare la condanna a morte per "decapitazione", e l'altra mano con il pollice in alto, in segno di clemenza, di grazia e salvezza per la vita...
A chi il Merisi avrebbe potuto implorare la grazia, se non al Papa Paolo V ?
Il Papa; l'unico uomo che avrebbe potuto fermare la condanna per decapitazione che perseguitava il Merisi fuggiasco. Ed ancora...la Spettrografia Raman, eseguita presso i laboratori delle Universita' di Modena e Reggio Emilia, rivela un risultato a dir poco sconvolgente...il Davide, (che riteniamo la personificazione metaforica del Papa) e' stato dipinto nei vestiti esclusivamente in polvere di lapislazzuli. Un pigmento regale, piu' caro dell'oro, usato per committenze eccelse.
Forse dipingere le braghe in blu', con lapislazzuli, sarebbe stato anche plausibile, ma usare il preziosissimo pigmento azzurro forzatamente, sotto forma di 'sbiancante' per far 'risplendere' la camicia, fa riflettere:
perche', se non a voler conclamare il massimo rispetto nei confronti del Santo Padre Paolo V ?
Il Dipinto è stato eseguito nel primissimo '600, e sia pigmenti che tecnica, come il presunto messaggio,ed i ripensamenti,la pittura a risparmio,la mancanza di disegno preparatorio, il soggetto,oltre che la indiscutibile ed eccezionale qualità del Dipinto, realizzato con singolari, uniche ed irripetibili analogie rilevate sotto vernice sono, insieme, riscontri piu' che eccezionali.
Ma vi e' 'distrazione', lentezza,scetticismo,forse fastidio,nei confronti di questo Capolavoro irriverente...
Eppure un cumulo di indizi, sopra altri indizi, prima mugolano, poi bisbigliano ed infine confermano una attribuzione...
Un urlo soffocato,che forse arriva da molto lontano e pian piano si comincia finalmente a sentire: Michelangelo Merisi, il Caravaggio.
Giulio Torta
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A CORTONA dal 30 agosto al 14 sett. |
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A CORTONA ANTIQUARIA dal 30 agosto sino al 14 settembre:
Stipo in legno scuro, con basamento a consolle la cui parte superiore reca due cassetti segreti intarsiati in rame e madreperla . Il corpo superiore è finemente decorato da dodici vetri dipinti, dalle fantasiose raffigurazioni mitologiche. Questo interessante mobile (h. cm.190, lar.cm.106, prof. cm.45) riprende la tipologia del ‘monetario’, pur non avendo alcuna cassettiera, come i vetri dipinti farebbero supporre. La stuttura di questo stipo, in quercia placcata con legno ebanizzato, eseguita nel nord Europa, reca dodici raffinate pitture sotto vetro di provenienza partenopea, attribuibili alla cerchia di Luca Giordano.
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Collana Templare. |
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Il Museo virtuale su Federico II e il Medioevo www.federicoiiedintornimuseum.it dispone di una ricca ed in buona parte inedita selezione di reperti medievali, collegati alla Sicilia ed all'Italia meridionale. Una ventennale ricerca accorta principalmente rivolta verso acquisizioni da antiche Collezioni private siciliane e da mercati nazionali, ha potuto consentirci di riunire un 'Corpus' di indubbio interesse storico-documentale, in specie nel settore delle così dette arti 'minori', intendendo per minore ciò che è piccolo per 'volume', ma non per rarità e qualità.
Il settore che è stato maggiormente trascurato durante i secoli, è quello del 'gioiello' medievale, poichè si tratta per la maggior parte di gioielleria in rame o bronzo, laminata in argento ed oro.
La penuria dei nobili metalli, durante il Medioevo, ha costretto artisti ed artigiani gioiellieri, a realizzare piccoli capolavori, che non hanno avuto nei secoli interesse alcuno, in quanto eseguiti in metalli di nessun valore commerciale, anche se realizzati con una ancor più difficoltosa lavorazione, a causa della maggior durezza degli stessi.
Ecco una splendida collana Templare in rame con tracce di zecchinatura, interamente sbalzata a mano, con la raffigurazione della Croce intervallata da trafori a foggia di germogli, che costituiscono un'altra Croce gigliata (1280 circa) e scaramantici globetti di corallo e turchese.
Un oggetto sacro ed amuleto profano al tempo stesso, che rispecchia i canoni della assoluta essenzialità ed austerità dei Cavalieri Templari.
La Collezione del Museo Federico II e il Medioevo, dispone di una selezione estremamente rara di amuleti templari, con iscrizioni, motti, simbolismi esoterici.
Speriamo che il sogno di esporre questa Collezione inedita in una Sede permanente a Palermo, eventualmente anche itinerante, possa essere prima o poi realizzato.
Il Presidente della Ass.Cult.Terza Esperide di Palermo Giulio Torta
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Caravaggio su Marte 'un urlo nel silenzio' |
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Su Marte c'e l'acqua, una notizia sensazionale dell'ultim'ora, ma se ancora non vi è nessuna traccia dei "marziani", la NASA ha però scoperto questo dipinto poggiato su un cavalletto in titanio vicino la piattaforma di atterraggio. Un Dipinto che probabilmente dovrebbe accogliere i futuri turisti su Marte.
Somiglia ad un Caravaggio. L'epoca è la stessa ed anche il soggetto è tra quelli che Caravaggio eseguì in alcuni dipinti, senza disegno di base e con una decina di singolari particolarità rilevate sotto vernice ed accertate tramite radiografia, riflettografia e spectrografia raman, ma purtroppo sappiamo che Caravaggio non si recò su Marte.
Un mistero quindi circonda quest'Opera: se non è Caravaggio, chi è l'autore, e come si è permesso di andare a dipingere un Capolavoro su Marte? E le vernici, dove le avrà trovate? Gli scenziati restano perplessi...
Sarà quindi un Dipinto eseguito da un astronauta alieno o da un replicante di un mondo parallelo?
Si parla già di spionaggio turistico intergalattico.
Comunque nessuno degli esperti terrestri interpellati ha accettato di vedere il Dipinto, a causa della eccessiva distanza.
Dovremo quindi attendere qualche esperto di mondi alieni...
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Mascotte di Giò Ponti, per la Isotta Fraschini. |
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Mascotte di GIO PONTI:"IMMUNITAS" una inedita mascotte scaramantica in porcellana dipinta,del 1928.
La placchetta,raffigura un angelo che sventola il vessillo dell'Immunitas su una Isotta Fraschini 8A S Le Baron,del 1928,evitando scaramanticamente al possessore dell'auto gli incidenti con un passaggio a livello,con una bicicletta, con un cane,col cattivo tempo, ed evitando anche di essere fermati...dal vigile.
La mascotte,inserita entro un disco di rame con tre fori,era applicata sul radiatore di una...stupenda "Isotta Fraschini".
Grande fantasia e simpatia, in un oggetto inedito e "scaramantico".
Firma in basso, e sul retro lo stemma Richard Ginori 28=8.(diam.cm.7)
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8 16 Novembre Palermo Antiquaria 'Biennale' |
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Palermo Antiquaria diventa...BIENNALE. Quest’anno si terrà a Palermo dall’8 al 16 Novembre la sesta Mostra Mercato palermitana che diviene a diritto la Prima...Biennale del Capoluogo siciliano.In cantiere diverse novità che, con professionalità ed attenzione verso le modifiche del mercato, faranno acquisire all’evento culturale e mercantile,una valenza INTERNAZIONALE. Pittura dell’Ottocento siciliano,mobili viennesi,orologi del primo impero,avori ed argenti europei,pitture e sculture fiamminghe,cornici, specchiere,miniature su avorio,cassettoni e cassapanche dal '500 agli inizi del '900...Oggetti di rara fattura e collezionismo di tutti i tipi. Una selezione accurata, tramite la collaborazione di antiquari e mercanti professionisti da tutta la Sicilia e dall’Europa. Evento culturale atteso e di prestigio, nonchè riferimento oggettivo dei mercati d’Arte dell’isola, e dell’Italia meridionale. Organizzazione Ferla e Ferla,Antela e Terza Esperide,con la Consulenza di Giulio Torta. Collaterale di attualità, sul credito nelle varie epoche,La Mostra "Titoli di Cambio dal XVI al XX secolo" con rari documenti autografi di Ignazio e Vincenzo Florio, Sua Altezza Reale Carlo Ludovico Duca di Lucca ed i F.lli Rothschild. Ass.Culturale Terza Esperide ed Antela.
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Caravaggio e Guidoriccio... in cerca di Autore... |
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Il convegno tenutosi a Porto Ercole il 24 maggio 2008, nei suggestivi locali del "King",dal titolo"da Caravaggio a Simone Martini", ha nuovamente affrontato la scabrosa storia del Guidoriccio da Fogliano.
Da oltre vent'anni,lo studioso americano Gordon Moran, insieme al Professor Michael Mallory, portano avanti le prove di una errata paternità, del grande affresco da sempre attribuito a Simone Martini.Il Guidoriccio a cavallo rappresenta uno dei più importanti e famosi dipinti ad affresco conosciuti, ma databile un secolo dopo la morte di Simone.
Durante il convegno, lo studioso Gordon Moran, ha evidenziato le nuove prove che ribadiscono la tesi di una datazione posteriore di circa un secolo, rispetto all'Opera di Simone...Oltre sessanta motivazioni, di cui alcune assolutamente probatorie.
La scoperta di Giulio Torta, degli ormai famosi "Bozzetti Invisibili",raffiguranti il Guidoriccio, chiuderebbe il cerchio della Storia Infinita: sigle,motti,le misure prospettiche dei Bozzetti, ed infine la data ed una firma, portano a considerare una ultima e risolutoria conferma.
Francesco Domenico D'Andrea Ope mano sua 1442.
Proprio lo stesso artista fiorentino che dipinse, insieme a Cristofaro Ghini, guarda caso, anche l'affresco adiacente al Guidoriccio. La Battaglia di Poggio Imperiale ed il Guidoriccio sarebbero quindi opere quattrocentesche di uno stesso autore.
Altra spinosa vicenda, la scoperta del Dipinto Davide e Golia con "disputante".
L'ingegner Claudio Falcucci, della M.I.D.A. , ricerche diagnostiche su opere d'Arte,ha ampiamente evidenziato come tutti i riscontri tecnico-scientifici, dall'esame radiografico, riflettografico, ed ancora dalla Raman Spectroscopia, eseguita dalla Dottoressa Giulia Moscardi,della Università di Modena e Reggio Emilia della equipe del Professor Pietro Baraldi,siano "compatibili" con altre ricerche radiografiche effettuate su altri Dipinti di Caravaggio.
Pur non potendo,gli esami scientifici, prospettare una conferma assoluta, di fatto, si è evidenziato che l'epoca del Dipinto,così come i pigmenti e le bizzarrie di stesura sotto vernice siano risultati assolutamente "paralleli" ai caratteri di Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Molto interesse e commozione ha suscitato la presentazione dei documenti attestanti la morte di Caravaggio, presentati dallo scopritore, l'architetto Dr.Giuseppe La Fauci.
Infine,le argomentazioni esposte da Giulio Torta, sul Dipinto Davide e Golia con Disputante, hanno ribadito la unicità e la assoluta singolarità di una Opera d'Arte, che dovrà presto o tardi essere riconsiderata dalla critica internazionale,alla luce di esami e conferme che hanno tutti i crismi di rappresentare un reale "macigno attributivo".
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Caravaggio...il suo ritratto. |
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Il volto di Caravaggio...
Un viso teso,stanco, indurito. Secondo la nostra tesi,nel Dipinto indagato,sono due gli autoritratti che raffigurano il pittore sia richiedente, che decapitato.
Una gestualità esplicita, espressa con una mano aperta,per richiedere di fermare la condanna a morte per "decapitazione",e l'altra mano con il pollice in alto,in segno di grazia.
A chi il Merisi avrebbe potuto implorare la grazia,se non al Papa Paolo V,l'unico che lo avrebbe potuto graziare?
Gli accertamenti tecnico scientifici svelano sensazionali certezze.
Il Dipinto è stato eseguito nel primissimo '600. Pigmenti,tecnica, messaggio,ripensamenti,mancanza di disegno preparatorio,soggetto,oltre che la eccezionale qualità e le singolari, uniche ed irripetibili analogie confermano e riconfermano...
Ed ancora...la Spettrografia Raman, eseguita presso i laboratori delle Universita' di Modena e Reggio Emilia, rivela un risultato a dir poco sconvolgente...il Davide, (che riteniamo la personificazione metaforica del Papa) e' stato dipinto negli abiti esclusivamente in polvere di lapislazzuli. Un pigmento regale, piu' caro dell'oro, usato per committenze eccelse.
Dipingere le braghe blu'scuro in lapis, sarebbe stato anche logico, ma per la camicia bianca il pigmento in abbondandaza viene inserito forzatamente sotto forma di 'sbiancante'Perche' se non a conclamare il massimo rispetto nei confronti del Santo Padre Paolo V ?
Ma vi e' troppa 'distrazione' nei confronti di questo Capolavoro... Perchè? Misteri dell'Arte...
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Jan Cossiers: 'La lezione di liuto'. |
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"Lezione di Liuto"
attr.a Jan Cossiers.
(cm.105x75 circa)
Il Pittore nato ad Anversa, (1600/1671) fu allievo di Cornelis de Vos.
Cossiers, in questo dipinto, probabilmente eseguito durante il soggiorno romano del pittore nel 1626, percorre la strada detta alla "Manfrediana Methodus". Con questa scena,lezione di liuto,eseguirà, con varianti ed aggiunta di altri due personaggi,l'opera intitolata "Concert Party" eseguita in due versioni differenti(private Collezioni a Monaco, ed a Berlino).
Sono presenti Sue Opere nel Museo dell'Hermitage a Leningrado,nel Museo di Valencienne in Francia,nel Museo Nazionale di Stoccolma,nel Museo Bayerische St. di Monaco, nel Museo di Anversa, ed a Vienna presso la Akademie der Bildenden Kunste.
Giulio Torta
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Incorruttibile paesaggio 'svizzero' |
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Un grande dipinto di paesaggio montano.
Un dipinto non firmato,ma di notevole impatto suggestivo.
Uno di quei paesaggi dell'ottocento che trasferisce la serenità di vita dei nostri nonni, che pur essendo nella memoria di chi ricorda le atmosfere di quando era bambino,ci rende consapevoli che ormai quelle atmosfere distano anni luce dalla vita di oggi.Ecco il perchè di una abnorme rivalutazione dell'Ottocento.
Una sincera "nostalgia"...
Guardando questo paesaggio, scorgiamo in fondo dei carri,ed ancora,un pescatore sull'argine del fiume,e delle pecore,e buoi, che pascolano sparsi sui dirupi.Ed ancora case, tra i monti,ed ancora personaggi, nella vita di tutti i giorni.
Un paesaggio svizzero, che, (beati loro)...ancora esisterà in qualche angolo della incorruttibile Svizzera. 1870 circa.(cm120x80 circa)
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Francesco Lojacono 'fiorentino' |
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Francesco Lojacono,durante la Sua formazione pittorica, si reca a Firenze,nel 1864, e conosce i "macchiaioli" da cui acquisisce la brezza della Maremma...che porterà con sè,prima a Napoli,e poi ancora in Sicilia.
Un dipingere a "macchia", che non sarà mai uno stile da vero macchiaiolo,ma una marcia in più, nella Sua formazione di Grande Maestro dell'ottocento.
In questi anni,la particolare firma a "farfalla" che abbandonerà subito dopo la partenza da Firenze.
Olio su pergamena, raffigurante "Antico rudere in campagna"(Opera inedita-cm.33x48)
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Michele Catti... fotografo |
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Michele Catti,il pittore palermitano,tanto amato nella Sua città di origine, ci svela, tramite una recente acquisizione palermitana, una interessante parentesi della sua vita.
Tra il 1902 ed il 1903, lavorò per la preparazione di un catalogo di deliziosi acquarelli raffiguranti alcuni paesaggi e fiori presenti nel parco delle Madonie.
Lavori delicati e minuziosi eseguiti dal Pittore palermitano per un Istituto svizzero di Storia Naturale.
Una ulteriore dimostrazione che asserire di aver capito un pittore a fondo e di conoscere tutta la sua opera artistica,non può dirlo, forse,nemmeno il pittore a se stesso.
La manifestazione evolutiva di una mente che crea,che ricerca nell'Arte il superamento dei propri limiti,l'attimo di diversità che scaturisce,come una fiammella,ed accende la creazione dell'Opera.
Non c'è nulla di più presuntuoso e limitante in colui,critico o non,che asserisca con assiomatica arroganza:non è Opera sua...non ha mai dipinto...paesaggi montani, ritratti,nature morte, battaglie,ceramiche, ventagli,acquarelli ecc. ecc.Ne è prova questa ricerca nuova ed inedita su un Michele Catti,impensabile fotorafo,ed acquarellista floreale.
Gli attimi evolutivi di una personalità complessa come quella di un Artista inducono a riflettere. Michele Catti fotografo,in esplorazione di una tecnica non proprio sua,quindi a volte ingenuo,a volte acerbo,indagando su un territorio,quello della fotografia,dove lo scatto dovrebbe anticipare l'attimo,e non seguirlo, come in pittura.
Come fotografo,Catti oggi risulta "scontato",ma sempre impregnato dall'amore per la ricerca dell'immagine che possa aiutare la crescita dell'uomo Artista.
Michele Catti,forse l'unico pittore siciliano dal temperamento "Bohemienne" che si manifesta a volte, nella malinconia di una visione contrastata dei suoi paesaggi sotto la pioggia od in contrasto con le atmosfere delle sue marine romantiche,ed ancora,verso la fine della Sua vita,con pennellate veloci, materiche,da impressionista del sud,con tutto l'acceso colorismo del meridione.
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Michelangelo Merisi ... se la ride. |
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Una scena classica:Davide ha ucciso Golia.
Da un angolo buio dello sfondo,entra nel dipinto un uomo. Non è atterrito,ne preoccupato dall'accaduto, forse rassegnato. Vede in basso, su un drappo rosso la sua testa esanime. Come in un orrendo sogno, 'lui' e' morto decapitato, e non vi è altro da fare che constatare il proprio decesso, con rassegnazione...con dignità.
Con una gestualità tutta partenopea, incomprensibile in pittura, ecco sussurrare a Davide (il Pontefice) l'ultima speranza di grazia, e chiedere con le mani la salvezza.
Un estremo atto di clemenza.
La richiesta di grazia della vita.
Solo un Genio assoluto avrebbe potuto inventarsi un simile messaggio nel primo seicento.Un Artista eccelso, non del tutto compreso in vita,ed ancora incompreso oggi,dopo quattrocento anni dalla Sua morte. Ci proviamo noi,a comprenderLo,che cerchiamo ancora nella purezza della semplicità una interpretazione,purtroppo con la constatazione di una dimensione dell'Arte sempre più isolata,vilipesa, sfruttata,oggi come mai, espressione di una Società in disfacimento.
Un mondo senza alcuna regola ideale,ne alcun limite alla solitudine umana.
Una "Dis'Art" ci circonda, espressione di dis..perazione e dis..trazione, dis..facimento dis...gregazione e dis...impegno morale.
Ma per noi l'Arte non deve essere per forza capita...da tutti,perchè esprime il vero mistero della dimensione dell'incomprensibile.
Espressione del subconscio che ci lega al Divino, ed eleva l'Uomo in alto... molto in alto.
La più Sublime dimensione. Al di là del moderno mercato dell'arte,volutamente drogato,carezzato e creato delle elucubrazioni paranoiche e schizoidi, costruite ad hoc da alcuni critici auto "eletti",che spesso devono farci vedere in un mediocre pseudo "artista" tutto ciò che non può realmente vedersi perchè non c'è. Sempre più spesso l'uomo comune dipinge,scolpisce, crea quello che può,guidato dalle sue scomposte sensazioni... mediocri espressione del mondo marcio in cui viviamo,senza amore ne pazienza,ne energia o sensibilità.
La ricerca costante di una nuova invenzione già espressa da qualcun'altro, manifestata già e reinventata,che vorrebbe esprimere concetti che sono ormai un epitaffio.
L'uomo su Marte,che inventa la ruota...patetico.
L'Arte è morta già da alcuni decenni...e ne sentiamo l'olezzo putrido. Esperti d'arte e storici,che, sempre più spesso,scrivono su tutto e di tutto,e diventano così, per la "società", i ...massimi esperti di ciò di cui hanno scritto.
Quindi,trattati su "L'incidenza in Arte dei pennelli tratti dal pelo dell'orso bruno caucasico" o sugi "Effetti della fame, nelle Opere degli impressionisti digiuni". Trattati spremi cervelli, con ricerche di anni,ma che non hanno la benchè minima considerazione di ciò che sia l'incidenza in Arte della sensibilità, dell'apertura mentale,della fantasia e della modestia intellettuale.
Caravaggio osserva,un po' schifato,e se la ride...alla grande.
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Il Mistero dei Bozzetti...Invisibili. |
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Una morsa politico baronale, ormai troppo spesso avviluppa l’arte ad alti livelli Un impenetrabile Muro di Gomma che si erge insormontabile,quando gli interessi di potere,di prestigio economici e forse anche politico-occulti vengono messi in discussione. A quel punto anche la verità,comprovabile e chiara diventa opinabile. Per tutti parlano le teste di Modigliani. Cento studiosi schierati per una tesi o per l’altra,con determinazione e sicurezza,e spesso senza voler veramente conoscere la verità,per far valere soltanto la forza del prestigio e del potere personale. Ad un amico,al di fuori del settore dell’arte,che mi chiedeva come mai,avendo io cercato di divulgare la mia casuale scoperta che risolverebbe ed accerterebbe definitivamente una annosa controversia scabrosa e delicata,rispondevo che se oggi saltassero fuori le prove reali ed inconfutabili che La Gioconda non è opera di Leonardo da Vinci,ma di un suo allievo minore,nessuno potrebbe mai divulgarlo,o peggio, l’artefice della scoperta dovrebbe seriamente aver timore della propria incolumità. Eppure Guidoriccio è e resterà sempre un’opera carismatica, un simbolo reale e visibile di orgoglio senese. In ogni caso un’opera d’Arte,a prescindere dalla "Paternità".Non credo che cambiando l’Autore,un affresco quasi venerato,se risultasse databile al XV secolo e non al XIV,possa diventare in un attimo una crosta eseguita da un dilettante. Ma se non è il Guidoriccio famoso opera di Simone Martini,e non può esserlo,alla luce di troppi indizi e dubbi,divenuti oggi certezze,con la scoperta degli affreschi sottostanti,di eccezionale ed inusitata bellezza e qualità,perché non accertarsi se siano questi opera di Simone? Ciò di fatto raddoppierebbe il prestigio e l’interesse internazionale verso Siena e la sua storia. Ma questo probabilmente ancora non si vuole,per timore di provocare un terremoto. Che figura farebbero tanti,troppi grandi studiosi,storici dell’Arte e cattedratici. Anche se a discapito della cultura,della storia,della verità e dell’Arte. Quindi tutto deve restare così come si trova. Ma i politici come gli storici e gli studiosi dovrebbero rendere conto e ragione alla gente. Il delirio di onnipotenza di certi cattedratici luminari di scienza…non prevede l’umiltà. Esiste ancora chi non sbaglia mai. Eppure oggi siamo in un epoca in cui,con il web,in tempo reale le idee di una formica possono aprire frontiere e raggiungere obiettivi dapprima impensabili. Anche perché sono tante le formiche che pensano e capiscono. Mi sono chiesto se fosse corretto che io, siciliano d.o.c.,al di fuori di un mondo così orgogliosamente toscano e senese avessi diritto ad entrare in questa spinosa e pericolosa controversia. Ma forse non per "caso" dovevo trovarmi li in quel posto ed in quel frangente… Credo che un’opera d’Arte quando è tale,abbia con se un’anima immortale…parte delle energie che furono necessarie per la sua "creazione" gioiscono, soffrono,pulsano come per la vera opera di "Simone" per troppo tempo rimasta in ombra sotto vernice azzurra e sotto un cavaliere che ne usurpa meriti e gloria.
I FATTI:
Verso mezzanotte di una sera qualunque,mentre stavo per andare a letto,mi giunge una telefonata,che data l’ora sarebbe potuta sembrare strana o sconveniente.. Un nobile amico,personaggio estroso e singolare con voce trafelata,mi chiedeva di raggiungerlo a casa,poiché aveva fatto una scoperta a suo dire sensazionale. Conoscendo il personaggio, imprevedibile,ma al tempo stesso colto e credibile,mi rivestivo ed andavo presso la sua abitazione. Trovavo il “nobile amico” che,con un pentolone d’acqua in ebollizione,stava armeggiando con un grosso libro cercando di staccare col vapore qualcosa che era nascosta all’interno della coperta di pelle di capretto. Entro un’opera di più volumi in folio,qualcuno forse,per proteggerle da un probabile furto o sottrazione aveva nascosto una o più pergamene dipinte. Si intravedevano delle bandiere colorate ed un accampamento. Il nobile amico,personaggio estroso quanto bizzarro,mi proponeva un affare “al volo”. A scatola chiusa…senza sapere se e quante altre pergamene fossero ancora dentro le coperte di quei tre libri, in cambio di una notevole e consistente cifra avrei potuto acquistare da lui con i tre libri quella o quelle opere,già in parte visibili (dalle bandierine) e tutto il resto,se ve ne fosse. Più che un gioco,ed in quel momento o mai più. Una sfida. Prendevo il libro in mano,da dove fuoriusciva più di metà pergamena. La pergamena era molto antica,i colori ed alcune iscrizioni recavano uno stile quattrocentesco. I libri erano dei testi ecclesiastici del primo settecento. Già avevo acquistato dal nobile amico diversi oggetti e sempre di grande prestigio e provenienza. Il personaggio gravita tra le più antiche ed illustri famiglie nobili siciliane,e lui stesso è collezionista ed amatore d’arte,al tempo stesso burlone. Gli stringevo la mano ed accettavo. Avevo riconosciuto l’accampamento dell’affresco di Guidoriccio e trepidavo. Usciva fuori una splendida, malconcia pergamena e subito dopo un’altra ed un’altra ancora. Cinque fogli in tutto. Quanto basta per creare un terremoto. Le pergamene recavano linee di demarcazione e distanze con misure in scala,per effettuarne,con i rilievi finiti,gli “spolveri”. Di contro non avrebbe alcun senso copiare gli affreschi e scrivere in scala misure e distanze,se non per effettuarne poi la grande stesura d’affresco. Ancora più misteriosi e coinvolgenti sono i motti e le frasi iscritte in varie zone dei bozzetti. Feci visionare le pergamene ad alcuni esperti restauratori dei beni culturali,che mi garantirono l’originalità e l’importanza del ritrovamento,quindi recatomi a Roma con gli oggetti,li sottoposi ad uno studioso dei Musei Vaticani. Il professore,addetto alle ricerche presso il Vaticano nel settore manoscritti,mi spiegò che dalla continuità delle minuscole vergature parallele della pergamena si poteva risalire velocemente e con certezza all’epoca dell’oggetto. Lo studioso datò i bozzetti alla metà del XV secolo,e mi ribadì sia la corretta ed originale esecuzione delle iscrizioni,così come la coeva stesura dei disegni a tempera,ed il relativo supporto. Gli oggetti erano veri,originali,tardo medievali. Adesso ho cercato di divulgare la scoperta,ma tranne il Prof. Gordon Moran ed il Prof. re Mario Ascheri,che cortesemente hanno visionato gli oggetti,dandomi entrambi grande soddisfazione morale ed umana,non vedo che fastidio,diffidenza,timore e perplessità. Perplessità di cosa? Di scoprire che il Guidoriccio attuale è stato nel 1442 dipinto sopra la stupenda opera di Simone Martini,perché danneggiata e vilipesa da uno strato di azzurro e dai segni del "Mappamondo" oggi mancante. E così l’affresco fu ridipinto dai Maestri "Francesco e Domenico D’Andrea" (Francesco D’Andrea ha affrescato la Battaglia di Poggio Imperiale, accanto il Guidoriccio)perché era ancora troppo importante l’eco ed il prestigio di quel grande condottiero,che pur avendo in seguito tradito la città era stato perdonato e richiamato a Siena,dove,morendo,fu tumulato con grandi onori.
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Caravaggio...in portantina. |
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Portantina con "Mistero"
Portantina italiana della seconda metà del settecento in cuoio dipinto su lacca verde ed oro. Raffigurazioni di angeli in volo con mazzi di fiori. L'oggetto reca il blasone nobiliare di committenza sul verso. Eccezionale stato di conservazione e ...magia ... poichè lo Spirito di CARAVAGGIO,temporaneamente ospitato di mattina in questa Portantina,la sera continua a "Vagare" senza quiete sin quando non avrà resa giustizia...Si, Caravaggio vaga... e la Sua "energia", miscuglio di passione,Arte,fantasia e disperazione,pulsano ancora nelle Sue Opere,al di là del tempo,dello spazio e delle menti limitate.
Sì...ancora un "Mistero" su Caravaggio. Da un Dipinto già conosciuto,una intuizione fantastica conferma,esame dopo esame, una scioccante verità …Caravaggio che si ritrae in un doppio Autoritratto,per chiedere la grazia della vita al Papa o ad un nobile influente. Una "scoperta" che diffonde scompiglio. Proprio l’inverso di ciò che accadde per le "Teste di Modigliani". In quella occasione in tanti si affrettarono a riconoscere maldestramente come originali,delle divertenti copie eseguite per gioco da due giovani burloni. E adesso…?Come potrà mai essere accreditato un Dipinto già collocato come una buona opera di un caravaggista sconosciuto?Se questo Dipinto racchiude un Suo Mistero,l’evoluzione di questa storia non sarà da meno.Giulio Torta
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I Bozzetti (censurati) del Guidoriccio |
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Guidoriccio ed i Bozzetti Invisibili... Una morsa politico baronale, ormai troppo spesso avviluppa l’arte ad alti livelli Un impenetrabile Muro di Gomma che si erge insormontabile, quando gli interessi di potere,di prestigio economici e forse anche politico-occulti vengono messi in discussione. A quel punto anche la verità, comprovabile e chiara diventa opinabile. Per tutti parlano le teste di Modigliani. Cento studiosi schierati per una tesi o per l’altra, con determinazione e sicurezza, e spesso senza voler veramente conoscere la verità, per far valere soltanto la forza del prestigio e del potere personale. Ad un amico, al di fuori del settore dell’arte, che mi chiedeva come mai, avendo io cercato di divulgare la mia casuale scoperta che risolverebbe ed accerterebbe definitivamente una annosa controversia scabrosa e delicata, rispondevo che se oggi saltassero fuori le prove reali ed inconfutabili che La Gioconda non è opera di Leonardo da Vinci, ma di un suo allievo minore, nessuno potrebbe mai divulgarlo, o peggio, l’artefice della scoperta dovrebbe seriamente aver timore della propria incolumità. Eppure Guidoriccio è e resterà sempre un’opera carismatica, un simbolo reale e visibile di orgoglio senese. In ogni caso un’opera d’Arte,a prescindere dalla "Paternita".Non credo che cambiando l’Autore, un affresco quasi venerato, se risultasse databile al XV secolo e non al XIV,possa diventare in un attimo una crosta eseguita da un dilettante. Ma se non è il Guidoriccio famoso opera di Simone Martini, e non può esserlo, alla luce di troppi indizi e dubbi, divenuti oggi certezze, con la scoperta degli affreschi sottostanti, di eccezionale ed inusitata bellezza e qualità, perché non accertarsi se siano questi opera di Simone? Ciò di fatto raddoppierebbe il prestigio e l’interesse internazionale verso Siena e la sua storia. Ma questo probabilmente ancora non si vuole, per timore di provocare un terremoto. Che figura farebbero tanti, troppi grandi studiosi, storici dell’Arte e cattedratici. Anche se a discapito della cultura, della storia, della verità e dell’Arte. Quindi tutto deve restare così come si trova. Ma i politici come gli storici e gli studiosi dovrebbero rendere conto e ragione alla gente. Il delirio di onnipotenza di certi cattedratici luminari di scienza…non prevede l’umiltà; esiste ancora chi non sbaglia mai. Eppure oggi siamo in un epoca in cui, con il web, in tempo reale le idee di una formica possono aprire frontiere e raggiungere obiettivi dapprima impensabili. Anche perché sono tante le formiche che pensano e capiscono. Mi sono chiesto se fosse corretto che io, siciliano d.o.c., al di fuori di un mondo così orgogliosamente toscano e senese avessi diritto ad entrare in questa spinosa e pericolosa controversia. Ma forse non per "caso" dovevo trovarmi lì in quel posto ed in quel frangente… Credo che un’opera d’Arte quando è tale, abbia con se un’anima immortale…parte delle energie che furono necessarie per la sua "creazione" gioiscono, soffrono, pulsano come per la vera opera di "Simone" per troppo tempo rimasta in ombra sotto vernice azzurra e sotto un cavaliere che ne usurpa meriti e gloria. I FATTI: Verso mezzanotte di una sera qualunque, mentre stavo per andare a letto, mi giunge una telefonata, che data l’ora sarebbe potuta sembrare strana o sconveniente.. Un nobile amico, personaggio estroso e singolare con voce trafelata, mi chiedeva di raggiungerlo a casa, poiché aveva fatto una scoperta a suo dire sensazionale. Conoscendo il personaggio, imprevedibile, ma al tempo stesso colto e credibile, mi rivestivo ed andavo presso la sua abitazione. Trovavo il “nobile amico” che, con un pentolone d’acqua in ebollizione, stava armeggiando con un grosso libro cercando di staccare col vapore qualcosa che era nascosta all’interno della coperta di pelle di capretto. Entro un’opera di più volumi in folio, qualcuno forse, per proteggerle da un probabile furto o sottrazione aveva nascosto una o più pergamene dipinte. Si intravedevano delle bandiere colorate ed un accampamento. Il nobile amico, personaggio estroso quanto bizzarro, mi proponeva un affare “al volo”. A scatola chiusa…senza sapere se e quante altre pergamene fossero ancora dentro le coperte di quei tre libri, in cambio di una notevole e consistente cifra avrei potuto acquistare da lui con i tre libri quella o quelle opere, già in parte visibili (dalle bandierine) e tutto il resto, se ve ne fosse. Più che un gioco, ed in quel momento o mai più. Una sfida. Prendevo il libro in mano, da dove fuoriusciva più di metà pergamena. La pergamena era molto antica, i colori ed alcune iscrizioni recavano uno stile quattrocentesco. I libri erano dei testi ecclesiastici del primo settecento. Già avevo acquistato dal nobile amico diversi oggetti e sempre di grande prestigio e provenienza. Il personaggio gravita tra le più antiche ed illustri famiglie nobili siciliane, e lui stesso è collezionista ed amatore d’arte, al tempo stesso burlone. Gli stringevo la mano ed accettavo. Avevo riconosciuto l’accampamento dell’affresco di Guidoriccio e trepidavo. Usciva fuori una splendida, malconcia pergamena e subito dopo un’altra ed un’altra ancora. Cinque fogli in tutto. Quanto basta per creare un terremoto. Le pergamene recavano linee di demarcazione e distanze con misure in scala, per effettuarne, con i rilievi finiti, gli “spolveri”. Di contro non avrebbe alcun senso copiare gli affreschi e scrivere in scala misure e distanze, se non per effettuarne poi la grande stesura d’affresco. Ancora più misteriosi e coinvolgenti sono i motti e le frasi iscritte in varie zone dei bozzetti. Feci visionare le pergamene ad alcuni esperti restauratori dei beni culturali, che mi garantirono l’originalità e l’importanza del ritrovamento, quindi recatomi a Roma con gli oggetti, li sottoposi ad uno studioso dei Musei Vaticani. Il professore, addetto alle ricerche presso il Vaticano nel settore manoscritti, mi spiegò che dalla continuità delle minuscole vergature parallele della pergamena si poteva risalire velocemente e con certezza all’epoca dell’oggetto. Lo studioso datò i bozzetti alla metà del XV secolo, e mi ribadì sia la corretta ed originale esecuzione delle iscrizioni, così come la coeva stesura dei disegni a tempera, ed il relativo supporto. Gli oggetti erano veri, originali, tardo medievali. Adesso ho cercato di divulgare la scoperta, ma tranne il Prof. Gordon Moran ed il Prof. re Mario Ascheri, che cortesemente hanno visionato gli oggetti, dandomi entrambi grande soddisfazione morale ed umana, non vedo che fastidio, diffidenza, timore e perplessità. Perplessità di cosa? Di scoprire che il Guidoriccio attuale è stato nel 1442 dipinto sopra la stupenda opera di Simone Martini, perché danneggiata e vilipesa da uno strato di azzurro e dai segni del "Mappamondo" oggi mancante. E così l’affresco fu ridipinto dai Maestri "Francesco e Domenico D’Andrea" (Francesco D’Andrea ha affrescato la Battaglia di Poggio Imperiale, accanto il Guidoriccio) perché era ancora troppo importante l’eco ed il prestigio di quel grande condottiero, che pur avendo in seguito tradito la città era stato perdonato e richiamato a Siena, dove, morendo, fu tumulato con grandi onori.
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Un piatto Mediceo in argento del 1587... |
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Un eccezionale Piatto da parata 'Mediceo' in argento niellato e sbalzato. Questo Piatto può ritenersi uno dei più importanti oggetti rinascimentali italiani in argento, sopravvissuti alla antica consuetudine di fondere manufatti di peso per battere moneta. L'oggetto, in eccezionale stato di conservazione, è datato (1587), firmato dall'argentiere Cabriello Ciullo (documentato a Firenze nella fine del 500', operante con bottega su Ponte Vecchio) è corredato dalla expertise storica e tecnica del compianto Prof. GianGuido Sambonet,(Vercelli, 1923-Milano, 2001),studioso di argenti, consulente di musei e relatore di istituti universitari, ritenuto ancor oggi il massimo esperto di oreficeria italiana del rinascimento. Questo eccezionale oggetto, eseguito a sbalzo, niellato e datato 1587, risulta commemorativo del centocinquantenario della battaglia di Barga (1437) città nei pressi di Lucca. In quella occasione Francesco Sforza, Nicolò Piccinini, Lorenzo de Medici e Filippo Maria Visconti furono coinvolti insieme in una importante battaglia, dove per la prima volta nella storia, i milanesi furono battuti da veneziani e fiorentini. La firma e la data riportate su un masso in basso, rivela che l'oggetto fu eseguito da tale Gabriello Ciullo, artista orafo rinascimentale con bottega sul pontevecchio, già esecutore di altre opere per i Medici. I ritratti del Piccinini, di Francesco Sforza, Francesco de Medici e Filippo Maria Visconti, sono riportati alle estremità del piatto,incastonati con dentelli triangolari,e finemente lavorati a niello. Questo piatto rappresenterebbe un regalo dei Medici, probabilmente alla città di Venezia o al Doge nel 1587, per confermare, a distanza di centocinquant'anni, il saldo legame tra le due città. La tesa sbalzata, in puro stile rinascimentale a 'raffaellesche' è coerente alla data apposta (1587), mentre la scena della battaglia del 1437, contrasta(volutamente) per i costumi quattrocenteschi dei soldati. Una eccelsa raffinatezza esecutoria che lascia perplessi tutti gli 'pseudo esperti' di argenteria antica che potrebbero ritenere maldestramente l'oggetto 'eclettico'...
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Caravaggio e L'ORMA del GENIO |
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Il Volto della Modella di Caravaggio 'Fillide Melandroni' appare con stupore, dalla radiografia, proprio sotto la testa di quel 'disputante' che somiglia in modo esponenziale alle ultime raffigurazioni del Merisi, ormai accertate.
Opera di CARAVAGGIO il Dipinto 'DAVIDE e GOLIA' con 'Disputante?...' Un reale 'Mistero' dell'Arte viene da noi affrontato con costanza,determinazione e consapevolezza delle 'ENORMI' difficoltà a cui andiamo ed andremo incontro... Un'Opera che è (secondo noi) una 'bomba ad orologeria', ovvero un eccezionale Dipinto di CARAVAGGIO. Un vero Capolavoro eseguito nell'ultimissimo periodo della Sua tumultuosa vita. Proprio uno degli ultimissimi dipinti del Merisi, eseguito probabilmente a Palermo o Napoli, nel quale il Pittore, disperato, esce allo scoperto, ritraendosi per la prima volta nella storia della Pittura, dentro una 'immodificabile' scena biblica, per chiedere la grazia della vita. Le misure corrispondono esattamente al dipinto descritto dal Maestro scultore Annibale Durante in un documento del 1616, che ne eseguì la cornice appena sei anni dopo la morte del Maestro, descrivendone il soggetto, Davide e Golia, con ritratto del Maestro Caravaggio.(Detto Dipinto viene identificato da sempre con il 'Davide e Golia' della Galleria Borghese, anche se risulta di misura leggermente più grande). Il Dipinto, di privata collezione e di ubicazione ignota,era già conosciuto da una vecchia foto in bianco e nero conservata presso la Fondazione Longhi, e dallo stesso, collocato come di 'Scuola Caravaggesca', ma di sconosciuta attribuzione. Davide e Golia. Una iconografia blindata nella sua essenzialità, nel suo significato biblico,morale,storico... Guardando il dipinto, a primo impatto, sia uno Storico che un Esperto d'Arte non può pensare ad altro che una esecuzione banale, con un incomprensibile difetto di 'forma', una incongruenza tematica, una anacronistica e fastidiosa bizzarria...Nessuno avrebbe mai dipinto, durante la Controriforma, una scena classica con questo grossolano, incongruente personaggio alle spalle del giovane Davide. Ma la qualità dal dipinto è a dir poco...SCONVOLGENTE. Non una pecca, nè una caduta di qualità, benchè minima. L'epoca è, vedendo il dipinto da vicino, certamente del primissimo seicento, anzi, ancora cinquecentesca, sia nei modi che nella impostazione. Eppure il personaggio, entra nella 'storia' del quadro dal buio di un angolo, da fantasma, come se si sentisse un intruso...
Un messaggio Surrealista, tre secoli prima del surrealismo...Lui, gia decapitato, come in un sogno, si vede devastato dalla morte piu' cruenta...
Quell'uomo al buio, ricorda in modo esponenziale la fisionomia dell'ultimo Caravaggio, a noi pervenuta dagli 'autoritratti' conosciuti: occhi allucinati,viso scavato, stesso naso, bocca, barba. Sembrerebbe proprio LUI... che chiede qualcosa con le labbra dischiuse...la mano destra aperta vorrebbe fermare la condanna a morte per decapitazione, che lo perseguita da quattro anni, ovvero da quando ha ucciso, probabilmente per una disputa di gioco, tale Ranuccio Tomassoni. La mano sinistra, con il pollice in alto, come nella antica Roma Imperiale, esprime una esplicita richiesta di grazia. Ed il giovane Davide, che reca in mano la pietra(simbolo di Pietro, il primo Postefice?) in segno di forza e di potere... potrebbe raffigurare metaforicamente proprio il Papa Paolo V ? La testa di Golia sembra un secondo ritratto di Caravaggio... Il messaggio che esce così, dalla nostra deduzione... Nobile Signore, non farmi morire così, decapitato...''SALVAMI''...fammi grazia della vita. Nella sua semplicità, basterebbe questa interpretazione per confermare la PATERNITA' a CARAVAGGIO. Questa interpretazione sarebbe già una 'firma'. A rafforzare ulteriormente questa possibile 'intuizione', dalle radiografie emerge sotto la figura del ritratto in alto, la fisionomia della modella del Pittore, Fillide Melandroni, che era stata ritratta, forse per esser lei, giovane donna, la gentile intermediaria della richiesta di grazia(riflettendo, Fillide era 'improponibile' ad un Uomo di Chiesa, in quanto prostituta ed ancor più poichè suicidatasi nel tevere). Si intravedono con la radiografia le piccole mani disposte come quelle del nostro'personaggio', come a chiedere 'grazia'. Modifiche di questo spessore,secondo parte della Critica Internazionale(E.Arslal 1959, R.Wittkover 1958, M Kitson 1969 comproverebbero la autografia al grandissimo Merisi(da Michelangelo Merisi da Caravaggio a cura di Mina Gregori, Electa pag.32). Esistono altresì presupposti tecnici in conformità alle Opere del Merisi come i pigmenti, la disposizione del colore, la 'pittura a risparmio' che sappiamo essere l'ultimo modo di dipingere di Caravaggio. Ed ancora lo zig-zag di una piccola parte dello sfondo, estrosità che solo Caravaggio ha usato in alcuni dei suoi ultimi dipinti...Se confermati, I due auto-ritratti, dei quali quello in alto, estremamente veritiero e minuzioso, possono interpretarsi come due esplicite 'firme' del Maestro. Anche le 'campiture' a punta di pennello, legibili con la riflettografia, comprovano una tecnica di stesura estremamente particolare, se non unica. Adesso l'ultima scoperta...sensazionale. Grazie all'esame della spettrografia 'RAMAN', effettuato il 30 marzo 2007 dalla Dottoressa Giulia Moscardi della Equipe del Prof. Pietro Baraldi, presso le Università di Modena e Reggio Emilia, si sono identificati tutti i pigmenti del Dipinto. Dai risultati degli esami lo stupore è divenuto un ulteriore mistero...in quanto, solamente nella figura del Davide, si è riscontrata vernice composta da una gran quantità di cristalli di LAPISLAZZULI. Non solo nelle braghe bleu, come sarebbe stato anche possibile e logico, ma sotto forma di ossidante e sbiancante altresi' nella 'camicia' bianca.
Una curiosa e singolare bizzarria, quella di voler impreziosire nel Dipinto le vesti del'Davide' (per noi a conferma che il Pittore abbia voluto personificare metaforicamente il Papa Paolo V nel Davide, ovvero l'unico uomo che avrebbe potuto graziarlo). Si conosce da antichi repertori che, verso la fine della Sua vita,Caravaggio acquisì un ingente quantitativo di LAPISLAZZULI, ma non abbiamo conoscenza (ad oggi) in quale dipinto questo preziosissimo pigmento, sia stato adoperato... Parte della stampa ha timidamente affrontato l'ipotesi di 'paternità', ma dire che vi è scetticismo,cautela,timore,diffidenza,forse eccessiva 'distrazione' sarebbe...riduttivo. Ma ciò, forse, è anche giustificabile...Chi potrebbe ribaltare la antica ed intoccabile attribuzione del grande Roberto Longhi... Da mesi, uno Staff accreditato di giovani studiosi e storici dell'Arte, stà effettuando ricerche e comparazioni, che, ad oggi, risultano tutte a favore della tesi, e sono in corso ricerche filologiche di supporto, che sono in interessantissima evoluzione. Ma questo non è soltanto un Dipinto... ma una Bomba, un Terremoto, una Idea sconvolgente, fuori da tutti i canoni e le logiche della pittura di tutti i tempi. Caravaggio, e solo Lui avrebbe potuto inventarsi nel primissimo 600' un messaggio che lega disperazione,ansia,fantasia, novità,estro,energia,maestria,Arte vera e...studiando ancora, chi sà cosa altro. Il Direttore del Museo Medievale Virtuale di Palermo ''FEDERICO II'' www.federicoiiedintornimuseum.it Giulio Torta.
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Ventola Arabo Normanna |
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Da un progetto della "Associazione Culturale Terza Esperide"di Palermo,che lavora da otto anni per la ricerca di reperti storici collegati o collegabili al periodo così detto "federiciano" è nato il Museo Virtuale "Federico II e Dintorni".
Chiaramente un periodo così circoscritto e specifico non può essere concepito senza collegamenti alle epoche antecedenti e posteriori. Dai primi insediamenti arabi,oggetti di forte matrice islamica quali gettoni vitrei del IX –XIII secolo,maioliche bronzi e marmi con iscrizioni cufiche o amuleti plumbei con versetti del Corano.
Ed ancora fibule normanne,pergamene,avori,argenti e gioielli,tessuti,sigilli e manufatti sia di uso comune che di nobile committenza. Più di duecento reperti sia curiosi che di rarità assoluta. Il Museo,si spera presto fruibile al pubblico,stupirà il visitatore per la varietà e lo spessore dei reperti esposti mostrando tasselli di un’Arte islamica radicata nel nostro territorio per più di tre secoli e gli intrecci con l’Arte Bizantina Siriana,Egizia,Normanna e Sveva,focalizzando l’interesse sul periodo storico della prima metà del XIII secolo e sulla mitica figura dello "Stupormundi" andando quindi ancora avanti,sino a lambire l’epoca Aragonese.
Un oggetto del Museo Virtuale è stato esposto a Catania in occasione della grande Mostra di antiquariato "Catania Antiqua" presso le "Ciminiere" dal 15 al 18 aprile. Una ventola arabo-normanna in avorio oro e paste vitree,proveniente da collezione catanese,ci mostra in modo inequivocabile il collegamento tra manufatti egizi e le maestranze arabe insediate in Sicilia tra i secoli IX – XIII.
Forse nulla come gli oggetti,riesce a trasferire visivamente il fascino di un’epoca di cui si è quasi persa la memoria storica,ma che,di fatto ha segnato profondamente le radici della Sicilia. www.federicoiiedintornimuseum.it
(quest'articolo è stato pubblicato nel mese di Giugno su Siciliaonline).
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